Sit-in di un centinaio di giovani medici davanti la Camera dei deputati a cui hanno aderito 11 sigle. Di Silverio (Anaao): «Pronto ad incatenarmi se non si risolve l’imbuto formativo». Solidarietà e vicinanza dai parlamentari di tutti i partiti, in piazza anche gli ex ministri Lorenzin e Grillo
«Se serve sono pronto ad incatenarmi fino a che non si risolve la questione delle borse di specializzazione». È battagliero Pierino Di Silverio, responsabile Anaao Giovani, tra i protagonisti della manifestazione che ha radunato di fronte Montecitorio un centinaio di medici specializzandi che continuano a far sentire la loro voce contro l’imbuto formativo che impedisce ogni anno a migliaia di laureati in Medicina di poter completare il percorso di studi con la specializzazione, costringendoli spesso a prendere la strada dell’estero. Il rischio è quello di creare una enorme platea di camici grigi, un pericolo che i manifestanti hanno rappresentato concretamente con un camice grigio appeso a una stampella. Neanche a dirlo, l’aumento di borse previste dal decreto Rilancio, pari a 4200, viene ritenuto assolutamente insufficiente.
Alla manifestazione, una delle prime dopo l’emergenza Covid, hanno aderito ben 11 sigle in rappresentanza degli studenti in Medicina, degli specializzandi e dei giovani medici: dall’Associazione Liberi Specializzandi a FederSpecializzandi, da GMAS Giovani Medici Anti-Sfruttamento a Giovani Medici per l’Italia, e ancora da Vento di cambiamento Fenix a Udu Unione degli universitari. Tutti uniti per chiedere alla politica di prendersi le proprie responsabilità e anche per manifestare la propria rabbia e frustrazione per un futuro incerto. Una rabbia che si è manifestata con il plateale gesto di voltare le spalle al palazzo della Camera dei Deputati togliendosi il camice in segno di protesta.
«Ho vissuto il precariato, so cosa vuol dire per un medico che ha studiato dieci anni non avere la possibilità di avere formazione e lavoro – continua Di Silverio -. Siamo l’unico paese al mondo che non assicura un medico di qualità e con certezze lavorative. Durante l’emergenza coronavirus sono state fatte delle manifestazioni di interesse che prevedevano che potessero essere assunti solo medici con contratti atipici e senza tutele per poi poterli rigorosamente mandare a casa. Quest’anno ci sono già 6mila colleghi che non possono accedere alle scuole di specializzazione. Al concorso si prevedono almeno 25mila candidati: ad oggi sono 4200 le borse aggiuntive una tantum. Ma aggiuntive rispetto a che numero? A quello dello scorso anno o a quello di due anni fa? I fabbisogni li conosciamo, come Anaao abbiamo fatto lo studio, ma è stato chiuso in un cassetto».
Sulla stessa lunghezza d’onda le altre sigle presenti: «Siamo laureati in Medicina, siamo medici, ma ora come ora non abbiamo un futuro – incalza Claudia Maccarrone di Giovani Medici per l’Italia –. Il nostro scopo è quello di curarci degli italiani e della sanità. Se un medico specializzato non ha la possibilità di laurearsi qui in Italia il futuro della sanità sarà disastroso. Se non ci sarà un rinnovo programmato di medici il Sistema sanitario andrà al collasso. Speriamo che questa emergenza abbia fatto aprire gli occhi alla classe politica».
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«Le 4200 borse stanziate non sono sufficienti – aggiunge Julia Ferent, Dipartimento Medico –. I laureati sono molti di più. Con la laurea abilitante gli studenti al concorso previsto per settembre saranno molti di più rispetto alle borse stanziate».
Per Gabriella Di Pietro di ALS – Associazione Liberi Specializzandi «questo aumento di borse di specializzazione non è sufficiente. Al concorso di settembre ci saranno circa 23mila medici che vorranno accedere alle scuole di specializzazione. Prevediamo che rimarranno fuori circa 10mila medici che probabilmente andranno all’estero a specializzarsi. Secondo lei c’è qualcosa di più importante della salute dei cittadini? Noi siamo qui a manifestare per il futuro della sanità».
Le sollecitazioni degli studenti hanno trovato il mondo della politica, uscito in massa dai Palazzi del potere, pronto a manifestare vicinanza al popolo degli specializzandi. Ora però si tratta di capire se dalle intenzioni si passerà ai fatti, un pensiero che si è sentito ripetere spesso in piazza.
