Contributi e Opinioni 4 Settembre 2020 10:00

Specializzazioni, le proposte della Simedet per risolvere l’imbuto formativo e la carenza di medici

Aumentare i posti nelle scuole di specializzazioni e trasformare il contratto di formazione specialistica in un vero contratto di formazione-lavoro. Sono le due proposte che la Simedet, Società Italiana di Medicina Diagnostica e Terapeutica presieduta da Fernando Capuano, ha avanzato per fermare la carenza di medici specialisti in Italia e la fuga di cervelli che […]

Aumentare i posti nelle scuole di specializzazioni e trasformare il contratto di formazione specialistica in un vero contratto di formazione-lavoro. Sono le due proposte che la Simedet, Società Italiana di Medicina Diagnostica e Terapeutica presieduta da Fernando Capuano, ha avanzato per fermare la carenza di medici specialisti in Italia e la fuga di cervelli che coinvolge direttamente tanti neolaureati in medicina.

La SIMEDET Società Italiana di Medicina Diagnostica e Terapeutica – si legge nella nota -vuole ancora una volta sottolineare la necessità di modifiche strutturali per ottenere un maggior numero di medici specialisti a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale. In questi mesi è emerso in maniera drammatica come tale carenza sia uno dei punti deboli della nostra, seppur eccellente, Sanità.

In Italia allo stato attuale non mancano i laureati in medicina, mancano gli specialisti. La capacità di formazione specialistica post-lauream è inferiore sia rispetto al numero dei laureati in Medicina sia rispetto al reale fabbisogno dei medici specialisti.Questo rappresenta una vera emergenza nazionale con un rischio reale di un regresso qualitativo della sanità pubblica.

Da oggi al 2025 mancheranno all’appello più di 15mila medici specialisti ma allo stesso tempo circa 6mila medici laureati ogni anno non hanno la possibilità di proseguire nel percorso post-laurea, in base anche alle proprie inclinazioni (molti abbandonano una scuola di specializzazione non desiderata e tentano più volte il concorso) e non troveranno alcuno sbocco professionale.

Ogni anno più di 1500 laureati in Medicina decidono di emigrare verso altri paesi europei dove hanno la possibilità di specializzarsi e quasi sempre da tali paesi non tornano, dal momento che là ricevono offerte di impiego più numerose e più vantaggiose.

In altri termini il Sistema Italia investe, utilizzando fondi importanti ( circa 225 milioni di euro), per formare e laureare un grande numero di medici che poi non sono utilizzati dal nostro SSN. L’Italia così prima li fa laureare e poi li lascia andare.

Peraltro aprire gli accessi alla facoltà di Medicina non farebbe che aumentare il numero dei medici che non riescono ad accedere alla formazione post-laurea e che rimangono prigionieri nel cosiddetto imbuto formativo, dato che al momento solo la metà circa dei laureati riesce a diventare un medico specialista.

In tale limbo, sospeso tra laurea e specializzazione, un medico può solo scegliere se lavorare sottopagato ed in precarie condizioni di sicurezza nelle guardie mediche o ancora peggio di lavorare negli ospedali dove si è assunti con contratti atipici, che non tutelano i diritti nonostante il carico di lavoro e di responsabilità sia praticamente come quello di uno specialista.

Il risultato? Lo stiamo vedendo in queste drammatiche ore.  Come si potrebbe risolvere questa situazione?

A         Prima proposta

Aumentando le scuole di specializzazione ed i posti disponibili attraverso:

  • Aumento del numero delle borse di specializzazione universitarie;
  • Ampliazione della formazione negli ospedali non universitari del territorio, istituendo un canale di formazione specialistica alternativo al classico percorso di specializzazione, ma perfettamente equipollente ad esso, da esercitarsi presso le strutture del SSN (Aziende ospedaliere, IRCCS, presidi ospedalieri ecc.) non universitarie, con contratti di formazione-lavoro per coloro che non hanno vinto il concorso nazionale;

B         Seconda proposta

Rendendo lo specializzando un professionista a tutti gli effetti, ma in continua formazione, attraverso:

  • Aggiornarnamento del contratto di formazione specialistica, elevandolo a vero e proprio contratto di formazione-lavoro e quindi istituendo un unico canale formativo omogeneo, dinamico e flessibile, che andrebbe a sostituire sia le borse di specializzazione nazionali che le borse aggiuntive regionali.
  • Eliminazione del concorso nazionale che si basa su un asettico test e l’istituzione di un metodo di valutazione basato su colloquio, curriculum, attitudini personali con assunzione piena di responsabilità da parte di chi assume.
  • Formazione continua dei medici che sarebbero guidati e supervisionati costantemente, ma inseriti in un contesto lavorativo più ampio, sfruttando tutte le strutture del SSN.

