L’associazione “Chi si cura di te”? nasce per promuovere i diritti dei giovani professionisti della salute, mirando al miglioramento della formazione medica e, di conseguenza, del SSN. «Oggi, il medico è una figura ibrida che deve ritrovare una propria identità e il suo ruolo di garante dell’equità dell’universalismo del SSN e quindi della democrazia, all’interno di un contesto di crisi economica e fortemente cambiato negli anni» così L. Paglione ai nostri microfoni
Lorenzo Paglione si sta specializzando in “Igiene e medicina preventiva” presso l’università Sapienza di Roma e fa parte dell’esecutivo nazionale del coordinamento dell’associazione “Chi si cura di te”? che nasce per promuovere i diritti dei giovani professionisti della salute, mirando al miglioramento della formazione medica e, di conseguenza, del SSN.
Nell’intervista concessa a Sanità Informazione, individua le difficoltà che caratterizzano il percorso formativo e lavorativo di un aspirante medico, differenziando tra gli specializzandi e i cosiddetti “camici grigi”, quei laureati che non hanno trovato posto nelle scuole di specializzazione, né al Corso di Formazione per la Medicina Generale.
LEGGI ANCHE: #6STATODISCRIMINATO: LA CAMPAGNA DI CONSULCESI PER I MEDICI DI BASE FA TAPPA AD ALESSANDRIA
«I problemi che oggi riscontrano i giovani medici sono tanti – spiega a Sanità Informazione – chiaramente, dipendono anche dalla categoria professionale e dalla tipologia di contratto che si ha». I “camici grigi” «sono colleghi al di fuori dei percorsi formativi, che vivono di guardie mediche, sostituzioni e lavori precari – aggiunge – e soffrono le incertezze della generazione attuale, di chi si approccia oggi al mercato del lavoro e si nutre di precarietà, partite iva e forme di contratti che non tutelano i diritti né permettono di pianificare progetti di vita personali».
LEGGI ANCHE: FORMAZIONE MMG, AUTUNNALI (SNAMI): «DISCRIMINAZIONE ECONOMICA RISPETTO A SPECIALIZZANDI PESA TANTISSIMO»
La situazione degli specializzandi è più complessa: «In linea generale, in molti atenei manca una forma di welfare diretto all’interno del percorso di specializzazione: a partire dalle mense fino ad arrivare all’assenza di strumenti a sostegno della genitorialità. Le criticità più grandi – specifica – sono legate al mancato rispetto dell’orario di lavoro e dalla difficoltà nell’usufruire di ferie e permessi. È necessario, riappropriarsi della differenza tra tempi di lavoro e tempi di vita, per arrivare a realizzarsi anche nell’ambito privato e personale».
Diritti violati, mancato rispetto dell’orario di lavoro, ma anche carichi di lavoro, eccessivi, “turni massacranti” che mettono a rischio anche la sicurezza dei pazienti: «A volte gli specializzandi vanno a sopperire alle carenze di personale del SSN – analizza Lorenzo Paglione -. Alcune Regioni stanno avendo parecchi problemi nell’assunzione di nuovi professionisti strutturati all’interno degli ospedali e questo si ripercuote sul professionista in formazione. In primis, lo specializzando dovrebbe essere sempre coadiuvato da un tutor strutturato nelle pratiche assistenziali. In più,- spiega – un professionista stanco non riesce ad occuparsi del paziente a 360° e questo può portare, nei casi più seri, anche al contenzioso penale se dovesse, malauguratamente, succedere qualcosa al paziente».
LEGGI ANCHE: IN FRANCIA C’È UNA CLINICA DEDICATA ALLA SALUTE MENTALE DI MEDICI E PROFESSIONISTI SANITARI
Per concludere, secondo Paglione, le professioni sanitarie devono riappropriarsi del ruolo di collante sociale che hanno perso: «Oggi, il medico è una figura ibrida che si ritrova a cavallo dei due millenni e deve ritrovare una propria identità all’interno di un contesto di crisi economica e fortemente cambiato negli anni. Attraverso l’acquisizione di competenze specifiche da intellettuale – termina – deve essere capace di agire e riscoprire il proprio ruolo di garante dell’equità dell’universalismo del SSN e quindi della democrazia».