Tra le altre proposte del Pd anche lo sviluppo delle specializzazioni e delle implementazioni di competenze, già previste dal contratto, ad iniziare dall’infermiere di famiglia, e la riforma della formazione universitaria
Pubblichiamo la lettera di risposta dell’onorevole Sandra Zampa, responsabile Salute del Pd, all’appello della presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche Barbara Mangiacavalli rivolto alle forze politiche, in particolare la richiesta di porre rimedio alla grave carenza di professionisti: oggi in Italia mancano 70mila infermieri. Questa la lettera si risposta di Sandra Zampa:
«Gentile Presidente,
abbiamo letto con attenzione l’appello che avete inviato alle forze politiche impegnate nell’attuale campagna elettorale. Avete sollevato problematiche e richieste di soluzioni che non solo ben conosciamo, ma come Lei ben sa avendole già apprezzate, anche nella legislatura che sta finendo abbiamo presentato proposte di legge, emendamenti in parte larga divenuti norme, tendenti a continuare implementandola e contestualizzando quella profonda riforma delle professioni infermieristiche che ha avuto inizio con il primo Governo Prodi.
In quella stupenda stagione di riforme, non sono parole mie ma della allora IPASVI, l’impossibile divenne possibile: il Governo e la maggioranza di centrosinistra di allora, di cui le forze politiche che oggi hanno dato vita al PD erano il motore di quella alleanza, riuscì a presentare e far convergere l’unanimità delle forze politiche presenti in Parlamento varando le leggi 42/99 e 251/00 che avviarono non solo l’emancipazione e la valorizzazione non solo delle professioni infermieristiche ma anche di altre 20 professioni sanitarie tecniche, della prevenzione, della riabilitazione e della professione di ostetrica.
Percorso riformatore che ha avuto ulteriori progressi di cui quest’anno registriamo uno dei punti più alti realizzati dalla Regione Emilia Romagna a guida PD con l’istituzione nella direzione strategica delle Aziende Sanitarie accanto ai direttori amministrativo, sanitario, sociosanitario il direttore assistenziale, di norma un dirigente infermiere e ci auguriamo che anche altre Regioni si adeguino anzi noi proporremo in tal senso una modifica del dlgs 502/92.
Proprio perché abbiamo questa “responsabilità politica” ma anche perché crediamo realmente che la difesa e il potenziamento del SSN pubblico, universale e solidaristico abbia come principale protagonista e risorsa su cui investire l’enorme capitale professionale ed umano delle centinaia e centinaia di migliaia di professionisti della salute, dei quali le infermiere e gli infermieri sono parte rilevante e strategicamente determinante.
Proprio perché siamo convinti che la tutela e la promozione salute non siano un costo bensì un investimento di cui la risorsa umana e professionale è la componente centrale.
La tragicità della pandemia COVID-19 ha maggiormente evidenziato che le regole sulle quali è stato sinora basato l’organizzazione del lavoro in sanità hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza sia per affrontare una situazione emergenziale, che purtroppo non è ancora definita, ma anche la normale attività di routine e il carico di lavoro accumulatosi in questi due anni: si è generata una situazione che ha gettato nella prostrazione i professionisti della salute, in primis le infermiere e gli infermieri impegnati in anni di estrema sofferenza e che ha generato burnout, disaffezione e il desiderio, molte volte attuato, di lasciare il lavoro pubblico e in particolare quello ospedaliero.
L’evoluzione delle professioni infermieristiche e non solo
Non Le sfuggirà che il processo di riforma delle professioni sanitarie infermieristiche-ostetrica, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione è stata ed è la maggiore e discontinua novità nell’organizzazione del lavoro e della formazione in questi ultimi venti anni che, per intensità e profondità, non ha pari in nessun altro comparto professionale, proprio perché come forza politica siamo stati tra i maggiori protagonisti, riteniamo che si debba perfezionare ed arricchire tale percorso riformatore, in particolare attraverso lo sviluppo delle specializzazioni e delle implementazioni di competenze, già previste dal contratto, ad iniziare dall’infermiere di famiglia/comunità e ad arrivare all’insieme dei campi di attività infermieristica e delle altre professioni sanitarie in grado di consentire uno sviluppo qualitativo e quantitativo di tali incarichidi elevata professionalità funzionale nello stesso modo al soddisfacimento dei bisogni di salute ed alla valorizzazione dei professionisti adeguata nella retribuzione per le responsabilità che si assumono.
Come già il PD aveva proposto e anticipato in un suo disegno di legge, l’attuale rinnovo contrattuale per gli infermieri e gli altri professionisti della salute ha garantito loro le stesse modalità normate nel contratto della dirigenza sanitaria e cioè il sistema degli incarichi professionali, in particolare quelli specialistici, previsto per ogni professionista, rinnovabili questi e quello organizzativi senza limite temporale, salvo valutazione negativa o soppressione dell’incarico, per completare l’omogeneizzazione normativa manca solo il riconoscimento dell’esclusività e di quanto ne consegue, già contenuto nella richiamata proposta di legge del PD.
