«La prima regola è conoscere le regole del gioco». L’intervista a tutto campo al presidente nazionale del Consorzio Gestione Anagrafica delle Professioni Sanitarie
«La prima regola è conoscere le regole del gioco». Sergio Bovenga, Presidente Nazionale CoGeAPS, si riferisce alla consapevolezza, da parte dei medici, della normativa alla base del percorso formativo che devono obbligatoriamente fare tutti i professionisti e operatori sanitari dopo la laurea e durante l’esercizio della professione. Ma quali sono le ‘regole’ che bisogna conoscere? Esistono meccanismi premiali per chi svolge il proprio debito formativo? L’esperienza sul campo quanto conta nella certificazione dell’esperienza maturata? A queste domande ha risposto il presidente dell’organismo che riunisce le Federazioni Nazionali degli Ordini, dei Collegi e delle Associazioni dei professionisti della salute.
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Dai numeri del CoGeAPS emerge una situazione formativa dei professionisti sanitari piuttosto chiaroscurale. Alcune proposte, come quella della rivalidazione delle competenze, potrebbero aggiustare il tiro?
«In realtà quella della rivalidazione dei titoli è una necessità sempre più sentita dalle professioni. Si tratta di un percorso che i medici stanno iniziando ad intraprendere in maniera sperimentale e volontaria. È bene sottolineare tuttavia che una parte assolutamente importante del processo di rivalidazione delle competenze è il completo assolvimento dell’obbligo ECM che, in qualche maniera, è una condizione prioritaria».
Per stimolare i professionisti quale potrebbero essere gli strumenti premiali in termini formativi? Per esempio nella scorsa regolamentazione sono stati attivati sconti sul numero di crediti, ci possono essere altri meccanismi premiali utili alla professione e alla carriera?
«Allora intanto la prima regola è conoscere le regole del gioco, fuor di metafora il sistema formativo offre molte opportunità e spesso gli stessi professionisti non conoscono la normativa e finiscono per non sfruttare le opportunità a disposizione. Per esempio, sapere che è possibile auto-formarsi e auto-certificarsi per lo studio di riviste tecniche, può essere utile al medico che in questo modo può incrementare le sue conoscenze e ottenere 10 crediti, è un’opportunità mancata se non lo fa. Non sapendolo il professionista studia le riviste e non dichiara di farlo, quindi questo si traduce in un danno, in un vulnus del percorso formativo che in realtà è ‘apparente’ perché non produce dei crediti ma aggiornamento. Un altro esempio è il dossier formativo: partecipare alla programmazione della propria formazione comporta già in partenza 10 crediti formativi, questo non tutti lo sanno e dunque si perde un ulteriore opportunità. Dunque io – prima di parlare di sanzioni o eventuali premialità – direi che bisogna conoscere le regole del gioco e utilizzarle nel miglior modo possibile, solo così vedremo crescere in maniera significativa il numero di colleghi in regola con i percorsi formativi».
Per concludere dai dati del CoGeAPS risulta che i medici si aggiornano su argomento attinenti alla loro specializzazione, questo elemento va in conflitto con la tesi per cui ci si aggiorna solo per rimanere in regola con l’ECM e non per interesse professionale?
«Si tratta di uno dei luoghi comuni del passato che oggi dati più completi stanno sfatando. Infatti in passato si diceva che i professionisti pur di far crediti andavano a formarsi su qualsiasi cosa, i dati che abbiamo dicono l’esatto contrario: i professionisti essenzialmente si aggiornano nelle discipline che esercitano quindi ‘manutengono’ le proprie competenze».