L’On. Rosalba Cimino (M5S): «È il momento di far venire alla luce il meccanismo attraverso il quale vengono prodotti i test di ammissione a Medicina». Il precedente del test (annullato) per entrare nella Scuola di Specializzazione in Medicina
Ebbene sì, anche solo una domanda formulata in maniera errata (o troppo ambigua) può falsare un intero test. Se poi moltiplichiamo il danno per tutti i partecipanti possiamo capire perché la Ministra dell’Università Maria Cristina Messa abbia annunciato che i quesiti errati o sotto osservazione contenuti nel test di ingresso alla Facoltà di Medicina dello scorso 3 settembre saranno annullati a tutti i partecipanti alla prova (poco più di 60mila candidati).
Ed è per questo che, tra le proteste e la concreta possibilità di affidare ad un ricorso le proprie chance di entrare in facoltà nonostante il danno subito, sono due le interrogazioni parlamentari sin qui depositate. Dopo quella dell’On. Manuel Tuzi (M5S) ne è arrivata un’altra da parte dell’On. Rosalba Cimino (anch’essa del Movimento 5 Stelle, nonché componente della Commissione Cultura).
«È il momento di far venire alla luce il meccanismo attraverso il quale vengono prodotti i test di ammissione a Medicina», dichiara l’On. Cimino, che spiega come la legge preveda «l’istituzione di ben due comitati di esperti, un tavolo tecnico chiamato per proporre gli argomenti oggetto del test», e un’altra commissione «chiamata a proprio a validare i quiz».
Alla luce di questo, per l’On. Cimino è «inevitabile domandarsi come sia possibile che sussistano irregolarità negli argomenti oggetto dei quesiti, con la presenza di nozioni che non fanno parte dei programmi ministeriali: sono errori macroscopici presenti tra le 60 domande del test».
L’interrogazione in questione mira, dunque, a chiarire «diversi punti proprio relativi alle commissioni in questione, ovvero come sia avvenuta la loro nomina e composizione, che è regolata secondo la legge, le modalità con le quali è stato svolto il loro lavoro e quindi come sono stati prodotti i test di ammissione». Chiedendo anche di visionare i verbali delle sessioni di lavoro.
Purtroppo, quando in ballo c’è così tanto e si gioca sempre sul filo del rasoio (anche variazioni minime nel punteggio totale di un candidato possono sancire l’entrata o meno dello stesso in facoltà e, dunque, decidere il suo futuro professionale) qualunque soluzione venga proposta non accontenterà mai il 100% dei diretti interessati.
E proprio in termini di domande sbagliate c’è un precedente parecchio significativo. Non riguarda il test di ingresso alla Facoltà di Medicina ma alla Scuola di Specializzazione in Medicina. Poco cambia perché il metodo usato per selezionare chi entrerà nell’una o nell’altra è praticamente lo stesso: domande a risposta multipla. In quella occasione 11.242 aspiranti specializzandi (su un totale di 12.168) dovettero ripetere il test d’ingresso per una «grave anomalia nella somministrazione delle prove scritte».
Fu l’allora Miur (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, oggi Mur) a darne notizia, dopo aver ricevuto dal Cineca (il consorzio interuniversitario che si occupa della realizzazione dei test) la segnalazione di «un errore nella fase di codifica delle domande durante la fase di importazione». Furono in sostanza invertiti i quiz del 29 ottobre con quelli del 31 ma solo per quanto riguarda le domande generali delle aree Medica e dei Servizi clinici. Tutti quei candidati che dovevano rispondere anche a questo tipo di domanda hanno dovuto ripetere il test.
Fin qui abbiamo parlato solo dei problemi che possono sorgere nel momento in cui vengono decise le domande. La storia recente del numero chiuso però racconta anche di tante piccole irregolarità commesse da candidati che, piuttosto che prepararsi con serietà e costanza come tutti gli altri giovani aspiranti camici bianchi onesti, hanno provato la via più semplice.
Di notizie di ragazzi trovati con auricolari tramite i quali si facevano suggerire le risposte alle domande del test se ne sono lette tante. Addirittura c’è stato chi è venuto a conoscenza dei quesiti la notte prima della prova: è successo due anni fa, quando si è scoperto che, tra le 3 e le 5 della notte del 3 settembre 2019, ovvero il giorno dei test di ingresso a Medicina, si sono verificati picchi di ricerca su cellule epiteliali, Khomeini e crisi missili Cuba, ovvero tre degli argomenti che sono poi effettivamente comparsi la mattina successiva sui fogli degli studenti.
Queste ed altre irregolarità hanno generato negli anni migliaia e migliaia di ricorsi, con tantissimi studenti, precedentemente boccati, che sono stati ammessi alla facoltà in soprannumero. Forse, anche alla luce di quel che sta accadendo oggi con quest’ultimo scivolone, è arrivato il momento di mettere mano al sistema di selezione dei futuri camici bianchi in Italia.
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