Da quando è scoppiata la pandemia, e ancor di più con l’inizio della campagna vaccinale anti-Covid, le aggressioni verbali e fisiche contro scienziati e operatori sanitari si sono moltiplicate. Oltre quelle che hanno colpito medici “famosi”, ce ne sono centinaia di altre lontane dai riflettori. Insieme alla sempre più diffusa cultura No Vax, questo è […]
Da quando è scoppiata la pandemia, e ancor di più con l’inizio della campagna vaccinale anti-Covid, le aggressioni verbali e fisiche contro scienziati e operatori sanitari si sono moltiplicate. Oltre quelle che hanno colpito medici “famosi”, ce ne sono centinaia di altre lontane dai riflettori. Insieme alla sempre più diffusa cultura No Vax, questo è il segno che il rapporto medico-paziente si sta progressivamente usurando.
«Recuperare si può e si deve – dice Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi – che annuncia così il lancio del corso di formazione professionale Ecm di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club intitolato “Il counselling in ambito sanitario. Come costruire una relazione efficace con il paziente”. «Si tratta del nostro unico corso di aggiornamento professionale da 30 crediti, un numero importante se si considera che il prossimo 31 dicembre scade la proroga concessa agli operatori sanitari per assolvere ai propri obblighi formativi», sottolinea Tortorella.
Trentadue crediti sono tanti anche e soprattutto per il valore che in questo momento, più che mai, assume il counselling sanitario: «Il counselling sanitario è uno stile comunicativo che rende fertile la comunicazione con i pazienti, i caregivers e i colleghi», spiega Lucilla Ricottini, formatrice esperta nei campi della comunicazione in sanità e della gestione dei conflitti, nonché responsabile del nuovo corso Consulcesi. «La relazione con la cura è complessa come poche altre. Nel corso di formazione per i medici e i professionisti sanitari – continua – si è dato per scontato il possesso di abilità elementari sufficienti per costruire una relazione di cura soddisfacente. Nel passato nessuno si è occupato veramente a insegnare come entrare in una relazione, come stare e come chiudere e uscire una relazione di cura, ovvero il ciclo del contatto. In realtà, non tutti gli operatori sanitari, anche quelli particolarmente abili con la comunicazione quotidiana, sono dotati per natura di una specifica attitudine con la relazione interpersonale. Tra i modelli e approcci relazionali, il counselling sanitario rappresenta una proposta di grande valore».
Il corso si articola partendo dall’anatomia del sistema nervoso e dal funzionamento dei neurotrasmettitori, per poi passare alla biologia delle emozioni e alla teoria della comunicazione, arrivando poi al counselling, di cui si spiegano le radici, la teoria e diverse pratiche. Infine, viene descritta l’applicazione del counselling nello specifico ambito sanitario, anche come forma di prevenzione e gestione delle situazioni che generano violenza.
«Il percorso didattico proposto – spiega Ricottini – intende offrire gli strumenti per migliorare la qualità e l’efficacia della relazione tra professionista sanitario e paziente (e tra professionista e famiglia del paziente o colleghi), grazie allo sviluppo di maggiori capacità empatiche e all’acquisizione di competenze, tra cui: l’ascolto attivo, la riformulazione, le tecniche motivazionali e la gestione empatica dello stress e dei conflitti».
Il nodo centrale dell’attività del medico e di ogni professionista sanitario, secondo l’esperta, è la sua relazione con il paziente che di per sé è terapeutica: il medico stesso è la prima medicina. «Con il giusto approccio si può ottenere: adesione alla cura, attivazione delle risorse interne necessarie per affrontare la malattia, riduzione del vissuto ansioso e delle richieste di attenzione», sottolinea Ricottini. Anche la violenza e la generale sfiducia verso gli operatori sanitari, secondo l’esperta, si possono combattere con un’adeguata formazione. «Le abilità di counselling dovrebbero diventare parte integrante del bagaglio culturale del professionista sanitario, rendendo più efficace l’intervento e migliorando i risultati», conclude Ricottini.
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