del Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica
«La FNOPO esprime la propria solidarietà alla donna spagnola che è stata costretta ad andare in ospedale per partorire, nonostante avesse già deciso di dare alla luce il proprio bambino in casa», scrivono in una nota le componenti del Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica.
La vicenda risale al mese di aprile. Da quanto riportano le cronache e le denunce di diversi movimenti per i diritti umani e una campagna di solidarietà e sottoscrizione, la donna, pur avendo già stabilito le modalità del proprio parto con una ostetrica libera professionista, si era recata in ospedale per un monitoraggio gratuito avendo aveva superato la 42 settimana. Alla prospettiva di un cesareo, sebbene non vi fosse alcun rischio né per lei né per il nascituro, si era allontanata col marito per parlarne. Tornata indietro per comunicare la sua decisione aveva trovato chiuso l’accesso, quindi era tornata a casa. Poche ore dopo, però, nella sua abitazione sono arrivati la polizia e un tutore legale, ed è stata costretta ad andare in ospedale, dove è stata accompagnata in un’area dedicata. A causa dello stress, però, la donna non riusciva a entrare in travaglio e si è pertanto dovuto procedere con un taglio cesareo.
«Quanto accaduto in Spagna rappresenta una violenza inaudita sulle donne, sul loro corpo e al loro diritto ad autodeterminarsi – continuano le rappresentanti nazionali della Professione ostetrica -. Sono fatti che allarmano e preoccupano perché provengono da un Paese che non è certamente annoverabile tra quelli in cui vi è una violazione sistematica dei diritti umani. Nel caso denunciato, la signora in gravidanza e costretta a far ritorno in ospedale per il parto si era affidata a una professionista ostetrica che l’avrebbe seguita assistendo il parto presso il proprio domicilio, secondo procedure di sicurezza, avendo l’Ostetrica una formazione adeguata in grado di individuare una deviazione dalla fisiologia alla patologia e indirizzare la donna per il travaglio e il parto in una struttura ospedaliera adeguata. È inaccettabile che sul corpo di una donna, sulle sue scelte in merito alla propria gravidanza possa prevalere la forza di una legge dello Stato. Le leggi devono essere a garanzia sì della salute dei cittadini e delle cittadine, ma non possono prevaricare il loro diritto di scelta di cura. Occorre mettere a disposizioni la miglior presa in carico e assistenza possibili, informare sulla sicurezza medica e la scientificità delle procedure ma non si può decidere al posto di adulti nel pieno possesso delle loro facoltà.
Purtroppo, negli ultimi tempi, si assiste a livello internazionale a un tentativo di ritorno al passato sui diritti acquisiti dalle donne. Le ostetriche saranno insieme alle donne per la difesa dei loro diritti e la loro dignità», concludono le componenti del Comitato centrale FNOPO.