«Agli ambulatori – sottolinea la responsabile Sanità del Lazio per il Carroccio – sarebbe affiancata una struttura diagnostica di base, tale da consentirne l’autonomia operativa e, ad esempio, in ambito di triage, con la possibilità di modificare il codice assegnato nei casi che lo richiedano»
«Si chiama Usmeg, Unità di supporto di medicina generale ed è una delle proposte emerse dal tavolo di discussione che la Lega ha istituito in Consiglio regionale del Lazio, per affrontare tutte quelle emergenze nel settore sanità che creano profondi disagi ai cittadini-pazienti, come la cronaca di questi giorni ha ampiamente documentato a proposito del Policlinico di Tor Vergata, dell’Umberto I e di altre aziende ospedaliere». È la proposta che lancia la responsabile Sanità per la Lega nel Lazio, Luisa Regimenti.
«L’obiettivo del progetto, avanzato dal dottor Stefano D’Angelo, nell’ambito dei lavori del tavolo regionale, è quello di offrire una valida soluzione al problema del sovraffollamento dei pronto soccorso negli ospedali laziali – prosegue Regimenti – e insieme ai consiglieri Tripodi, Corrotti e Giannini cercheremo di rendere operativa questa iniziativa, a dimostrazione che da parte nostra non ci sono soltanto sterili critiche sui disservizi del sistema sanitario del Lazio, ma anche proposte concrete per risolverli».
«In sintesi – spiega Regimenti – il decongestionamento può avvenire attraverso l’attività di figure professionali in grado di limitare gli accessi impropri ai pronto soccorso, con l’ausilio di ambulatori medici attigui, o comunque non troppo distanti, che possano essere gestiti in autonomia da medici di medicina generale su base volontaria, prevedendo turni di 6 ore a copertura complessiva di almeno 12 ore – dalle ore 8 del mattino alle ore 20 della sera -eventualmente estendibili in tutto l’arco della giornata».
«Agli ambulatori sarebbe affiancata una struttura diagnostica di base, tale da consentirne l’autonomia operativa e, ad esempio, in ambito di triage, con la possibilità di modificare il codice assegnato nei casi che lo richiedano per poter far confluire nuovamente in sede di pronto soccorso quando l’evidenza clinica-strumentale ne accerta la necessità».
«Un’area radiologica e laboratoristica indipendente – conclude Regimenti – permetterebbe poi di compiere un inquadramento valutativo ottimale del paziente, grazie a una lavoro sinergico tra medici di Medicina generale e medici responsabili della struttura diagnostica di affiancamento».