di Calliope Tonus, Mamma di un candidato al test di Medicina
Egregio direttore,
sono la mamma di uno dei 63.972 candidati che il 3 settembre hanno svolto il test di ammissione a Medicina (per Medicina in lingua inglese erano 13.404 per un totale di 77.376 studenti). Mio figlio insieme a più di 5300 ragazzi desiderosi di intraprendere la professione medica, ha effettuato la prova nei padiglioni della fiera di Bologna. Lui, uno dei tanti ed io, una delle tante che con il cuore in gola ha atteso che il fatidico giorno arrivasse e con quel giorno le 60 domande a cui bisognava rispondere in 100 minuti, un tempo a giudizio degli esperti perfetto per raggiungere lo scopo: entrare in una graduatoria nazionale di merito e successivamente avere la possibilità di immatricolarsi in una Università italiana in base al punteggio ottenuto e ai posti disponibili. Una storia come tante, un ragazzo come tanti, una madre come tante. Ma in tutta questa normalità che abbiamo condiviso con una moltitudine di ragazzi e di famiglie, c’è qualcosa che non va, qualcosa che non funziona nel sistema.
Perciò vorrei raccontare la storia dall’inizio. Mio figlio T., un giorno di qualche anno fa torna a casa da una gara di nuoto con la febbre e, per tagliare corto perché i mali degli altri non interessano a nessuno, viene ricoverato all’ospedale e gli viene diagnosticata la “Leucemia linfoblastica acuta”. Inizia il calvario: protocollo AIEOP ad alto rischio, cicli di chemioterapia da far rabbrividire chiunque, caduta dei capelli, viso e corpo gonfi a dismisura con perdita delle sembianze fisiche, blocco della crescita, interruzione dell’attività agonistica, inizio dell’istruzione domiciliare per non perdere anni di scuola. Dopo due anni di cure con momenti durissimi abbiamo cominciato a vedere un po’ di luce. Poca luce perché le cure avevano intaccato alcune ossa e allora per salvare le ossa dall’osteonecrosi T. è stato sottoposto a due interventi chirurgici.
Successivamente la lenta ripresa, la grinta del leone, la spinta a tornare quello che era. La prima gara di nuoto dopo la malattia, la scuola, gli amici, la riconquista del tempo perduto, la maturità (maturo con il massimo dei voti!) e la decisione di fare il medico. “Con quello che mi è successo penso che potrei diventare un bravo medico, magari un bravo oncologo”. Tu come madre, pensi che non è possibile, immagini che le scelte di tuo figlio che ha visto l’inferno dovrebbero necessariamente spostarsi verso qualcosa di diametralmente opposto, lontano da ciò che gli ha rubato due anni di adolescenza e di vita. Ma non è così.
E allora che fai? Lo aiuti. Lo iscrivi a Testbusters per la preparazione al test con l’assegnazione di un tutor, sborsi quasi 900 euro e lo vedi per mesi piegato in due sul letto a studiare come un pazzo. Sì, uno come tanti, uno come quelli che studiano da un anno o forse due per prepararsi, uno come quelli le cui famiglie assoldano il fior fiore dei Proff. universitari per preparare i figli al test. E poi che succede? Succede che il 3 settembre qualcosa non va per il verso giusto, alcune domande sono ambigue e la paura di sbagliare gli gioca un brutto scherzo, lascia tante domande in bianco per prendere 0 anziché – 0,4. L’emozione gioca un ruolo determinante e così in 100 minuti si gioca una possibilità alta, bella, nobile: passare il tanto agognato test di Medicina. Torna a casa, e ricordandosi le domande e le risposte una per una somma i risultati e capisce che forse non è andata.
