Oltre mille medici alla Fiera di Roma per il concorso di accesso al corso di formazione in Medicina Generale del Lazio. Cardiologia e infettivologia le materie dominanti. Tamponi obbligatori, anche per i vaccinati
Un luogo enorme e dispersivo come la Nuova Fiera di Roma raramente può sembrare gremito. Oggi tra i tunnel che portano ai padiglioni c’erano circa 1300 persone, pronte a sostenere il concorso per l’accesso al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale 2020-2023 della Regione Lazio.
Rimandato già due volte: l’anno scorso per la pandemia e a gennaio per l’insorgere della nuova ondata, finalmente è stato possibile realizzarlo. Nel Lazio, dato che ogni regione ha un suo bando specifico, sono disponibili 101 posti. «Un po’ pochi, anche a voler essere estremamente positivi» ci dice scherzando un giovane dottore uscendo dalla prova. «Specie in vista delle tante carenze che la pandemia ha sottolineato – aggiunge -. Si sente ovunque lamentare la mancanza di medici sul territorio, eppure a quanto pare il fabbisogno non rispecchia questa esigenza».
La prova di due ore si componeva di 100 quesiti di medicina clinica a risposta multipla. I primi usciti l’hanno descritta come fattibile, sebbene le domande fossero piuttosto precise. Cardiologia, infettivologia e nefrologia le materie più ricordate dai candidati in uscita, tutti provvisti di mascherina Ffp2 e ben distanziati anche dalla sicurezza.
Le norme anti-Covid sono state il punto focale dello svolgimento della prova. Alcuni candidati raccontano di banchi distanziati, ingressi scaglionati e attenzione alla disinfezione delle superfici. Ognuno ha avuto in consegna una penna personale. Inoltre, ci spiegano, era necessario portare con sé una certificazione di tampone effettuato entro le 48 ore precedenti e un’autocertificazione che attestava di non avere i sintomi caratteristici di Covid-19.
Non tutti però, sono riusciti ad accedere alle aree in cui si è svolta prova. Qualcuno aveva fatto il tampone troppo tempo prima, altri non sapevano fosse necessario portarlo essendo vaccinati con seconda dose. A raccogliere le segnalazioni di irregolarità era presente Consulcesi, network legale di riferimento per i professionisti sanitari, pronta ad aiutare in caso di necessità con il ricorso. Una delle consulenti presenti ha parlato di questi casi a Sanità Informazione, chiarendo che alcuni candidati hanno riferito di non aver ricevuto la comunicazione che li avvertiva dell’obbligo di tampone.
Per evitare possibili irregolarità durante lo svolgimento del test ai partecipanti è stata consegnata una busta in cui tenere il cellulare, anche se qualcuno, raccontano dei candidati ai nostri microfoni, aveva con sé un secondo apparecchio elettronico. Prontamente segnalato è stato poi messo in sicurezza, prima ancora che cominciasse la prova.
Molti dei candidati hanno riferito di inseguire da tempo il sogno di diventare medico di medicina generale. «È uno dei mestieri sanitari più utili alle persone. Risolve il continuo problema della vicinanza sul territorio e allarga il concetto di missione che c’è all’interno», ci spiega uno dei medici. Un altro vorrebbe però che giorno della prova e modalità di ingresso ai corsi venissero equiparati a tutte le altre specializzazioni: «Perché affidare questo test alla gestione regionale? – si chiede un candidato -. Sembra che la medicina generale sia una branca di serie B, quando è il primo gradino di consulto vero tra medico e paziente».
Molte le proteste anche sulla borsa di studio prevista per chi dovesse passare il concorso. Rispetto alle altre specializzazioni di molto inferiore e tassata, sebbene permetta di accettare anche altri incarichi e sostituzioni durante la formazione. «È vero che ci sono delle concessioni, ma non è nemmeno corretto che si debba ricorrere ad altri incarichi per poter totalizzare uno stipendio, quando anche noi ci stiamo specializzando e dovremmo concentrarci su quello che facciamo», conclude una dottoressa.
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