Lavoro e Professioni 5 Febbraio 2019 12:10

Medici di famiglia, è ancora polemica su norme per precari. Noemi Lopes (Fimmg): «Vigileremo, basta svilire formazione MMG»

La maggioranza ha ritirato l’emendamento Patuanelli che estendeva l’assegnazione degli incarichi convenzionali non solo ai medici di Medicina generale ma anche a quelli di emergenza-urgenza. Per il segretario della sezione formazione della Fimmg una soluzione per uscire dall’impasse potrebbe essere quella di separare il settore dell’emergenza dalla Medicina generale stabilizzando i precari del 118 direttamente nel loro settore

Medici di famiglia, è ancora polemica su norme per precari. Noemi Lopes (Fimmg): «Vigileremo, basta svilire formazione MMG»

Hanno protestato con forza. E alla fine hanno viste accolte le loro richieste. Parliamo del famigerato emendamento Patuanelli (che prende il nome dal capogruppo del Movimento Cinque Stelle al Senato) al Decreto Semplificazioni che estendeva l’assegnazione degli incarichi convenzionali non solo ai medici di Medicina generale ma anche a quelli di emergenza-urgenza e delle cure palliative e che poi è stato accantonato. Una norma che ha visto, sin dall’inizio, la netta contrarietà di Fimmg Formazione, guidata da Noemi Lopes: «Dobbiamo comunque tenere sempre alta l’attenzione – spiega Lopes a Sanità Informazione – perché ancora una volta questo è un tentativo di attaccare la Medicina generale perché è previsto che dei colleghi debbano essere ammessi a frequentare il corso senza una borsa di studio. Questo significa dire che la formazione di Medicina generale può non essere retribuita, attribuendole un valore inferiore rispetto alle specializzazioni».

Diversi erano i punti dell’emendamento contestati dalla Fimmg. Il testo della norma prevedeva che fino al 31 dicembre 2021 «i laureati in medicina e chirurgia abilitati all’esercizio professionale che siano stati incaricati, entro il 31 dicembre 2018 e per almeno 12 mesi anche non continuativi negli ultimi 10 anni, nell’ambito delle funzioni convenzionali previsti dall’accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di Medicina generale, previo superamento del concorso per l’ammissione al corso triennale di formazione specifica in medicina generale, accedono al corso di formazione specifica in medicina generale tramite graduatoria riservata, senza borsa di studio e nei limiti delle risorse».

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Inoltre veniva di fatto ‘regolarizzato’ anche chi ha compiuto una formazione in uno Stato membro dell’Unione europea e, ancora, veniva garantita la possibilità di accedere ai concorsi per l’emergenza-urgenza anche a chi «ha maturato, negli ultimi dieci anni, almeno quattro anni di servizio, anche non continuativo, comprovato da contratti a tempo determinato, da contratti di collaborazione coordinata e continuativa o da altre forme di rapporto di lavoro flessibile, presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario nazionale». Quanto basta per far alzare forte la voce dei giovani della Fimmg che da sempre sottolineano il trattamento da ‘cenerentola’ che il corso di Medicina generale riceve rispetto alla specializzazione.

«Quest’anno – continua Lopes – sono state stanziate duemila borse di Medicina generale per il corso di formazione e noi speriamo che l’anno prossimo questo numero venga mantenuto. Il pericolo è che dietro questo emendamento non si celi, in realtà, il tentativo di pensare ad una formazione gratuita che è più conveniente per lo Stato. È una cosa che noi non possiamo sicuramente accettare. La formazione dev’essere garantita a tutti i colleghi che sono nell’imbuto formativo. Sicuramente noi siamo contro il precariato. Non è una lotta contro i colleghi precari per i quali speriamo si trovino al più presto delle soluzioni che li possano tirare fuori da questa situazione di instabilità perché chiaramente è una condizione che dev’essere risolta però è chiaro che tutto questo non può essere fatto a discapito dei giovani medici perché con questo emendamento praticamente è come dire ai colleghi che vincere un concorso è in realtà più svantaggioso che non vincerlo».

