«Sul numero chiuso occorre un ripensamento da parte del Legislatore: tra dieci anni rischiamo di trovarci senza né medici né assistenza e la nostra sanità andrà a rotoli». Così la dottoressa Pisano a margine del convegno sulla Formazione Specialistica medica promosso da Sanità Informazione
Un diritto, quello allo studio, non un privilegio. La normativa sul numero chiuso pone problemi di “legittimità costituzionale” ed il rigido test d’ingresso ostacola il percorso di moltissimi ragazzi che hanno da sempre un sogno nel cassetto: diventare medici.
Ai microfoni di Sanità Informazione la dottoressa Ines Simona Pisano, magistrato del Tar del Lazio, esterna i suoi dubbi sul sistema che, ad oggi, regolava l’accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia ma che il Governo ha annunciato di abolire: «Noi abbiamo una normativa sul numero chiuso, a mio parere, che pone molti problemi di legittimità costituzionale» spiega il magistrato -. La prima questione è quella del diritto allo studio, il diritto di tutti i ragazzi a poter studiare per poi esercitare questa professione. La modalità di selezione attuale blocca tantissimi aspiranti medici».
«Mi sono occupata per tantissimi anni di questo argomento: è proprio mia una sentenza, in seguito confermata dal Consiglio di Stato e anche dall’adunanza plenaria, che per fortuna è riuscita quantomeno a limitare il numero chiuso al primo anno e non al secondo – specifica la dottoressa Pisano -. Il problema vero sarà che tra dieci anni noi non avremo più medici in Italia e non avremo assistenza – prosegue -. L’età dei medici attuali, ovviamente, cresce e si deve garantire un adeguato turnover altrimenti la nostra sanità andrà a rotoli» conclude.
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