Come cambia la concezione della facoltà negli anni? Le paure e le speranze degli studenti del primo anno e di quelli dell’ultimo sono le stesse? Lo abbiamo chiesto direttamente a loro
Lui è iscritto al primo anno di medicina, lei all’ultimo. Lui sta affrontando la prima sessione estiva di esami, lei vede finalmente all’orizzonte la discussione della tesi. Ma come cambia la concezione della facoltà di medicina e chirurgia negli anni? Gli esami più difficili sono effettivamente quelli immaginati oppure ci sono ostacoli meno conosciuti ma più alti da dover saltare? Timori, mal di pancia e speranze sono sempre gli stessi oppure evolvono nel lungo percorso che conduce alla laurea? Sono alcune delle domande che abbiamo rivolto a Davide Ricci, primo anno di medicina all’Università Cattolica di Roma, e a Delia Bevilacqua, iscritta all’ultimo anno al Policlinico Umberto I. Che consigliano a chi si immatricolerà a settembre: «Non abbiate paura e lavorate con tanta perseveranza. Al contrario di quel che si pensi, medicina non è impossibile. Se ci stiamo riuscendo noi, potete farcela anche voi».
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