Il Presidente del Consorzio annuncia a Sanità Informazione che l’aggiornamento delle posizioni ECM di medici e professionisti sanitari è stato completato. E auspica la rapida approvazione dei decreti attuativi della legge Gelli: «Abbiamo aspettato abbastanza»
«Ce l’abbiamo fatta. Nonostante il periodo non certo felice che stiamo attraversando, siamo riusciti a smaltire tutte le posizioni arretrate che si erano accumulate negli ultimi anni». A parlare ai nostri microfoni è Enrico De Pascale, Presidente del CoGeAPS. Le posizioni cui fa riferimento sono le richieste di registrazione dei corsi ECM frequentati negli ultimi anni da tutti i professionisti sanitari. Il tono è soddisfatto: «Confermo quello che nell’ultima intervista, lo scorso autunno, era solo un auspicio. Ormai stiamo lavorando sostanzialmente il corrente».
È tornata quindi la normalità, e i ritardi che si erano accumulati a causa di una serie di motivi (dalla carenza di personale del consorzio all’arrivo di 200mila nuovi professionisti sanitari nel programma di educazione continua in medicina) sono stati recuperati. Medici e professionisti sanitari, quindi, possono finalmente controllare la propria situazione formativa ed essere certi di ricevere informazioni aggiornate, ricordando comunque che i provider possono impiegare qualche mese per inviare al CoGeAPS i dati di chi ha partecipato ai corsi.
E si moltiplicano anche i canali attraverso i quali si potrà controllare il numero di corsi frequentati e di crediti accumulati: oltre alla pagina riservata del sito del CoGeAPS, a fine mese verrà anche rilasciata una App cui accedere tramite SPID.
In questi mesi, tra l’altro, è ancora più importante avere chiara la propria posizione formativa. Il perché ce lo spiega lo stesso De Pascale: «Il 2021 è l’ultimo anno concesso dalla Commissione nazionale ECM per maturare crediti che possono essere spostati alle annualità precedenti. Dopo il 2021 questa attività non sarà più possibile, quindi è fondamentale che il professionista prenda atto della propria situazione formativa e colga questa ultima chance per sanare le proprie eventuali defiance. Dopodiché – puntualizza De Pascale – bisognerà applicare le norme. La formazione è un obbligo di legge e deontologico, e coloro che non avranno adempiuto all’obbligo formativo dovranno affrontare quello che le norme di legge e deontologiche prevedono».
Quindi fino al 31 dicembre è possibile rimediare ad eventuali trienni formativi (2014-2016 e 2017-2019) incompleti, e dal 2022 scatteranno controlli e sanzioni, che spettano agli Ordini: la norma prevede un illecito disciplinare che può andare dall’avvertimento alla sospensione, oltre ad una serie di ulteriori conseguenze.
«Ad esempio – spiega De Pascale – la certificazione ECM è una condizione necessaria per essere assunti nell’ambito dell’ospedalità privata che, in questo modo, non ha solo la certezza di avere professionisti migliori, ma anche di minimizzare i rischi possibili rispetto ad un’azione di responsabilità».
Formazione e responsabilità professionale infatti sono, e lo saranno sempre più, legate a doppio filo: «È ormai frequente che la giurisprudenza, sia civile che penale, ritenga una colpa del professionista il non essersi formato adeguatamente. E questo – aggiunge De Pascale – indipendentemente dall’adozione dei decreti attuativi della legge Gelli sulla responsabilità dei professionisti e delle strutture e sulle condizioni minime di assicurazione. Decreti – sottolinea – che aspettiamo da quattro anni. Credo sia un’attesa sufficiente per la piena applicazione di una legge definita rivoluzionaria».
Il testo infatti mette in relazione la formazione ECM e le assicurazioni professionali: «Ci auguriamo che il decreto possa finalmente trovare luce in tempi rapidissimi nella precisa formulazione che è stata approvata anche dalle professioni sanitarie riunite nella Commissione nazionale per la formazione continua, che prevede, per l’appunto, il conseguimento di una percentuale minima di crediti ECM per l’efficacia stessa della polizza assicurativa. Credo che sia un caso più unico che raro quello in cui le professioni si esprimono a favore netto, senza ombra di dubbio, sulla necessità della formazione, ovviamente fatta bene e non fine a se stessa».
No a corsi che in poche ore consentono di acquisire un numero spropositato di crediti, quindi, e «controlli su alcuni provider che potrebbero migliorare la propria offerta formativa». Ma al di là di sanzioni e premi, quello che è fondamentale per De Pascale è «un’opera culturale, spiegando sempre di più e sempre meglio che l’obbligo formativo è un’opportunità di crescita professionale. La sensibilità dei professionisti sanitari sul tema sta crescendo, e mi auguro quindi che la stragrande maggioranza sia in regola con i propri obblighi formativi».
Anche perché, ed è stata la pandemia ad insegnarcelo, trovare corsi di qualità anche a distanza è ormai semplice: «Senza la formazione a distanza negli ultimi 15 mesi non ci sarebbe stata formazione, e da qui non si può tornare indietro – conclude De Pascale -. Sono state talmente sperimentate l’efficacia, la comodità e l’economicità della FAD che non potrà che crescere».
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