La storia di Marco Mezzelani, che è diventato medico a 36 anni: «So bene che ci vuole fegato e pelo sullo stomaco per intraprendere la carriera del medico, ma farò tutto il possibile per aiutare i miei futuri pazienti»
Marco Mezzelani ha 36 anni quando pronuncia il giuramento di Ippocrate. Nelle mani stringe la pergamena che testimonia che è finalmente diventato medico. Ascolta l’inno di Mameli, segue attento gli interventi che si susseguono nel corso della cerimonia con cui l’Ordine dei Medici di Roma accoglie 600 nuovi camici bianchi come lui. Ripensa a tutta la strada fatta per arrivare alla laurea, e il suo volto si colora di orgoglio e commozione. «Forse sono il più emozionato dei colleghi, perché il mio percorso è stato un po’ più difficile…».
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All’inizio è stato il test di ingresso alla facoltà di Medicina a sbarrargli la strada, il famigerato “numero chiuso”: «Non sono riuscito ad entrare al primo tentativo – racconta Marco –. Il quiz era complicato, anche perché la scuola superiore non prepara a questo tipo di esame. E poi spesso non basta studiare e conoscere gli argomenti per superarlo. Bisogna saper gestire il tempo ed avere un’impostazione che consenta di affrontare il test nel migliore dei modi».
Il sogno di Marco di diventare medico, «semplicemente perché voglio aiutare gli altri, anche se sembrerà banale», non rimane però nel cassetto. Tra chi non supera il test, ci sono ragazzi che si arrendono e scelgono altre strade; alcuni, spesso vittima delle tante incongruenze burocratiche o formali a cui è soggetto questo discusso esame, superano l’ostacolo del numero chiuso presentando ricorso alla giustizia amministrativa che, proprio qualche settimana fa, ha riammesso alle facoltà di Medicina cento studenti. Proprio per segnalare queste problematiche e per avere tutti i chiarimenti giuridici e legali sul tema, prima e dopo l’esame, per gli studenti sono sempre presenti sindacati, associazioni studentesche e sportelli di consulenza on line come www.numerochiuso.info che da sempre aiutano le “matricole” a vincere la paura del test.
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Poi c’è chi si iscrive ad un’altra facoltà scientifica e, sfruttando il meccanismo previsto dall’ex articolo 6, segue lezioni e dà esami che consentono di non perdere l’anno e di presentarsi al test dell’anno seguente con una preparazione migliore. Marco si iscrive a Biologia, e l’anno successivo supera il test d’ingresso «ad occhi chiusi».
C’era ancora un ostacolo, però, sulla sua strada. Non previsto, né prevenibile: la malattia. Qualcosa che un giovane studente di medicina si prepara ad affrontare, ma che di solito sta dall’altra parte della barricata. «Ho avuto dei problemi di salute che mi hanno rallentato – racconta Marco –. Anche per questo sono un po’ più anzianotto rispetto alla media degli studenti di Medicina. È stato sicuramente il momento più difficile che ho dovuto affrontare mentre frequentavo l’università, ma non mi sono perso d’animo, e alla fine sono arrivato qui».
«Ecco perché sono particolarmente contento e orgoglioso di quello che, nonostante tutto, sono riuscito a portare a termine – continua Marco –. È la strada che ho scelto. So bene che ci vuole fegato e pelo sullo stomaco per intraprendere la carriera del medico, ma farò tutto il possibile per aiutare i miei futuri pazienti».
In realtà Marco ha già iniziato a lavorare e a prendersi cura dei primi malati facendo sostituzioni e guardie mediche. Quando lo incontriamo, ancora non sa se è riuscito ad entrare ad una scuola di specializzazione, ma l’ottimismo non lo abbandona: «Credo che si riesca a lavorare anche senza specializzazione. Sarà che adesso sono talmente felice di essere riuscito a diventare medico. Ma per ora vedo il mio bicchiere decisamente mezzo pieno. Cin cin…».