Secondo la Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, «la bozza del Piano oncologico nazionale predisposta dal Governo non è in linea con quello dell’Europa. Mancano azioni concrete, risorse, tempistica, adeguamento degli organici e indicatori di monitoraggio»
«Serve un impegno straordinario per evitare che i tumori diventino la prima causa di morte nel nostro Continente, da qui al 2030». Presentando il proprio Piano di lotta contro le malattie oncologiche, poco più di un anno fa, la Commissione Europea ha lanciato un monito senza precedenti a tutti gli Stati membri. La scienza può aiutarci a comprendere le cause del cancro e i suoi fattori di rischio. Ma per avere un impatto reale abbiamo bisogno di politiche e interventi mirati a salvare vite umane. Misure che, nonostante il tempo trascorso, il Governo italiano non ha messo a punto. E che, di fronte a un’epidemia quale è quella dei tumori, sono improcrastinabili. Da qui la domanda che la Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) – che riunisce 500 associazioni di volontariato impegnate a garantire supporto ai malati di cancro e ai loro famigliari – rivolge ai leader dei partiti in corsa per le elezioni del 25 settembre: «Come e quando le forze politiche intendono dare attuazione a quanto richiesto dall’Europa per contribuire a salvare oltre tre milioni di vite umane entro il 2030?».
L’EPIDEMIA DI CANCRO IN EUROPA È NEI NUMERI
L’epidemia di cancro è già il presente. Nei Paesi dell’Unione, dove vive un decimo della popolazione mondiale, si registra infatti 1/4 dei casi di cancro del mondo. Una sproporzione che, più di qualsiasi altro dato, rende l’idea dell’emergenza sanitaria in corso. Se non si interviene con immediatezza, il numero di vite perse a causa delle malattie oncologiche è destinato ad aumentare oltre il 24% entro il 2035, rendendole la prima causa di morte nell’UE. Le ultime statistiche disponibili ci dicono che, mediamente, ogni giorno in Italia si ammalano oltre 1000 persone e in Europa 11mila persone, di cui 5mila perdono la vita. Numeri troppo rilevanti, di fronte ai quali l’Unione ci ha ricordato come l’impegno nei confronti di chi si ammala di cancro e delle loro famiglie non sia più procrastinabile. Nemmeno nel momento in cui sulla scena fa irruzione un virus in grado di mettere ko anche i sistemi sanitari più avanzati. Il Covid, infatti, ha avuto forti ripercussioni negative sulla cura del cancro, interrompendo azioni di prevenzione e trattamenti, ritardando diagnosi e vaccinazioni e incidendo sull’accesso ai farmaci.
DALL’EUROPA 4 MILIARDI DI EURO PER CONTENERE L’EPIDEMIA
L’impegno politico in tal senso è stato definito dalla Mission on Cancer e dal Piano europeo di lotta contro il cancro. Obiettivo, entro il 2030: salvare almeno tre milioni di vite ed aumentare la percentuale di sopravvivenza (dall’attuale 47 al 75%). Attraverso quest’ultimo strumento, sono stati messi a disposizione degli Stati membri finanziamenti per quattro miliardi di euro. Una cifra considerevole, a cui l’Italia potrebbe però non essere in grado di accedere per il mancato allineamento al Piano europeo di lotta ai tumori che prevede un potenziamento dei servizi di prevenzione (quasi 4 casi di cancro su 10 sono evitabili) e un miglioramento delle terapie disponibili, anche in termini di accesso alle cure. In Italia le persone vive dopo la diagnosi, nel 2020 erano circa 3,6 milioni, il 6% della popolazione, con un incremento del 36% rispetto al 2010 ed è fondamentale assicurare a queste persone, ivi comprese le 900.000 guarite, iniziative di riabilitazione per il pieno ritorno alla vita sociale e all’attività produttiva.
«URGE UN PIANO ONCOLOGICO NAZIONALE IN LINEA CON QUELLO EUROPEO»
Nel corso dei lavori del Tavolo di lavoro per l’elaborazione del Piano Oncologico Nazionale, la bozza del Piano Oncologico Nazionale è stata contestata da FAVO per il mancato allineamento con quello europeo, l’assenza di pianificazione e programmazione specifica in termini di rilevazione del fabbisogno, la carenza di azioni concrete e di indicazioni specifiche delle risorse da investire, dei tempi previsti e degli indicatori di monitoraggio. Il nuovo Piano Oncologico Nazionale (come specificato nel 14esimo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici di FAVO) deve definire l’appropriatezza dei setting in base al percorso di cura del paziente oncologico e onco-ematologico, valorizzando da un lato la Medicina di prossimità e dall’altro il ruolo dei Centri di eccellenza. Occorre inoltre, prioritariamente, investire sugli screening oncologici, riqualificare le cure intermedie e l’assistenza domiciliare e aumentare l’accesso all’innovazione scientifica. «Tutte indicazioni che non risultano presenti nella bozza in discussione nel nostro Paese», è la denuncia di FAVO.
LE RISPOSTE CHE MANCANO DALLA POLITICA ITALIANA
Nessuno dei leader politici, finora, ha spiegato come intenda mettere gli italiani al riparo dall’aumento dei casi di cancro. Soltanto qualche vago accenno nei programmi, con uno spazio sempre inferiore a quello dedicato all’emergenza da Covid-19. Ma dal momento che con il Covid occorrerà conviverci a lungo, un Paese come l’Italia non può rimandare ancora l’assunzione di un impegno concreto nei confronti dei tumori. «Quello che chiediamo a tutti i partiti, in un momento storico così importante e delicato per il futuro del nostro Paese, è di raccontare come si punti ad alleviare il peso del cancro. Le rotte potranno essere anche diverse: saranno gli italiani eventualmente a scegliere quella più adatta. L’importante, però, è averne una».