«Abbiamo offerto al Ministro la possibilità di essere ulteriormente trasparenti. La questione prospettata nasce dal ruolo di vigilanza, giudizio e controllo sugli accreditamenti delle scuole di specializzazione ricoperto dall’Osservatorio» sottolinea IL deputato e medico del M5S Manuel Tuzi
«Stamattina, il Ministero dell’università e della ricerca, nella persona del Sottosegretario Dott. Giuseppe De Cristofaro, ha risposto alla mia interrogazione per conoscere le ragioni per cui si fosse preferito istituire una Commissione di esperti alla nomina, attesa da oltre un anno, dei nuovi membri dell’Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica, posto che le funzioni affidate alla stessa sono le medesime proprie dell’Osservatorio» spiega il Portavoce del M5S Manuel Tuzi. «Abbiamo offerto al Ministro la possibilità di essere ulteriormente trasparenti. La questione prospettata nasce dal ruolo di vigilanza, giudizio e controllo sugli accreditamenti delle scuole di specializzazione ricoperto dall’Osservatorio, e dalla mia forte preoccupazione di trovarsi di fronte una Commissione con il delicatissimo e gravoso compito di analizzare la situazione delle scuole illegali, su cui nei precedenti anni vi sono stati numerosi scandali», segnala il Deputato.
A riguardo, il Sottosegretario ha rappresentato che, nell’attuale contesto emergenziale, il Ministero ha optato per la nomina della Commissione in un’ottica di economia procedurale, ribadendo che la natura della stessa resta contingentata e transitoria; in riferimento alla questione dell’accreditamento delle scuole, lo stesso ha assicurato che la problematica è all’attenzione di chi di dovere e che è interesse precipuo del Ministro procedere alla ricostituzione dell’Osservatorio quanto prima.
In riscontro, il Parlamentare ha sottolineato il ruolo decisivo che gioca l’Osservatorio: «Dobbiamo ricordarci che 41 scuole di specializzazione sono state accreditate illegalmente. Di queste, cinque atenei non avevano il Pronto soccorso in loco; secondo i dati reperiti, del 2018, su 1.358 scuole di specializzazione sarebbe da chiuderne 1 su 4 stante l’assenza dei requisiti minimi necessari per essere in regola per ben 386 scuole di specializzazione. Ancora, nel 2019, dopo l’inchiesta della giornalista Milena Gabanelli, oltre 116 scuole non sono state accreditate e altre 100 sono state accreditate provvisoriamente» osserva il Deputato che, tra l’altro, ha segnalato come i dati di accreditamento non siano pubblici, con nocumento in termini di trasparenza, soprattutto per il medico che deve iscriversi alla scuola e che corre il rischio di trovarsi poi bloccato in una scuola che non lo forma e che al contempo non gli consente di andar via, restandovi praticamente ostaggio. Il Deputato ha inoltre rilevato la mancanza di legittimazione della Commissione, in quanto non rappresentativa delle maggiori associazioni di categoria, ribadendo l’urgenza della ricostituzione dell’Osservatorio.
Da ultimo, il Portavoce del M5S ha rappresentato come la problematica sollevata spinga a tre ordini di riflessioni: la prima, riguardante la formazione dei nostri ragazzi, la seconda, la salute di tutti noi, e la terza, quella economica. «I dati sconcertanti pongono il dubbio se la formazione specialistica possa ritenersi adeguata: i nostri ragazzi, come possono essere davvero preparati se non sono messi nelle condizioni di esserlo a causa delle gravi mancanze delle scuole? Il secondo problema che si prospetta è per tutti noi: se gli specializzandi non sono stati messi nelle condizioni di “imparare”, noi possiamo sentirci sicuri nell’esservi affidati? Infine, la questione economica che governa l’accreditamento delle scuole di specializzazione: occasione di prestigio per i professori e forza lavoro a basso costo per gli ospedali. Per queste ragioni, serve necessariamente più trasparenza: serve una riforma strutturale delle scuole, degli accreditamenti per migliorare la qualità della formazione. Serve un nuovo contratto di formazione, con più diritti e tutele, serve un decreto urgente per dare delle risposte alle associazioni di categoria che non sono solo quelle presenti nell’Osservatorio e alle migliaia di specializzandi che sono là fuori», conclude Tuzi.