La violenza domestica è uno dei maggiori problemi di salute pubblica in tutto il mondo, pagata a caro prezzo dalle donne
Gli anglosassoni la chiamano “the shadow pandemic”, “la pandemia ombra”. Perché quello della cosiddetta violenza domestica la violenza che avviene dentro le mura di casa e che è diretta contro le donne del nucleo familiare, è un fenomeno che tende a nascondersi, strisciando silenziosamente e in maniera invisibile nel tessuto della nostra società. Dove le donne, spesso, non hanno il coraggio di denunciare perché convinte che l’aggressore, con la violenza psicologica che ha prodotto, alla fine abbia ragione. Donne, queste, con un complesso di inferiorità soprattutto per le molestie, i soprusi e gli abusi sessuali che subiscono dentro le mura di casa e che è difficile debellare perché oramai radicati nel tempo. Senza, poi, considerare quelli che sono gli aspetti economici che portano le vittime di questo tipo di violenza a restare ferme nelle loro condizioni e nelle irrealizzabili aspirazioni di libertà.
Nel mondo, una donna ogni tre è vittima di violenza domestica, fisica, verbale e/o psicologica da parte del proprio partner. Nell’Unione Europea, ogni settimana circa 50 donne perdono la vita a causa di questo tipo di violenza femminile.
In Italia, i dati più aggiornati e dettagliati sulla violenza di genere, resi disponibili nel 2021 dall’indagine sulla “Sicurezza delle Donne” (ISTAT/ Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio), indicano che le misure restrittive alla mobilità, adottate per il contenimento della pandemia da COVID-19, hanno portato ad un aumento delle segnalazioni di violenza sulle donne in cui la vittima si sentiva in pericolo di vita per sé o per i propri cari; e, al contrario, che la riduzione delle restrizioni è stata seguita da una minor numero delle richieste di aiuto in cui la vittima percepiva pericolo imminente.
Le misure restrittive contro la pandemia hanno anche sottolineato la differenza della violenza contro gli uomini e le donne nel nostro paese: le donne sono uccise sempre più tra le mura domestiche, da partner o parenti; nel 59,8% dei casi l’autore delle violenza è il partner convivente, nel 23% un ex partner, nel 9,5% un altro familiare o parente; le violenze subite al di fuori dell’ambito familiare e di coppia costituiscono solamente il restante 7,7%. Gli uomini sono, invece, uccisi in prevalenza da persone che non sono conoscenti o appartenenti alla criminalità organizzata. Durante i mesi di lockdown i femminicidi hanno rappresentato il 75,9% del totale degli omicidi (fonte Telefono Rosa).
Un quadro drammatico, dunque, quello della violenza domestica che affligge, soprattutto, il mondo femminile dove la casa può non essere un luogo sicuro, potendosi trasformare in una trappola da cui è difficile uscire e chiedere aiuto.
Purtroppo, nei confronti di questo tipo di violenza contro le donne non è facile intervenire e mettere in atto efficaci misure preventive. Non solo le vittime spesso non denunciano la loro condizione, ma se individuate, possono anche difendere l’aggressore ritenendo con piena convinzione che la violenza sia un chiaro e forte atto di amore. Così come possono perfino negarla qualora siano colte in flagranza.
Fondamentali, senza dubbio, sono le campagne di comunicazione, divulgazione e informazione che mirano, da un lato, a rendere le donne consapevoli di questa loro condizione stimolando l’attenzione su questa sempre più insidiosa piaga sociale. Dall’altro, a diffondere tutti i principali riferimenti cui rivolgersi per denunciare la condizione in cui le vittime di violenza domestica si trovano e sono costrette a vivere. Tuttavia, non si può non prendere atto che un ruolo importante nella lotta e nella ripresa dalla cosiddetta pandemia “ombra” debba essere giocato dalle donne stesse, cioè dalla loro collaborazione e dal grido coraggioso di volere abbattere questo triste e squallido fenomeno che vive nascosto tra le mura delle loro case. “Formando e ricostruendo la cultura del rispetto della donna e dell’amore che si è perduta” – ha dichiarato recentemente Luca Zaia, Governatore del Veneto -. Regione questa che ha deciso di attuare i più importanti investimenti per il contrasto alla violenza sulle donne. Anche se si ha la consapevolezza che il raggiungimento di questo obiettivo non sia del tutto facile, per i condizionamenti che possono essere posti dall’influenza di una tradizione socioculturale che tende a legittimare la violenza dell’uomo sulla donna.
Ne “La bisbetica domata,” Shakespeare rappresenta la protagonista Caterina, dapprima donna ribelle e intrattabile, costretta dal marito a subire una serie di privazioni ed umiliazioni che piegano il suo carattere ostinato, e poi quale moglie diventata più obbediente. La stessa Caterina, tuttavia, non è una donna rassegnata, è una donna che difende sé stessa, una donna che vuole avere la libertà di scelta solo perché è donna. Che combatte la sua sottomissione. E che quando decide di accondiscendere alle convenzioni sociali, lo fa ergendosi a simbolo sacro della condizione di donna e moglie.
“Adesso mi rendo conto quanto così fragile sia la nostra fragilità di donna, che se a volte sembriamo valere molto, in realtà valiamo niente. Piegate, dunque, la vostra fierezza che non vi porterà a luogo alcuno, e posate le mani sotto i piedi del vostro sposo. A questo la mia mano è pronta, ed a fare tutto ciò che lui mi chiederà”. Sono queste le parole che la protagonista dell’opera pronuncia nel corso del suo ben conosciuto monologo.
Il “Bardo”, in tutta la sua opera teatrale, che è geniale perché si presta a molte interpretazioni e verità, è stato sempre dalla parte della figura femminile nella società. Facendone, perfino, intravedere l’insidia di quell’aspetto ancora molto presente nelle dinamiche uomo-donna, e che fanno anche riflettere sul ruolo maschile che deve assumere la donna nel contesto della stessa società.
Ecco perché “La bisbetica domata” resta nell’opera teatrale del più eminente drammaturgo della cultura occidentale, quella maggiormente rappresentata e interpretata. Soprattutto perché è più che attuale, in un’epoca di femminicidi e di violenza contro le donne, quale è quella che stiamo oggigiorno attraversando.
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