Tra le tematiche emerse durante gli Stati Generali del giovane medico è l’assoluta necessità di salvaguardare il numero che «non deve essere “chiuso” bensì programmato in base alle esigenze del SSN da qui ai prossimi anni». Queste le considerazioni del coordinatore dell’Osservatorio Giovani medici Fnomceo a Sanità Informazione
Agli Stati Generali del giovane medico – che si sono svolti a Roma – si sono confrontate tutte le associazioni e le sigle dei giovani professionisti e sono emerse difficoltà comuni. I temi più discussi sono stati la necessità di mantenere il numero programmato nell’accesso al corso di Medicina e l’imbuto formativo nel quale molti laureati vengono intrappolati.
Alessandro Bonsignore, Coordinatore dell’Osservatorio dei Giovani professionisti della Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) ha tracciato con noi un bilancio della giornata e indicato quali sono le priorità da cui partire per migliorare la difficile situazione dei giovani medici italiani.
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Agli Stati generali del giovane medico sono emerse tutte le problematiche esistenti e le soluzioni condivise: quali sono?
«È stata una giornata storica: per la prima volta abbiamo messo a sedere tutte le associazioni e le sigle di giovani professionisti che si occupano delle problematiche inerenti l’inizio della carriera dei giovani medici. Sono emerse criticità comuni: c’è una condivisione assoluta delle problematiche principali e questo ci consente di poter uscire all’esterno con una voce univoca che possa essere ascoltata. La prima, tra le tematiche emerse, è l’assoluta necessità di salvaguardare il numero che non deve essere “chiuso” bensì programmato in base alle esigenze del SSN da qui ai prossimi anni. Sappiamo che chi entra oggi nel corso di Laurea in medicina non può sanare la carenza di medici che c’è oggi perché sarà pronto per entrare nel sistema tra 10-12 anni: c’è stata una programmazione e va consentito a tutti coloro che entrano nel sistema medicina di poter trovare, al momento della laurea, una scuola di specializzazione che li accoglie per poter completare il proprio percorso formativo. L’altra grossa tematica che è emersa è quella dell’imbuto formativo. Non c’è carenza di medici ma di specialisti; ci sono molti colleghi laureati pronti per essere avviati ad un percorso di formazione ma per problemi di natura prettamente economica non ci sono le borse necessarie a poterli formare. Ecco che allora anche le Regioni , che in questi giorni stanno paventando la necessità di assumere medici dall’estero o richiamare pensionati al lavoro per colmare le carenze di personale, dovrebbero investire le risorse in formazione. Risorse che evidentemente ci sono se si pensa di assumere nuovo personale: ecco dovrebbero essere utilizzate per creare borse di formazione regionale e consentire a 10mila medici pronti di entrare a far parte del sistema. Medici italiani, formati qui e su cui il paese ha investito ed è giusto che trovino una collocazione lavorativa».
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Un’altra cosa: la Fnomceo ha lanciato il portale “Dottore ma è vero che…?” un anno fa: qual è il bilancio?
«È un bilancio assolutamente positivo. Una delle battaglie più importanti che è necessario portare avanti è quella contro le cosiddette fake news. Il progetto “Dottore ma e vero che…?” consente di creare e diffondere un po’ di cultura tra i cittadini che troppo spesso si rivolgono a mezzi di informazione non accreditati. L’obiettivo è eliminare delle convinzioni che sono frutto di un passaparola privo di un qualsivoglia fondamento scientifico dall’opinione comune. Ecco quindi che far passare dei messaggi corretti, seri – penso ad esempio alla tematica dei vaccini che una di quelle più attuali – è fondamentale per far capire alle persone che è giusto che si parli di sanità nella maniera più comprensibile possibile ma anche che chi ne parla sia competente sull’argomento».