Il chairman dell’azienda californiana a Sanità Informazione: «La realtà virtuale consente di imparare interventi rari e familiarizzare con procedure complesse senza far correre ai pazienti alcun rischio, collegando professionisti di tutto il mondo»
Una formazione sul campo senza rischi per i pazienti. La possibilità di imparare procedure che si incontrano raramente nel corso della propria carriera. L’opportunità di seguire lezioni e interventi che si svolgono dall’altra parte del mondo. Sono solo alcuni dei vantaggi offerti dall’applicazione della realtà virtuale in sanità, un settore in forte espansione soprattutto nell’ambito della formazione degli studenti e dell’aggiornamento continuo dei professionisti.
Leader mondiale della realtà aumentata e virtuale è l’azienda californiana EON Reality, il cui chairman è Ken Swain. Lo abbiamo incontrato al Festival della Scienza Medica di Bologna, e ci siamo fatti spiegare qual è la relazione tra sanità e realtà virtuale, che EON Reality utilizza per «il trasferimento della conoscenza», quindi per «formare i professionisti e migliorare le loro competenze».
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In che mondo la realtà virtuale offre dei vantaggi ai professionisti della sanità?
«Per esempio gli esperti possono provare una nuova procedura in un ambiente virtuale per conoscerla meglio ed esercitarsi prima di eseguirla su un paziente vero».
Ma si tratta di prodotti che vengono già utilizzati?
«Assolutamente sì. I nostri prodotti sono già presenti in alcuni ospedali e università d’Europa e degli Stati Uniti. Abbiamo anche sviluppato, con l’università Loyola di Chicago, un corso di formazione in oftalmologia che consente agli studenti di imparare procedure complesse che non incontrerebbero nel loro naturale percorso formativo. Grazie alla realtà virtuale e ad un semplice i-pad, invece, possono ripetere determinate procedure rare in modo molto accurato».
Che risultati avete ottenuto?
«Fantastici. Da un sondaggio che abbiamo condotto su circa 150 studenti, è emerso che oltre il 90% di loro raccomandava questo metodo e suggeriva di utilizzarlo anche in altre aree per imparare tutte quelle procedure che non possono essere apprese leggendo un libro o attraverso altri processi normali».
Secondo lei quali saranno le nuove frontiere della realtà virtuale applicata alla sanità? Cosa ci aspetta?
«Sicuramente insegneremo procedure molto complesse e potenzialmente rischiose. Riuniremo in un ambiente virtuale, e quindi protetto, chirurghi di tutto il mondo. Per esempio la nostra piattaforma “Virtual Trainer” consente ad un docente che è a Tokyo di formare professionisti che sono a Bologna, Los Angeles o a Londra. Ma la verità è che ci stiamo muovendo molto velocemente, e quindi non possiamo sapere dove stiamo andando».