«La decisione di Austria e Danimarca di voler collaborare con Israele per i vaccini di seconda generazione e di non fare più affidamento, in futuro, sull’Ue dimostra la necessità di riorganizzare la strategia europea sui vaccini», spiega l’europarlamentare della Lega
«Creare un’occasione di confronto per discutere a livello generale dei Contratti di Acquisto Anticipati dei vaccini contro il Covid-19 stipulati con le case farmaceutiche e, più nello specifico, delle clausole di responsabilità contrattuali contenute nei suddetti documenti. Con questo obiettivo la Commissione europea ha organizzato un incontro tecnico tra la sua Direzione Generale Sanità, rappresentata dalla Direttrice Sandra Gallina, il servizio giuridico della Commissione e alcuni deputati selezionati del Parlamento europeo». È quanto dichiara l’europarlamentare della Lega e componente della commissione Sanità Luisa Regimenti, che ha partecipato alla riunione a nome della propria Delegazione.
«Questo confronto deriva dall’urgenza dei rappresentanti parlamentari dei cittadini europei di chiedere spiegazioni e ponderare possibili azioni legali – continua Regimenti– visti i gravi ritardi accumulati dalle case farmaceutiche nella consegna delle dosi dei vaccini accordate nei termini contrattuali. Dopo i ritardi di Pfizer e Moderna, anche AstraZeneca ha difatti annunciato tagli e ritardi alle dosi in arrivo. Un duro colpo per l’Italia e l’Europa, dove la campagna vaccinale prosegue decisamente a rilento rispetto a Paesi come il Regno Unito, che ha già vaccinato quasi il 30% della popolazione o Israele che va verso il 60%».
«Eppure – sottolinea l’eurodeputata leghista – all’interno dei contratti, o almeno di quelli che sono stati, per gentile concessione, pubblicati, non vi è alcuna clausola che permetta agli Stati di “proteggersi” e chiedere rimedio della situazione di ritardo. Nei testi non sono infatti previste sanzioni per la mancata consegna dei vaccini, se non, nel caso di AstraZeneca, la naturale sospensione del pagamento che verrà recuperato una volta recapitate le nuove dosi. Una “sanzione edulcorata” nemmeno prevista, invece, nell’accordo con CureVac, la casa farmaceutica tedesca il cui vaccino sarà approvato l’11 marzo dall’EMA».
«Gli Stati firmatari, dal canto loro – prosegue Regimenti – rimangono legati ad obbligatorietà contrattuali relative alla responsabilità di indennizzo al paziente, qualora il vaccino abbia arrecato un danno comprovato alla persona. Insomma, la Commissione ha fatto assumere agli Stati un elevato margine di rischio a fronte di obblighi poco stringenti in capo ai fornitori. Il ritardo nella consegna delle dosi ha gravi conseguenze sulle campagne vaccinali dei Paesi europei i quali, in mancanza di prodotto, non sono in grado di somministrare la seconda dose entro i tempi richiesti dalla medicazione, con la possibilità di vanificare l’intero processo di vaccinazione. I tempi di immunizzazione della popolazione europea si allungano e determinano un’incertezza inaccettabile per i cittadini europei, alla quale però non si può, causa la debolezza dei termini contrattuali negoziati dalla Commissione, attribuire un responsabile. La decisione di Austria e Danimarca di voler collaborare con Israele per i vaccini di seconda generazione e di non fare più affidamento, in futuro, sull’Ue dimostra la necessità di riorganizzare la strategia europea sui vaccini».