Tra i primi ad aderire alla manifestazione l’ex ministro Carlo Calenda, leader di Azione: «Noi a novembre abbiamo presentato un piano sulla sanità dicendo che era stata definanziata per 37 miliardi e che c’era un problema di liste di attesa e di borse di studio. Ma nessun giornale ha scritto una riga perché non c’era l’emergenza Covid e allora ‘chi se ne frega’. Ma che oggi dobbiamo fare una manifestazione per quello che è evidente è ridicolo. Le cose strutturali si fanno laddove si pensa di prendere il consenso, ma nessun italiano è contrario a percorsi di studio strutturali senza imbuti formativi. Sono qui per cercare di spiegarlo agli italiani».
«Rendere strutturali le borse di specializzazione è solo una scelta politica. Non ho dubbi. Tutti dicono a parole che vogliono la sanità pubblica, l’istruzione pubblica, ma poi quando andiamo a fare la legge di Bilancio sono sempre il fanalino di coda. Fossi il capo di un partito, metterei queste due cose in cima, poi tutto il resto», sottolinea l’ex ministro della Salute e deputato del M5S Giulia Grillo.
Marcello Gemmato, Fratelli d’Italia, chiede di passare dalle parole ai fatti: «In tempi non sospetti si è sempre battuto per il superamento dell’imbuto formativo. Non possiamo far laureare 100 studenti in Medicina e non consentire a 100 di accedere alle specialità, perché per legge dello Stato possono accedere a concorsi pubblici solo studenti specializzati. Il coronavirus ha dimostrato la fragilità del nostro sistema sanitario. Abbiamo presentato al Dl Rilancio un emendamento per equiparare il numero di laureati a quello delle borse di specializzazione. Bisogna far seguire alle parole i fatti».
Folta anche la delegazione di Forza Italia: tra i presenti il medico e vice capogruppo al Senato Maria Rizzotti, Mariastella Gelmini, Giorgio Mulè, Annagrazia Calabria e Maurizio Gasparri. «Questi ingorghi formativi vanno ‘stappati’ – sottolinea Gasparri -. Abbiamo presentato emendamenti in questa direzione al Dl Rilancio. In questa fase di emergenza c’è bisogno di sanità, di rafforzare i presìdi. Bisogna far coincidere la domanda con l’offerta. Poi sennò ci troviamo con il paradosso di aver bisogno di medici dall’estero o che i nostri ragazzi vadano a lavorare in altri Paesi. Tutto ciò è schizofrenico».
«Se non ora quando» sottolinea l’ex ministro della Salute e responsabile Forum Salute del Pd Beatrice Lorenzin. «In questo momento tutto il Paese ha compreso fino in fondo l’importanza del sistema salute e nel sistema salute le persone fanno la differenza. Il tema dell’imbuto è una questione che ci portiamo avanti dalla crisi del 2008. Con l’emergenza Covid siamo arrivati quasi a 5mila borse di specializzazione. Renderle strutturali è difficile per le poche risorse a disposizione del Miur. Questa è una grande opportunità con i fondi che abbiamo a disposizione della sanità». Numerosa la delegazione Pd in piazza: oltre a Lorenzin c’erano Elena Carnevali, capogruppo in Commissione Affari Sociali, Paola Boldrini, capogruppo in Commissione Senato, i deputati Paolo Siani e Luca Rizzo Nervo.
«Mi auguro che questo sia il momento giusto per cambiare – sottolinea Luca Toccalini, deputato e segretario della Lega Giovani -. La settimana scorsa c’è stata una mozione unitaria in Commissione Istruzione per un aumento delle borse di specializzazione, ma ora serve una riforma strutturale. Sono preoccupato da cittadino nel sapere che nei prossimi anni più di 50mila medici andranno in pensione. Noi siamo a disposizione, deve essere una battaglia di tutti i partiti». Sulle contestazioni di cui è stato oggetto e che lo hanno visto discutere con qualche ragazzo, Toccalini non si scompone: «Io non sono qua per prendere consenso. Sono un ragazzo di trent’anni che ha avuto l’onere e l’onore di rappresentare i cittadini alla Camera e sono a disposizione di qualsiasi cittadino indipendentemente dal colore politico».
«Mi sembra un po’ una passerella politica – ammette Manuel Tuzi, medico e deputato M5S -. Bene la manifestazione ma alle chiacchiere devono seguire i fatti. Non bastano i 4200 contratti, non bastano. Con oltre 26mila candidati al prossimo concorso ci saranno solo 13-14mila posti a disposizione. Proviamo a stanziare i soldi e a dare una risposta a questa piazza e a tutti quei ragazzi che si sono formati dopo sei anni di Medicina e hanno diritto di continuare la formazione».
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