Inoltre il PD ritiene e ha già presentato proposte di legge in tal senso, impegnandosi di riproporle nella prossima legislatura, che intendono completare la riforma della formazione universitaria omogeneizzandola alle altre professioni liberali adeguando i contenuti all’evoluzione in corso in particolare prevedendo indirizzi propriamente professionali specialistici e clinici nella laurea magistrale e non solo gestionali e didattici, prevedendo dottorati di ricerca e scuole di specializzazione post laurea e non solo master di primo e secondo livello. Ne consegue che il PD ritiene che debba essere enormemente implementato il numero dei docenti universitari provenienti da queste professioni, oggi scandalosamente sottostimati e, parimenti, dando la stessa dignità ai docenti dei corsi universitari ai docenti di tali professioni dipendenti dal SSN, così come debba essere prevista una specifica istituzione di una Facoltà di scienze infermieristiche.
Infine, il PD propone che sia incentivato da parte delle Aziende sanitarie, sedi di corso di laurea delle professioni sanitarie, il ricorso dell’istituto, previsto dal CCNL, del contratto di formazione-lavoro, di assumere in una quota parte predeterminata della carenza di organico i neolaureati infermieri sia per accelerare in parte le procedure concorsuali che per fidelizzare le Aziende sulla formazione facendo loro intendere che non è un costo ma un investimento altamente produttivo.
Come giustamente avete osservato e proposto è quanto mai necessario che debbano essere valorizzate contrattualmente le professioni infermieristiche e con esse l’insieme delle professioni della salute non solo rendendo realmente e da subito spendibile il sistema degli incarichi professionali ma soprattutto adeguando ai valori medi dei corrispondenti trattamenti economici degli altri Stati europei la retribuzione economica fondamentale e accessoria compresa la specifica indennità infermieristica.
Questa organica politica di programmazione legislativa e contrattuale deve essere lo strumento con il quale valorizzare adeguatamente le professioni infermieristiche per dare il giusto e il dovuto ai professionisti in servizio ma soprattutto per rendere realmente appetibile e gratificante alle giovani generazioni la scelta di laurearsi in tali discipline e di conseguenza esercitarne la professione, auspicando, così, anche il rientro delle infermiere e infermieri che hanno scelto di esercitare all’estero.
Usando il vostro linguaggio per curare il SSN e ridargli la potenzialità riformatrice che ebbe con la legge 833/78 sia necessaria una visione “olistica” dei provvedimenti da proporre ed adottare per valorizzare con le professioni infermieristiche l’insieme delle professioni della salute e per questo il PD ha una visione e una proposta organica delle innovazioni che debbano essere adottate dalla riforma delle specializzazioni mediche, evolvendo le borse di studio in specifici contratti di formazione lavoro, rendendo gli specializzandi una risorsa per il SSN, all’insieme delle altre professioni sanitarie e sociosanitarie sino alla riforma ordinamentale e formativa degli operatori sociosanitari in grado di collaborare con le professioni infermieristiche e con le altre professioni in una modalità più adeguata ai nuovi bisogni di salute e all’evoluzione dell’organizzazione del lavoro in sanità.
Per un Patto per il lavoro dei professionisti produttori di salute
La crisi della “presenza” di infermieri, di medici e degli altri professionisti della salute nelle strutture del SSN, non è solo quantitativa per carenza di organici; essa al contrario ha profonde ragioni “esistenziali” se con tale termine intendiamo la percezione del valore che si attribuisce al lavoro sanitario.
Una crisi profonda che nasce da decenni di svilimento delle professionalità, dell’autonomia decisionale e della capacità di incidere dal basso per creare nuove sinergie indispensabili per trasformare il lavoro individuale in impresa collettiva
Da qui per il PD bisogna partire per rifondare il lavoro; per questo proponiamo “un patto del lavoro sanitario e sociosanitario” che getti le basi per creare quel general intellect attraverso cui rilanciare partecipazione e innovazione nelle pratiche sanitarie e sociosanitarie, partecipazione da declinare in nuovi termini riconoscendo al professionista un’autonomia effettiva che non può essere compressa dal management aziendale, evitando degenerazioni autoritarie e oppressive
Il nuovo “patto per il lavoro sanitario e sociosanitario” permetterebbe, per il PD, di superare la crisi investendo sulla qualità della risorsa umana e non solo sul rafforzamento di organici demotivati e frustrati facendo sì che, invece, essi diventino protagonisti convinti e consapevoli della ricostruzione del SSN dopo l’infausto periodo dei tagli rifondando, contestualizzando e rivitalizzando i valori fondanti della legge 833/78, sempre quanto mai attuali, un vero e proprio “ritorno al futuro”.
Patto per il lavoro che potrebbe far svolgere al Ministero della Salute, finalmente, un ruolo realmente di indirizzo e programmazione nazionale sul mercato del lavoro nel SSN con la partecipazione, la condivisione e il protagonismo positivo dei professionisti e degli operatori della Salute e delle loro rappresentanze sindacali e professionali».
Sandra Zampa
Segreteria Nazionale PD – Responsabile Salute