Dai giornali apprendi di “segnalazioni circa domande errate contenute nei test, violazioni della regola dell’anonimato, uso degli smartphone nel corso delle prove e altro”. Allora per non perdere tempo cerchi di aiutarlo a portare avanti un piano B, vale a dire iscriversi ad una facoltà a numero aperto affine a Medicina con la speranza che l’anno successivo gli abbonino alcuni esami e attraverso l’articolo 6 o ex articolo 6 del R.D. del 4 giugno 1938 n. 1269 gli diano la possibilità di sostenere due esami di Medicina e tengano in considerazione questo fatto l’anno successivo a patto che superi il test.
Ma che gorgo infernale è mai questo? Gli anni di Medicina sono 6 più 5 di specializzazione, in tutto 11 anni ai quali dovresti aggiungere l’anno perduto o gli anni perduti per non aver superato il test. Altra soluzione: portare avanti il piano C, trovare la lista di tutte le Università italiane di Medicina e Chirurgia private e contattarle ma lì purtroppo i test sono già stati fatti e le quote annuali non tutti possono permettersele. Allora pensi al piano D ovvero iscriverlo all’estero magari all’Università di Tirana dove oltre ai punteggi raggiunti dopo il test d’ammissione danno un valore al risultato con il quale gli studenti escono dalla maturità.
Forse qualcosa non va? Forse è arrivato il momento di cambiare le cose? Forse il sistema di reclutamento è sbagliato? Forse le nostre menti non sono riuscite a partorire in tanti anni nulla di meglio? Direi di sì. Potrebbero esserci sistemi di reclutamento diversi, ad esempio, prendendo spunto da altri paesi, un colloquio associato al voto della maturità e al curriculum, la valutazione da parte di un’ipotetica commissione dei voti dell’ultimo anno di scuola o degli ultimi tre anni, una lettera dell’Istituto al quale il candidato è stato iscritto che metta in evidenza le sue capacità, lo sbarramento al termine del primo anno di Università con valutazione dei risultati conseguiti, un test “diverso” con domande aperte in cui emerga l’importante capacità di scrivere e relazionare di argomenti inerenti le materie che saranno affrontate nel percorso di studi, non le materie appena svolte al Liceo. Perché, a questo punto, i tuoi Proff. del Liceo non contano nulla, il loro valore viene annullato, il voto che ti è stato attribuito alla maturità è praticamente inesistente, nullo.
Ma non avevamo bisogno di medici durante l’epidemia di Covid-19? Ricordo, durante i periodi più bui della pandemia, le accorate interviste ai medici in pensione che ritornavano in servizio nei reparti Covid o le belle facce pulite e preoccupate dei giovani laureandi reclutati per l’assoluto, disperato bisogno di personale. Era tutto un bluff? 360 medici caduti nel corso dell’epidemia Covid-19, 403.454 medici iscritti all’ordine dei medici in Italia, più di 50.000 medici in via di pensionamento nei prossimi anni, studenti che abbandonano gli studi di Medicina nel corso del tempo, ricettività delle sedi universitarie, sono solo alcuni dei dati che potrebbero essere analizzati con attenzione dagli esperti per riformulare il sistema di reclutamento.
A questo punto cosa raccontare al proprio figlio? Gli dirò che nulla è valso l’essere rimasto “folgorato sulla via di Damasco” osservando le numerose figure di medici che lo hanno circondato durante la malattia e gli hanno procurato il nobile desiderio di essere uno di loro. Gli dirò che nulla è valso studiare tanto per uscire dalla maturità con un punteggio alto, poteva prendere 60 tanto era lo stesso. Gli dirò che sono disposta a tutto pur di aiutarlo a raggiungere i propri sogni. Gli dirò che tenteremo tutte le strade perché lui la malattia la conosce dal di dentro, perché la malattia gli ha insegnato il principio della compassione e il suo sogno di curare gli altri merita di essere perseguito a tutti i costi. Gli dirò di stare giù a testa bassa a studiare, studiare, studiare per passare il test nel 2022 a meno che qualcuno non sia capace di dare una svolta a tutto questo, con forza e determinazione, perché è arrivato il momento di cambiare le cose, subito.
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