Cronaca di una giornata significativa per il futuro di oltre 60mila ragazzi. Da Milano a Palermo, tra nervosismo, speranza e proteste contro il numero chiuso
La fine del test di Medicina è un grido di gioia che scoppia all’improvviso all’università Sapienza di Roma quando Wikipedia conferma a due ragazzi che hanno appena svolto la prova che Fiume è in Croazia. Hanno risposto correttamente. Una chance in più di ottenere uno dei 14.020 posti disponibili. È la domanda che ricordano più ragazzi, quella su Fiume. Chissà come mai. Invece sono stati i quesiti di chimica quelli che hanno messo più in difficoltà gli aspiranti medici. Poi, tanta speranza e si spera in un pizzico di fortuna. Solo un candidato su cinque riuscirà ad entrare a Medicina.
Gli occhi sono quelli di chi ha superato la prova più dura e che, comunque vada, si è tolto un bel pensiero. C’è chi è più ottimista e chi crede potesse andare meglio. Chi ha già pronto il piano B in caso di mancato ingresso a Medicina e chi invece in cameretta ha incorniciato una propria foto da bambina con lo stetoscopio al collo, e non ci pensa proprio a fare altro nella vita. Se va male riproverà.
Racconti che accomunano le università di tutta Italia, dove la redazione di Sanità Informazione ha raccolto storie e testimonianze. E proteste, e polemiche. Proprio come ogni anno.
La mattinata è iniziata con il nervosismo e la voglia di fare che caratterizzano le giornate importanti. C’è chi sfrutta gli ultimi minuti per ripassare: sono 60 le domande a risposta multipla a cui rispondere in 100 minuti. Ma prima, bisogna superare i controlli anti-Covid, quest’anno arricchiti da nuove necessità.
Tutti muniti di mascherina FFP2, i partecipanti devono mostrare mostrare il Green pass e l’autodichiarazione, controllare la temperatura ed entrare scaglionati nelle aule adibite dagli atenei. Una situazione fin troppo simile a quella dello scorso anno, che si sperava sarebbe stata l’ultima.
Con l’arrivo dei plichi le commissioni svolgono gli ultimi controlli prima delle consegne. I ragazzi quindi iniziano la prova alle 13 precise.
Nel frattempo, come ogni anno, nei piazzali antistanti le università si riuniscono le associazioni studentesche che protestano contro il numero chiuso e le modalità di accesso a Medicina. “La pandemia l’ha dimostrato, il numero chiuso va cancellato!” tuona uno striscione. “Per togliere il numero chiuso non serve un miracolo ma più aule, più docenti e più finanziamenti” dice un altro, sorretto da alcuni manifestanti.
Presenti anche i consulenti di Consulcesi, network legale che da anni si occupa di sostenere medici e futuri medici nelle loro battaglie, pronti a registrare i nomi di chi fosse interessato a presentare ricorso, possibile fino a 60 giorni dopo l’uscita della graduatoria. I consulenti spiegano agli studenti quali sono le loro possibilità, anche alla luce delle recenti vittorie al Consiglio di Stato ottenute da chi aveva fatto questa scelta. A Roma, il network legale ha organizzato un flashmob con giovani in camice bianco, cappuccio rosso e la maschera tipica della “Casa di Carta”, serie tra le più popolari e seguitissima dai più giovani, la cui nuova stagione va in onda proprio lo stesso giorno del test d’ingresso a Medicina.
Molto tranquilla la situazione all’Università Sapienza di Roma, dove un cielo grigio ha accolto gli oltre 3.368 candidati che sosterranno la prova di ingresso nella città universitaria. Convocati in due gruppi sulla base del nome, hanno aspettato in fila all’ingresso i controlli del Green pass e hanno superato ordinatamente i cancelli.
Sanità Informazione ha intercettato la rettrice dell’università Antonella Polimeni: «Con Green pass è stato necessario mettere insieme un’organizzazione che ha permesso l’ingresso in tre scaglioni per evitare assembramenti. Sta andando tutto bene e per questo ringrazio il personale dell’ateneo». Ai ragazzi che protestano contro il Green pass obbligatorio per accedere all’università la rettrice ha risposto: «C’è assoluta necessità di tornare alla normalità, per essere in sicurezza il Green pass è una delle pietre miliari».
All’Università Statale di Milano si entra ordinatamente, anche se i controlli del Green pass vengono fatti random e non per ogni singolo studente, da quel che sembra all’ingresso. L’università Statale ha precisato che i posti quest’anno sono per Medicina e Chirurgia 475 + 7 per i non comunitari residenti all’estero (lo scorso anno erano 400+7), mentre per odontoiatria e protesi dentaria restano 60. Rispetto allo scorso anno a Milano c’è stata una diminuzione (erano 3610 lo scorso anno di cui 273 a Odontoiatria). In percentuale sono 72,3% donne e 27,7% maschi quindi sempre più donne vogliono diventare medico.
