La proposta è in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato. Smi: «Finalmente connessione tra mondo universitario e territorio»
Una Scuola di specializzazione in Medicina Generale, di Comunità e Cure Primarie. Questo l’obiettivo dell’emendamento all’articolo 19 del Dl Semplificazioni firmato dalla senatrice Castellone (M5S) attualmente in discussione alla Commissione Affari Costituzionali. Una proposta che, se approvata, riordinerebbe la Scuola di specializzazione in Medicina di Comunità e Cure Primarie per consentire a chi ha questa specializzazione di esercitare l’attività di medico di Medicina Generale.
«Al fine di fronteggiare la carenza di personale medico – si legge nel testo – dedicato all’assistenza territoriale e cure primarie, la Scuola di specializzazione in Medicina di Comunità e Cure Primarie è riordinata, in tempo utile per l’avvio dell’anno accademico 2020-21 di riferimento per le scuole di specializzazione sanitaria, nella Scuola di specializzazione in “Medicina Generale, di Comunità e Cure Primarie”, il cui diploma consente l’esercizio dell’attività professionale di medico di medicina generale nell’ambito del Ssn».
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L’esercizio dell’attività di medico di medicina generale nell’ambito del Ssn sarebbe, inoltre, consentito anche ai medici in possesso di diploma di specializzazione in medicina di comunità così com’era costituita la scuola pre-emendamento. Una modifica che, si sottolinea ancora nel testo, non aggiungerebbe ulteriori borse di studio a quelle previste in precedenza, non gravando così sulla finanza pubblica.
«L’emendamento, a nostro avviso, propone una sterzata decisiva nella Medicina Generale» ha così espresso soddisfazione Delia Epifani, Responsabile Nazionale SMI Formazione e Prospettive. «Riteniamo che questa sia l’occasione – ha proseguito – per raggiungere finalmente una stretta connessione tra il mondo universitario e il territorio, uno snodo cruciale per il completo passaggio a Scuola di Specializzazione del Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale».
Una riforma nella formazione dei medici di famiglia, secondo Epifani, vede essenziale la presenza di una scuola di specializzazione, uniformemente ad altri Paesi europei. In quanto «è l’opportunità di riqualificazione, di ridefinizione di obiettivi formativi e di adeguamento degli standard qualitativi di tutti i poli formativi italiani».
«A questa norma, qualora fosse approvata – ha precisato – bisognerà affiancare un percorso dedicato ai medici che già hanno acquisito il diploma di formazione specifica in medicina generale e che vogliono conseguire la specializzazione in medicina generale, di comunità e delle cure primarie. Solo così si potranno azzerare le differenze nella formazione medica post-laurea e creare un canale formativo unico e di qualità per tutti i giovani medici».
Dopo la pandemia, per Smi è diventato evidente il «concreto bisogno d’investire nelle cure territoriali e nell’implementazione delle cure a domicilio avvalendosi dei device di supporto per la telemedicina».
«Siamo convinti – ha concluso Epifani – che sia arrivata l’ora di creare un percorso di formazione con standard qualitativo elevato su tutto il territorio nazionale, che tenga conto delle peculiarità regionali. È il momento di aumentare il numero di borse di specializzazione destinate alla medicina generale. È il momento di eliminare l’imbuto formativo e garantire una formazione alle migliaia di medici che da anni sono in attesa di completare il loro percorso post-laurea e di vedere riconosciuto il loro contributo nella cura dei pazienti anche e soprattutto nelle Regioni italiane in cui la totale assenza di programmazione e di lungimiranza ha creato una voragine nell’assistenza sanitaria territoriale. Occorre finalmente riconoscere ai medici già formati in medicina generale la valenza specialistica della loro formazione, per dare alla medicina di famiglia la dignità che merita, al pari delle altre specializzazioni mediche».