Il deputato Cinque Stelle, relatore della proposta di legge sulla revisione delle modalità di accesso ai corsi universitari, denuncia il comportamento di alcune università che così penalizzano gli specializzandi. «Sottoporremo problematica al Miur» aggiunge
«Secondo la disciplina vigente, se una Scuola di specializzazione perde l’accreditamento è tenuta a rilasciare il nulla osta, ove richiesto, e consentire agli specializzandi il trasferimento presso un’altra scuola della stessa tipologia che potrà dunque accogliere gli studenti in sovrannumero. Tuttavia questo nella realtà non sempre avviene». La denuncia arriva da Manuel Tuzi, deputato M5S e relatore della proposta di legge sulla revisione delle modalità di accesso ai corsi universitari. «Ci sono, infatti, due categorie di scuole non accreditate, quelle che hanno richiesto l’accreditamento e non lo hanno ottenuto per mancanza dei requisiti previsti e quelle che non lo hanno richiesto. Anche in questo secondo caso quindi, le scuole non hanno ricevuto un formale accreditamento e pertanto sono comunque tenute al rilascio dell’autorizzazione al trasferimento, come tra l’altro confermato dalla stessa CRUI in una mozione del 25/07/2019, decisa all’unanimità. È quindi assurdo leggere di scuole che ancora negano questi trasferimenti: L’università dell’Aquila (Ginecologia, Neurochirurgia, Oncologia, Chirurgia Vascolare, Pediatria), Chieti (Urologia), Catanzaro (Ginecologia e Pediatria)».
«Proprio il Rettore dell’università di Catanzaro inoltre, nonostante la mozione della CRUI, decisa all’unanimità, ha presentato ricorso al Tar per eliminare l’obbligo di concedere il trasferimento in caso di mancato accreditamento (inteso anche come mancata richiesta) – prosegue Tuzi – Come Movimento Cinque Stelle non consentiremo altri comportamenti illegittimi, ci impegneremo affinché venga rispettata la Nota Direttoriale del 16/10/2017 e soprattutto affinchè venga assicurata la pubblicazione dei decreti direttoriali di accreditamento. Io stesso mi impegnerò a portare questa problematica in Parlamento ed a sottoporla al MIUR».