L’Italia è l’unico paese europeo nel quale l’Università ha il monopolio della formazione medico specialistica.

Il giudizio della qualità formativa universitaria, a detta degli stessi specializzandi, è spesso insufficiente ed inferiore quando confrontata con quella delle strutture del SSN. Ciononostante l’Università potrebbe continuare a offrire la formazione teorica agli specializzandi, che verrebbero inquadrati contrattualmente sin da subito come lavoratori, con contratto di lavoro a tempo determinato a scopo formativo, e parteciperebbe al controllo della qualità del percorso.

Mettendo in pratica una di queste due proposte, già attuate in molti paesi europei, OGNI MEDICO dopo la laurea potrebbe continuare il proprio percorso di formazione specialistica, seguendo anche la propria vocazione e la propria indole.

I risultati?

  • Ad ogni paziente verrebbe garantita la miglior cura possibile da parte di personale estremamente qualificato e competente;
  • Si eviterebbe il burnout da eccessivo carico di lavoro dei medici già in servizio;
  • Il lavoro di ogni medico sarebbe più gratificante e, dunque, meglio svolto;
  • In caso di emergenze, come quella odierna del Covid-19, non ci sarebbe bisogno di ricorrere a misure straordinarie di assunzione che portano a dotarsi di personale sanitario non adeguatamente preparato e completamente allo sbaraglio. Ciò, fra l’altro, sarebbe anche meno dispendioso per le casse dello Stato.
  • La salute di tutti noi sarebbe adeguatamente tutelata.

 

Non deve essere l’emergenza a garantire la Sanità pubblica, ma una corretta e giusta pianificazione

Articoli correlati
Giornata mondiale contro l’AIDS, Simedet: «Mantenere alta l’attenzione soprattutto tra i più giovani»
«Il 1 dicembre di ogni anno si ricorda la Giornata Mondiale Contro l’AIDS, un appuntamento fondamentale per la medicina e la società». Così la Simedet, Società Italiana di Medicina Diagnostica e Terapeutica in una nota. «L’obiettivo fondamentale di questa giornata mondiale, istituita per la prima volta nel 1988, è la continua sensibilizzazione nei confronti di […]
IV Conferenza sulla Fragilità, dal Forum di Arezzo la richiesta di un tavolo interministeriale per una reale integrazione tra sociale e sanitario
Nel corso dell'evento, organizzato da Simedet e FNO TSRM e PSTRP, si è parlato di accesso alle cure, disabilità, di dolore e di cure palliative, di Dat e fine vita, di pazienti oncologici e pazienti pediatrici, di caregivers, di ausili. Per l'avvocato Laila Perciballi, uno degli organizzatori, «il tema della rinunce alle cure, aumentato con il caro energia e l'inflazione, è drammatico ed è una delle priorità da affrontare»
“Sfide per il futuro: la gestione degli eventi biologici”, convegno Simedet-First Aid sulle strategie per le pandemie
Tra gli ospiti del convegno che si svolgerà a Roma il 15 novembre l'epidemiologo Massimo Ciccozzi e il Professore Emerito della Sapienza Gaetano Maria Fara
“Sfide per il futuro: la gestione degli eventi biologici”, Simedet e First Aid One a convegno sulle strategie di contrasto alle pandemie
First Aid One Italia Cooperativa sociale e la SIMEDET hanno promosso per il giorno 15 novembre presso il Vicariato di Roma – Casa Bonus Pastor un convegno nazionale dal titolo “Sfide per il futuro: la gestione degli eventi biologici”, che affronterà gli aspetti clinici e le strategie organizzative delle principali epidemie e pandemie, con una particolare […]
“La sanità digitale come strumento di prevenzione del rischio clinico”: esperti a confronto al Santo Spirito
Nel convegno promosso dall'Asl Roma 1 si parlerà di e-health e di tutte le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) necessarie per far funzionare il sistema sanitario in sicurezza e qualità, riducendo i rischi collegati ai processi sempre più complessi ed interprofessionali.
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Alzheimer, Spadin (Aima): “Devasta l’economia della famiglia, la sfera psicologica e le relazioni di paziente e caregiver”

La Presidente Aima: “Due molecole innovative e capaci di modificare la progressione della malattia di Alzheimer sono state approvate in diversi Paesi, ma non in Europa. Rischiamo di far diventar...
Salute

Disturbi alimentari, ne soffrono più di tre milioni di italiani. Sipa: “Centri di cura pochi e mal distribuiti”

Balestrieri (Sipa): "Si tratta di disturbi che presentano caratteristiche legate certamente alla sfera psicologica-psichiatrica, ma hanno anche un’importante componente fisica e nutrizionale che...
Prevenzione

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

L'epidemiologo a Sanità Informazione: "Vaccinarsi contro influenza e Covid-19 nella stessa seduta: non ci sono controindicazioni, solo vantaggi"