Per Fimmg Formazione una soluzione per uscire dall’impasse potrebbe essere quella di separare il settore dell’emergenza dalla Medicina generale stabilizzando i precari del 118 direttamente nel loro settore senza dovere obbligatoriamente passare dal corso di formazione così come già avvenuto in diverse regioni.

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Segretario, in particolare cos’è che non vi convince di questa norma?

«Nel provvedimento è previsto che entrino i colleghi con un punteggio che ha garantito l’idoneità, ma pur essendo idonei passano prima i colleghi che hanno più anzianità di servizio. Da questo punto di vista si aprono le porte a una serie di contenziosi legali perché un collega che, risultando idoneo ma non vincitore, ha ottenuto un punteggio più alto paradossalmente viene scavalcato da chi – pur idoneo – ha un punteggio più basso soltanto sulla base dell’anzianità di servizio di quest’ultimo. Quindi si venivano a creare una serie di situazioni che dal punto di vista legale erano fortemente attaccabili, che avrebbero anche ritardato la pubblicazione delle graduatorie, l’accesso al corso, continuando a causare un aumento del ritardo dell’immissione di medici di Medicina generale nel mondo del lavoro e sappiamo benissimo che non possiamo permettercelo perché la carenza c’è seppur in maniera difforme sul territorio nazionale. Quindi si deve fronteggiare questo problema. Noi però continuiamo a sostenere che è l’investimento in Medicina generale e quindi l’aumento delle borse di studio il modo per fronteggiare questa carenza».

Avete in programma delle iniziative su questo punto?

«Stiamo continuando a monitorare la situazione perché il pericolo non è stato scongiurato del tutto e potrebbe ripresentarsi da un momento all’altro come più volte è stato presentato nel corso degli ultimi anni. Continueremo a farci sentire, a far sentire la nostra voce, siamo pronti ad attuare tutte le forme di protesta affinché non si ripresentino più situazioni del genere che sviliscono la Medicina generale e che danno la visione della Medicina generale come una medicina di serie B. Questo non possiamo tollerarlo quindi sicuramente continueremo ad andare avanti per tutelare questa nostra professione».

Quindi l’unica soluzione è aumentare i posti del corso di formazione di Medicina generale?

«Quello è un punto fermo. Sicuramente ci sono tante altre proposte da studiare e da valutare insieme, ma il punto di non ritorno dev’essere l’aumento delle borse e l’aumento dei posti che garantiscono la formazione ai nostri colleghi. Un provvedimento del genere avrebbe soltanto spostato in avanti il precariato, non avrebbe risolto il problema, spostandolo di fatto da una fase pre-formazione a una fase di post-formazione perché chiaramente si sarebbe venuto a creare un imbuto, al di là dei contenziosi che sarebbero potuti sorgere. Anche perché nel decreto stesso era prevista un’altra clausola: garantire una formazione complementare all’estero e poi ritornare in Italia quindi senza badare più al fabbisogno nazionale perché chiaramente salta ogni controllo e anche ogni garanzia di formazione su quella che è la conoscenza del nostro servizio nazionale. Quindi tanti punti che vanno a svilire la professione e la formazione: ricordiamo che la formazione in medicina generale non può essere svilita perché è importante avere medici del territorio vicini al paziente e consapevoli di tutte quelle che sono le problematiche della cronicità. Non possiamo continuare a dire ai giovani allontanatevi dalla medicina generale perché non è una medicina di serie A, perché si guadagna di meno durante il corso di formazione, perché il concorso non serve più: dobbiamo avvicinarli, dobbiamo rendere la Medicina generale più attrattiva da questo punto di vista».

Avete chiesto un incontro al Ministro?

«Si, siamo pronti a qualsiasi forma di dialogo con le istituzioni per trovare insieme una soluzione, però cerchiamo appunto di mantenere una posizione di contrarietà a questo provvedimento o a provvedimenti simili che possono danneggiare la dignità professionale dei medici di famiglia».

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