All’Università di Ferrara primo anno con 600 studenti di Medicina, il triplo degli anni passati. Zauli: «Siamo riusciti a erogare lezioni frontali ed esercitazioni. Con il test d’ingresso selezioniamo in maniera non ottimale chi entra a Medicina e perdiamo per strada potenziali ottimi medici»
«Il nostro è un Paese inerziale, cambiare è difficile anche sotto il Covid». Un po’ sconsolato ma sempre battagliero, il vulcanico magnifico rettore dell’Università di Ferrara Giorgio Zauli racconta a Sanità Informazione il primo ‘allargamento’ della Facoltà di Medicina del suo ateneo, che lo scorso anno ha avuto un incremento record di posti, passati da 185 a 600. E quest’anno è pronta a fare il bis: di nuovo 600 posti, 65 dei quali destinati al polo di eccellenza di Cotignola in corso di accreditamento come IRCCS cardiochirurgico.
Tempo di bilanci anche per la pre-sperimentazione del meccanismo di selezione degli aspiranti medici, che ha visto un primo semestre comune ad accesso libero e poi una scrematura in base ai voti conseguiti nelle prime materie. Sistema che si sarebbe dovuto trasformare in una sperimentazione vera e propria, ma il passaggio è stato ostacolato dal Covid-19 e dal cambio di Ministro.
«L’allargamento è andato molto bene nel senso che uno dei timori del Ministero era la nostra capacità di gestire così tanti studenti – spiega Zauli -. Nei questionari che somministriamo agli studenti dove si giudica, sulla base delle risposte dei ragazzi, la qualità dell’insegnamento, abbiamo avuto risposte lusinghiere. Non solo non abbiamo avuto lamentele, ma addirittura i risultati di questi test sono anche stati considerati migliorativi rispetto all’anno precedente dove avevamo 185 studenti».
Positiva anche la gestione delle esercitazioni e delle attività di laboratorio: «Siamo riusciti a erogare non solo le lezioni frontali ma soprattutto le esercitazioni di istologia e di anatomia umana che erano quelle più problematiche rispetto a un numero così elevato di studenti. Questo grazie alla buona organizzazione dell’ateneo e al lavoro egregio dei nostri tutor di anatomia umana. Abbiamo anche messo a disposizione lezioni videoregistrate».
«Resta però il grande disagio del sistema a scorrimento nazionale – continua Zauli -: senza una scadenza per la scelta della facoltà, molti studenti hanno scelto definitivamente Ferrara solo una volta concluso il primo semestre o addirittura ad aprile-maggio 2020. Il sistema è totalmente in contraddizione con quello dell’accesso alle scuole di specializzazione dove la scelta avviene in pochissimi giorni e ha il pregio che a novembre i giovani colleghi specializzandi iniziano la propria attività con certezza in una data sede. Il Ministero è in piena contraddizione con se stesso perché agli specializzandi impone due-tre giorni al massimo per scegliere, mentre agli studenti di Medicina viene concesso un anno di tempo per scegliere».
Zauli è da tempo critico verso il test di ingresso a Medicina, spauracchio di migliaia di studenti, che quest’anno avrà luogo il 3 settembre. E ora i risultati della pre-sperimentazione gli stanno dando ragione: spesso gli studenti che non passano il test ma ripiegano su altre facoltà scientifiche conseguono risultati anche migliori di chi passa il test.
«Noi abbiamo sostanzialmente allineato il primo semestre di Medicina al corso di laurea in Biotecnologie indirizzo morfo-funzionale – spiega Zauli – a cui gli studenti si sono potuti iscrivere liberamente sulla base dell’ordine di prenotazione. Le posso anticipare che al momento non sembra che ci siano differenze statisticamente significative nelle performance di questi ragazzi. Almeno per quanto riguarda gli immatricolati puri, quelli nati nel 2000-2001 che non avevano già fatto un anno in una facoltà affine a Medicina».
«Se i dati saranno confermati ci dicono due cose – aggiunge il rettore dell’ateneo estense -: la conferma dell’assoluta inidoneità del sistema selettivo e il rischio di perdere studenti motivati che si iscrivono ad altri corsi di laurea con performance molto brillanti. Il danno è doppio: selezioniamo non in maniera ottimale chi entra a Medicina e perdiamo per strada potenziali ottimi medici. Sottolineo che gli insegnanti erano gli stessi per tutti gli studenti e la tipologia degli esami è stata scritta con quesiti multipli validati da una società di pedagogia medica e identici come livello di difficoltà per gli studenti di Medicina e di Biotecnologie morfo-funzionali, al fine di rendere omogeneo lo studio».
Il rettore di Ferrara però non si arrende e continuerà nella pre-sperimentazione. Intanto però contesta la scelta del ministro dell’Università Manfredi di aumentare i posti a Medicina, che quest’anno saranno oltre 13mila. «La scelta mi lascia molto perplesso – sottolinea Zauli -. Con un po’ di fantasia avremmo potuto sfruttare l’esperienza maturata in teledidattica in questi mesi di lockdown per iniziare già a settembre a somministrare le videoregistrazioni delle lezioni del primo semestre. A dicembre, poi, avremmo potuto fare un esame su scala nazionale sulle materie del primo semestre che avrebbe consentito una maggiore equità».
«Purtroppo la riforma dell’accesso all’università non sta andando avanti, non se ne parla più. Assurdo aver aumentato i posti quando fino all’anno prima c’era il piagnisteo al contrario: tutti i colleghi rettori non volevano aumentare i numeri perché mancavano le strutture, i laboratori, le aule. Non mi pare che adesso il problema sia superato. Anzi, con il Covid è peggiorato. Peraltro quando il ministro era presidente della CRUI si faceva portavoce delle lamentele degli altri colleghi rettori».
«I posti si possono aumentare ma è il metodo di selezione ad essere sbagliato – conclude Zauli -. Un meccanismo lungo, che comporta ritardi e studenti costretti a perdere un anno per rifare il test o in attesa di andare nella sede desiderata. Ci saremmo dovuti muovere in tutt’altra direzione».
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