«I centri di accoglienza di Lampedusa e Pozzallo, in particolare, che sono ormai inadeguati a ricevere ospiti in sicurezza sanitaria, sia per il rischio Covid sia per quello di contagio di malattie infettive diffusive, come tubercolosi, epatiti, scabbia» spiega l’eurodeputata della Lega
«La riforma del Patto europeo sull’immigrazione illustrata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen rischia di creare in Europa un’emergenza sanitaria senza precedenti, oltre ad aumentare la confusione tra richiedenti asilo e chi, invece, migra per motivi economici e creare nuove tensioni sociali e religiose, minando la sicurezza interna dei singoli Paesi». È quanto dichiara l’eurodeputata della Lega Luisa Regimenti, in merito al Patto europeo su migrazioni e asilo presentato dalla Commissione europea, che prevede un nuovo sistema di gestione delle migrazioni.
Regimenti, portavoce del team di lavoro sul tema migrazioni costituito dal gruppo europeo Identità e Democrazia e responsabile del monitoring group Mashreq, boccia senza mezzi termini il piano dell’Ue su migranti e asilo, «che ha il solo risultato di assecondare ulteriormente gli sbarchi e le traversate, mettendo in serio pericolo gli stessi migranti, anche negli spostamenti via terra».
«Che la situazione sia esplosiva lo si vede ad esempio da quanto sta accadendo in Sicilia – sottolinea l’europarlamentare – con i centri di accoglienza di Lampedusa e Pozzallo, in particolare, che sono ormai inadeguati a ricevere ospiti in sicurezza sanitaria, sia per il rischio Covid sia per quello di contagio di malattie infettive diffusive, come tubercolosi, epatiti, scabbia. Impossibile, inoltre, gestire l’emergenza nel caso di insufficienza respiratoria e cardiocircolatoria, a causa della totale assenza di presidi salvavita. A tutto questo va aggiunta la quasi totale mancanza del rispetto per le norme della sicurezza dei lavoratori».
«L’Ue – aggiunge l’esponente del Carroccio – non ha ancora capito che la migrazione di massa deve trovare soluzioni adeguate intervenendo nei Paesi di origine, attraverso azioni diplomatiche mirate, aprendo a un confronto responsabile e a un dialogo concreto con chi, come la Turchia, persegue politiche molto differenti».
«Dobbiamo impegnarci per preservare il patrimonio europeo, le nostre tradizioni, il nostro sistema sanitario e di accoglienza – conclude Regimenti – non certo cedere a riforme fumose e poco equilibrate, che rischiano di aprire nel corpo di un’Europa troppo debole delle ferite destinate a rimanere aperte per molto tempo».