Il diabete è una patologia che necessita di attenzione: colpisce circa il 6% della popolazione italiana a cui si aggiunge un altro 2% circa di sommerso; i progressi scientifici e i nuovi farmaci stanno però dando nuove speranze a chi è affetto da questa patologia. Il convegno “Le gliflozine nel diabete mellito: una visione sul […]
Il diabete è una patologia che necessita di attenzione: colpisce circa il 6% della popolazione italiana a cui si aggiunge un altro 2% circa di sommerso; i progressi scientifici e i nuovi farmaci stanno però dando nuove speranze a chi è affetto da questa patologia.
Il convegno “Le gliflozine nel diabete mellito: una visione sul presente e oltre gli attuali paradigmi di cura” che si è svolto recentemente a Matera, ha posto l’attenzione sulle nuove terapie.
Nel diabete mellito di tipo 2 diventa sempre più prioritario il raggiungimento di obiettivi terapeutici che vadano al di là del semplice controllo della glicemia e che invece raggiungano importanti risultati nella prevenzione degli eventi cardiovascolari e renali, e nella riduzione dell’ospedalizzazione per scompenso cardiaco e della mortalità.
Il nuovo approccio nei confronti del paziente diabetico è uno dei temi posti al centro del convegno di Matera. Le raccomandazioni cliniche sono cambiate notevolmente dall’ottobre 2018, momento in cui un documento di consenso redatto dalle Società Europea e Americana di Diabetologia hanno rivisto totalmente questa impostazione. In queste raccomandazioni cliniche viene data molto importanza alle esigenze primarie del paziente in merito alle quali bisogna individuare le soluzioni terapeutiche: se il paziente è affetto da arteriosclerosi, da problemi cardiovascolari, da scompenso cardiaco, da malattia renale cronica, se ha eccesso di peso, se ha frequenti ipoglicemie. «A seconda dei casi vengono utilizzati farmaci di determinate classi – spiega il Professor Francesco Giorgino, Professore Ordinario di Endocrinologia e Direttore della U.O. complessa di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro – A.O.U. Policlinico Corsorziale di Bari – . Emerge dunque una terapia sempre più personalizzata. La scelta del farmaco non è più legata solo alla necessità di correggere la glicemia, e quindi alla necessità di dover ridurre il valore di emoglobina glicata, ma considera anche le proprietà extra glicemiche dei vari farmaci, e quindi il fatto che alcune classi di farmaci si sono dimostrate efficaci anche a prescindere dalla riduzione della glicemia”.
Il rene è un organo bersaglio delle complicanze del diabete: una quota pari a circa il 30-40% dei soggetti diabetici va incontro nel tempo a una complicanza renale, che è molto grave in quanto comporta un elevato rischio cardiovascolare e la possibilità nel tempo di dover far ricorso alla dialisi. I nuovi farmaci per la malattia diabetica sembrano in grado di garantire una efficace protezione renale. I recenti studi hanno dimostrato che i nuovi farmaci proteggono il cuore e il rene sia nei pazienti senza malattia renale conclamata e sia in quelli con danno renale in fase più avanzata.
«Non esistono grandi armi per contrastare in maniera efficace le complicanze nefrologiche – dichiara il professor Giuseppe Pugliese, Professore Ordinario di Endocrinologia all’Università La Sapienza di Roma – . E’ possibile ridurne la comparsa e la progressione, ma non eliminarla. Tutti i farmaci che possono agire a questo livello sono dunque importanti. Queste nuove terapie si sono rivelate utili sia per patologie cardiovascolari che per complicanze renali. Hanno rallentato la progressione delle due manifestazioni principali delle complicanze nefrologiche: l’albuminuria, ossia la presenza nelle urine di una quantità eccessiva della proteina albumina, e la riduzione della funzione renale».