Presente anche il pro-rettore e preside della facoltà di Medicina Gian Vincenzo Zuccotti: «La principale novità – ha detto a Sanità Informazione – è che abbiamo aumentato di 75 posti la disponibilità: 475 posti in totale. Vogliamo continuare a mantenere una buona qualità della formazione quindi vuol dire non poter andare molto oltre questi numeri, per poter ospitare nelle nostre aule tutti i ragazzi, far loro frequentare sin da subito gli ospedali mantenendo un rapporto 1:1 tutor studente. Proseguendo in questa tradizione che vede i medici italiani essere i migliori a livello internazionale, tanto che chi va all’estero viene subito riconosciuto come ottimo».
A Bologna, in attesa che i ragazzi completino i 100 minuti di test, ci sono tanti genitori fuori dalle università. Alcuni già medici che, oltre a promettere ai loro figli aiuto e sostegno, lamentano la necessità di formare ancora più specialisti in Italia. Una mamma ci dice che preferirebbe un accesso diretto alla facoltà per la propria figlia e che spera che in futuro ad ognuno venga permesso di studiare ciò che desidera e di mostrare, con l’impegno, la propria serietà.
A Napoli all’Università Federico II dopo qualche assembramento iniziale, dovuto all’arrivo concomitante dei candidati, la situazione è tornata regolare. Nelle aule per il test si accede scaglionati dopo i controlli anti-Covid e appena entrati si riceve una mascherina FFP2 sigillata per sostenere la prova in sicurezza.
Presente la presidente della Commissione a Napoli Antonella Scorziello, ordinario di Farmacologia. «Il Green pass da presentare quest’anno non è una complicazione ma un’ulteriore richiesta che sta al passo con i tempi. Chi non è vaccinato deve sottoporsi al tampone e garantire così la sicurezza per tutti coloro che si cimentano oggi in questa prova», ha detto.
Riguardo le proteste contro il numero chiuso: «Il numero chiuso è una garanzia per la qualità della formazione degli studenti, non sta a noi deciderlo ma si tratta di una disposizione ministeriale e noi possiamo solo attenerci. Ma è certamente una garanzia per la formazione degli studenti»
Anche a Palermo, nonostante i cinque ingressi dell’Università, si registrano problemi di assembramento ai controlli. Nella città universitaria tutti i padiglioni sono stati adibiti per il test di Medicina.
Presente l’associazione studentesca “Vivere Medicina”: «Siamo i primi ad aver passato questo momento particolare – dice il rappresentante, Giacomo Caradonna -. Vogliamo dare una mano già dall’inizio della carriera universitaria, con consigli utili per il test stesso e per il corso di laurea. Abbiamo notato un’attenzione maggiore negli ingressi, ma anche nell’attenzione che finalmente viene riservata a questa professione. La pandemia ha mostrato quanto è importante la figura sanitaria».
A Firenze prima dell’inizio della prova ha parlato la presidente della commissione Betti Giusti, presidente anche della scuola scienze della salute umana. Ha sottolineato come tutti i candidati si siano fatti trovare preparati e responsabili con tutti i documenti necessari per partecipare al test. L’ateneo ha messo in campo oltre 140 persone per l’accoglienza, dalla protezione civile, alla croce rossa e ai volontari dell’università. Betti Giusti ha ricordato che l’Università di Firenze già dal 2019, come ateneo virtuoso, ha aumentano di circa il 20% i posti a disposizione per la facoltà di medicina, prima quindi dell’aumento deciso a livello nazionale. Le presenze si sono attestate intorno al 90% rispetto ai 1417 candidati previsti. A Firenze sono disponibili 378 posti per medicina e chirurgia e 33 per odontoiatria e protesi dentaria.
All’università degli studi “Aldo Moro” i ragazzi sono divisi per data di nascita in diversi plessi dell’ateneo. Le file sono ordinate, chi non ha una mascherina FFP2 deve ritirarla all’ingresso. In caso contrario l’accesso è interdetto. Vengono forniti con una busta grande e una piccola, nella prima andranno tutti gli oggetti che non possono usare durante la prova e nella seconda invece quelli che possono avere con sé come bottiglie d’acqua e documenti.
Fuori una protesta di Link Medicina Uguali, coordinata da Noemi Sassanelli che ai nostri microfoni spiega lo slogan “L’emergenza non è chiusa, la formazione sì”. «Noi riteniamo che il numero chiuso non sia il metodo per rispondere alla forte emergenza che abbiamo in merito alla carenza di strutture e di organico all’interno degli ospedali. Nell’ultimo anno e mezzo è emerso quanto effettivamente 53 miliardi di euro di tagli alla sanità abbiano messo in ginocchio il nostro Servizio sanitario nazionale e quindi la cosa che chiediamo a gran voce sono investimenti mirati per l’università, la ricerca, strutture e personale. Senza medici non c’è futuro» spiega.
«Noi proponiamo un ripensamento dei finanziamenti per avere più strutture e più insegnanti per formare più medici con accesso libero per tentare questo percorso formativo. Effettivamente il test non è obbiettivo e non tiene conto delle condizioni di partenza di studentesse e studenti: ciascuno viene da scuole differenti e ha mezzi economici differenti per potersi preparare».
Difficoltà nel mantenere le distanze e l’uso della mascherina prima di entrare. I controlli però procedono speditamente e subito dopo l’ingresso tutti inforcano le loro FFP2.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato