Tra i candidati prevale la convinzione che la medicina territoriale vada cambiata
Dovevano essere in 1433 questa mattina a Milano Fiera padiglione 12 al concorso per medici di medicina generale della Lombardia, ma se n’è presentata circa la metà. La prova prevedeva un test composto da cento quesiti a risposta multipla su medicina clinica a cui rispondere in un tempo massimo di due ore. Per i candidati presenti si è trattata di una prova in linea con le loro aspettative.
«È filato tutto liscio, solo un rallentamento iniziale per i plichi da controllare – spiega Alessandro, al suo secondo tentativo dopo aver fallito per un soffio l’ammissione lo scorso anno –. E poi norme anti-Covid rispettate nei minimi dettagli: distanziamento di un metro e mezzo tra una postazione e l’altra, percorsi obbligati e mascherine indossate per tutta la durata della prova».
In palio 174 posti per una Regione che è stata tra le più dilaniate dal Covid. Un numero inadeguato a detta di tutti coloro che, con motivazioni diverse, questa mattina si sono presentati al concorso. C’è chi è alla prima esperienza in attesa di tentare l’ammissione alla scuola di specializzazione come Roberto che dice «non ho scelto di farlo, è una delle opzioni in attesa del test per anestesia e rianimazione in programma il prossimo settembre». O chi, come Daniele, dopo dieci anni di medicina d’urgenza ha deciso di cambiare vita. Giulia, che ammette di aver trovato difficoltà nelle domande di cardiologia, spera, «dopo una sostituzione provvisoria, di ottenere la titolarità». Andrea a distanza di un anno dalla laurea e un’esperienza sul territorio, ha deciso di tentare il concorso perché «la situazione è disperata. Quando mi sono staccato per dedicarmi agli studi, hanno fatto molta fatica a sostituirmi».
Per tutti sarebbe necessaria una riorganizzazione capillare della medicina territoriale. «Occorre puntare su studi associati – sottolinea Andrea –. Purtroppo invece sono poco diffusi e per il momento non è chiara la situazione: mancano risorse o la volontà di capire qual è il problema?».
Gli fa eco Alessandro che lamenta una criticità nella provincia di Mantova per i troppi medici di medicina generale in età da pensione senza sostituti. «Sarebbe importante capire quali sono i fondi futuri che verranno stanziati – sottolinea -. Di sicuro la medicina territoriale è stata trascurata». Chi come Monica è al secondo tentativo ricorda che «lo scorso anno i posti disponibili erano 330, oggi 174. Non si capisce perché. Non è un concorso per titoli o per merito, è un passaggio obbligato».
«La pandemia ha messo in luce la fragilità del sistema sanitario italiano che è un colosso con i piedi di argilla – incalza Daniela –. Tanti medici laureati non hanno avuto l’opportunità di specializzarsi e questo grava su tutta la collettività, sui medici che si sono trovati ad affrontare l’emergenza e sui pazienti che hanno subito i tagli della sanità e di conseguenza la carenza di personale».
E per cambiare prospettiva ai tanti medici di medicina generale che oggi si sono trovati ancora una volta la strada sbarrata, i consulenti Consulcesi presenti all’uscita hanno suggerito possibili soluzioni: «Ci battiamo affinché il numero dei medici in futuro sia più alto rispetto alle esigenze del Paese e che questi test si svolgano in maniera regolare», dice ai nostri microfoni Francesco Giordano.
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