di Luciano Cifaldi (segretario della Cisl Medici Lazio) e Benedetto Magliozzi (segretario della Cisl Medici di Roma Capitale/Rieti)
In data 11 aprile la Cisl Medici Lazio, insieme ad altre organizzazioni sindacali, firmava con la Regione un accordo che stanziava risorse per remunerare l’eccezionale attività e le particolari ed eccezionali condizioni in cui sono stati chiamati ad operare i lavoratori del Servizio Sanitario Regionale impegnati nell’emergenza Covid.
Lo abbiamo sottoscritto perché lo abbiamo ritenuto un primo ed importante passo per compensare le condizioni di particolare disagio e l’intensità dell’impegno professionale degli operatori».
Un accordo sicuramente migliorabile e per questo, nei giorni successivi, come Cisl Medici abbiamo continuato a chiedere, dapprima in solitudine, di inserire nell’accordo le discipline e le professionalità inizialmente non ricomprese tra le quali i farmacisti ed i medici potenzialmente venuti a contatto con malati Covid nei reparti dove prestano servizio o attività di consulenza».
Evidentemente l’insistenza della Cisl Medici, evidenziata a più riprese dai media e ben dettagliata dalla documentazione rinvenibile nella nostra pagina facebook, deve avere convinto anche altri della bontà della nostra iniziativa al punto che il 25 aprile, con un ulteriore comunicato stampa, abbiamo evidenziato come proprio in quelle ore si stava allargando nella dirigenza la platea di quanti iniziavano a chiedere alla Regione Lazio di ricomprendere nell’emolumento tutti i profili professionali operanti nelle strutture di sia intervento diretto che in quelle di supporto per avere una ripartizione più equa delle somme stanziate con l’interessamento di più discipline.
Ad oggi 3 agosto 2020 non abbiamo sottoscritto nessun ulteriore nuovo accordo regionale sulla ripartizione delle somme stanziate ai sensi dell’art. 1 c. 1 del D.L. 18/2020 convertito con L. 24 aprile 2020, n. 27
L’accordo secondo la Cisl Medici deve riconoscere, a tutto il Personale dirigente delle Aziende ed Enti del SSR, un trattamento economico aggiuntivo in considerazione sia del grado di professionalità e di competenza dimostrato, sia delle condizioni di rischio e disagio in cui hanno reso la prestazione lavorativa presso la struttura sanitaria di appartenenza.
Pertanto una quota delle risorse disponibili dovrà essere destinata a riconoscere il disagio e l’impegno di tutto il personale dirigente dipendente del SSR per il lavoro prestato dal 10 marzo al 30 aprile, in forma di trattamento accessorio straordinario riferito all’emergenza COVID-19.
Chiediamo dunque che la Regione Lazio ripartisca tra le Aziende e gli Enti del SSR le somme come quantificate dall’allegato A del citato DL 18/2020, in base al numero dei dirigenti dipendenti (tempo determinato e indeterminato) presenti alla data del 30 aprile e dell’impegno nella rete COVID ospedaliera e territoriale;
La Cisl Medici chiede che tutti i lavoratori delle Aziende e degli Enti del SSR pubblico, non rientranti nella platea ricompresa dalle aziende nelle fasce A e B dell’accordo dell’11 aprile 2020, abbiano un riconoscimento-premio COVID-19 di almeno € 300,00, che spetta per intero se il lavoratore è stato presente in servizio per almeno 20 giorni nel periodo dal 10 marzo al 30 aprile 2020. I dipendenti che sono stati presenti in servizio nello stesso periodo per meno di 20 giorni percepiranno il premio in misura proporzionale ai giorni di presenza.
Una ipotesi di accordo che andrebbe a premiare il buon senso e la capacità da parte delle Organizzazioni Sindacali e dell’Assessorato alla Sanità della Regione Lazio di trovare congiuntamente una soddisfacente soluzione nell’interesse dei lavoratori e del Servizio Sanitario Regionale.
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