Il 3 settembre gli aspiranti camici bianchi affideranno ad un test a crocette il loro futuro e i loro sogni. È davvero il modo più meritocratico con cui scegliere i medici del futuro?
Puntuale come ogni anno, il 3 settembre 2020 è il giorno della prova di accesso alle Facoltà di Medicina delle Università di tutta Italia. Decine di migliaia di aspiranti camici bianchi si ritroveranno ad affrontare il temutissimo meccanismo del numero chiuso: un test di ingresso composto da una serie di domande a risposta multipla, a cui è affidato l’ingrato compito di decidere chi può indossare il camice bianco e chi no, e dunque di determinare quale sarà la classe medica del futuro. Un sistema che, seppur esistente anche in altri paesi e ritenuto da molti come necessario per evitare un eccessivo affollamento di studenti, viene anche aspramente criticato per le sue modalità considerate non sempre meritocratiche: non solo dai candidati, dai loro familiari e da associazioni studentesche, ma anche da buona parte delle istituzioni. In questo reportage ricostruiamo la storia, le critiche, le irregolarità accertate e i ricorsi vinti dagli studenti che si oppongono a questa tipologia di selezione.
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