Secondo la vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera «l’emergenza Covid ci ha mostrato l’importanza di avere omogeneità nella distribuzione delle risorse e nella gestione delle singole regioni. Il governo deve lavorare in questo senso per colmare differenze che non sono in alcun modo tollerabili»
«Negli ultimi dieci anni la spesa sanitaria pro capite in Lombardia è passata da 2339 a 2529 euro mentre in Campania si è ridotta da 1768 a 1583 euro. Analizzando i dati regione per regione abbiamo ancora una volta la conferma che al Nord il trend è in continua crescita con una spesa media di 2300 euro mentre al Sud si assiste al fenomeno inverso con una media di 1600 euro per cittadino. In pratica la forbice tra le due aree del Paese continua a dilatarsi. Le variazioni più rilevanti in positivo riguardano Lombardia (+190 euro), Friuli (+460), Liguria (+156) e Molise (+1027). Il segno meno caratterizza la spesa in Campania (-184 euro), Sardegna (-138) Toscana (-124), Sicilia (-85) mentre nelle regioni del Mezzogiorno resta invariata Calabria (+23), Basilicata (+22) e Puglia (+20). È allora evidente che serve un’inversione di tendenza immediata, a partire dalla previsione di nuovi criteri per il riparto della spesa sanitaria, se vogliamo raggiungere l’obiettivo di una sanità equa ed efficiente in tutto il territorio nazionale. L’emergenza Covid ci ha mostrato l’importanza di avere omogeneità nella distribuzione delle risorse e nella gestione delle singole regioni. Il governo deve lavorare in questo senso per colmare differenze che non sono in alcun modo tollerabili». Questo il commento di Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, al focus sulla Sanità in Italia pubblicato da Il Mattino.
«Anche per ciò che riguarda i numeri del personale medico in attività – prosegue la deputata di Italia Viva – le carenze si riscontrano puntualmente al Sud con la Campania fanalino di coda preceduta in questa poco invidiabile classifica da Molise, Calabria e Lazio. Le ripercussioni sulle liste d’attesa sono pesanti. Non possiamo avere una sanità a due velocità con pesanti gap strutturali e di risorse umane. La ripartenza deve essere ad armi pari e nel campo sanitario duole constatare che ciò non stia avvenendo».