La più rappresentativa organizzazione di categoria del settore sociosanitario e assistenziale concorda con la Corte dei Conti e lancia un appello a Governo e Parlamento: «Modifichiamo l’articolo 48 del Cura Italia»
«L’ha chiarito la Corte dei Conti: la carenza di investimenti sulle strutture territoriali – spiega Uneba in un comunicato – ha reso l’Italia più fragile di fronte al Covid19, e i primi a pagare le conseguenze di questa fragilità sono stati proprio le donne e gli uomini di queste strutture: anzitutto le persone ospiti, ma senza dimenticare lavoratrici e lavoratori».
«Ora – prosegue Uneba – è tempo di imparare la dolorosa lezione di marzo, aprile e maggio 2020. Per non ripetere gli stessi errori». Lo chiede, con un appello a Governo e Parlamento, il Comitato Esecutivo di Uneba , la più rappresentativa organizzazione di categoria del settore sociosanitario e assistenziale, con la forza di quasi 1000 enti associati in tutta Italia, quasi tutti non profit di radici cristiane.
LA VOCE DELLA CORTE DEI CONTI
«Una adeguata rete di assistenza sul territorio – si legge nel “Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica- Sintesi” della Corte dei Conti – non è solo una questione di civiltà a fronte delle difficoltà del singolo e delle persone con disabilità e cronicità, ma rappresenta l’unico strumento di difesa per affrontare e contenere con rapidità fenomeni come quello che stiamo combattendo. L’insufficienza delle risorse destinate al territorio ha reso più tardivo e ha fatto trovare disarmato il primo fronte che doveva potersi opporre al dilagare della malattia e che si è trovato esso stesso coinvolto nelle difficoltà della popolazione, pagando un prezzo in termini di vite molto alto».
PARI TRATTAMENTO PER STRUTTURE RESIDENZIALI E CENTRI DIURNI
«Uneba – continua – rivolge un appello al Parlamento e al Governo perché intervengano a sostegno del settore. Perché farlo significa intervenire a sostegno di anziani non autosufficienti, persone con disabilità, minori senza sostegno famigliare, persone con dipendenze, sofferenti psichici. E perché non intervenire significa indebolire l’Italia di fronte al Covid19 o ad altre epidemie».
«Uneba chiede che le pubbliche amministrazioni corrispondano agli enti gestori dei servizi residenziali sociosanitari o assistenziali quanto avevano messo a bilancio di corrispondere loro prima dello scoppio della pandemia. Si tratta, in sostanza, di estendere alle strutture residenziali quanto l’articolo 48 della legge 27 del 24 aprile 2020 (conversione in legge del decreto Cura Italia) garantisce alle attività sociosanitarie e socioassistenziali nei centri diurni per anziani e persone con disabilità».
GLI ENTI HANNO AVUTO SPESE IMPREVISTE ED ENTRATE BLOCCATE
«Del resto – prosegue Uneba – la pandemia ha portato alle strutture residenziali – prime tra tutte quelle per anziani- un enorme peso di impegno e responsabilità. Ha portato loro costi straordinari non previsti: l’acquisto di mascherine e DPI per personale e ospiti; l’adeguamento degli ambienti alle nuove norme; la necessaria formazione del personale; e, soprattutto, più ore di lavoro da dedicare alle persone accolte, per proteggerle dal Covid19».
«Ha portato loro un calo delle entrate, per il blocco dei nuovi ingressi di ospiti. Che si somma a quote sanitarie, corrisposte dagli enti locali per ogni ospite, spesso da tempo ferme o inadeguate. Vi si aggiunge un clima di sfiducia alimentato anche da scarsa conoscenza sul campo del settore dell’assistenza, specie non profit, o dal desiderio di scaricare sul settore colpe non sue».
MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO A RISCHIO
«Se non si rinforzano le strutture sociosanitarie e socioassistenziali sul territorio, molto minore sarà la protezione che potranno offrire. E non solo. Non poche di queste strutture rischiano, in assenza di interventi, di cadere loro stesse vittime del Covid19. Di dover chiudere o ridimensionare le attività al servizio dei più fragili, con inevitabili conseguenze sui posti di lavoro».
DAL NORD AL SUD, PASSIVI E INCERTEZZE –
«Attraverso tutta Italia – conclude Uneba – dalle federazioni regionali Uneba arrivano testimonianze di difficoltà già presenti e di forte incertezza sul futuro, con molti enti non profit che prevedono di chiudere l’anno in passivo. Alcune regioni già prevedono situazioni drammatiche. Presto potrebbero arrivare le prime dichiarazioni di stato di crisi aziendale».
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