Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro sottolinea: «L’attuale sistema di accesso alle cosiddette ‘Professioni mediche deve essere immediatamente abbandonato in favore di un sistema più rispettoso dei diritti costituzionali»
Anche il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro scende in campo per una revisione del meccanismo di accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, a partire da Medicina e Chirurgia. Lo fa con un’iniziativa legislativa depositata in Senato, il Ddl 2326, intitolato “Norme per l’orientamento permanente e per l’accesso ai corsi dell’area sanitaria e bio-medica con specifico riferimento alle facoltà di medicina e chirurgia” che punta a formare i medici e i professionisti sanitari del futuro a partire dalla scuola secondaria di secondo grado.
“Le attività di orientamento ai percorsi di alta formazione nel sistema scolastico sono finalizzate a far emergere le reali attitudini del singolo studente e a fornire al sistema universitario il numero dei potenziali utenti” è l’incipit dell’articolo 1 del ddl.
«Alla base dell’iniziativa, c’è una riflessione della II commissione del CNEL sul numero chiuso – spiega a Sanità Informazione Gianna Fracassi, Vice presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro -. Nella fase pandemica uno dei problemi che abbiamo dovuto affrontare è stato quello di reperire personale sanitario per fronteggiare l’emergenza. Questo è dovuto in parte alla difficoltà di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e alla lunghezza del percorso. Questo ci ha fatto riflettere sul fatto che è necessario rivedere le norme per l’accesso e garantire degli strumenti di orientamento nella fase precedente all’accesso ai corsi».
Il Ddl disciplina la creazione di un corso telematico aperto e di massa (Massive on line open course – MOOC), di durata trimestrale e con verifica finale di merito, aperto agli studenti del quarto e quinto anno delle superiori. Verterà sulle materie utili alla preparazione all’accesso ai corsi di laurea dell’area sanitaria e bio-medica come anatomia, matematica, fisica, chimica, biologia, sistema sanitario con la possibilità di conseguire 15 Crediti Formativi Universitari (CFU) valevoli subito dopo il superamento del test di accesso all’università. Gli studenti avranno così già a scuola la possibilità di essere indirizzati verso le facoltà scientifiche di area sanitaria arrivando già preparati ai test di ingresso. E permettendo una programmazione adeguata dei posti disponibili in queste facoltà.
Nelle premesse, il CNEL contesta il sistema del “numero programmato”. «L’Italia – si legge nella relazione illustrativa – non ha posto in essere un sistema di accesso programmato, come chiedeva l’Europa, bensì di”numero chiuso”, un sistema che rappresenta un unicum a livello internazionale e che vede, ogni anno, migliaia di studenti che non superano il test alimentare ricorsi in sede amministrativa e giurisdizionale e una mobilità studentesca fondata impropriamente sulle direttive europee in materia di libera circolazione degli studenti e dei professionisti».
Una bocciatura piuttosto netta del sistema di accesso basato sui quiz, tanto che secondo la Commissione istruttoria II e l’Assemblea del CNEL «l’attuale sistema di accesso alle cosiddette ‘Professioni mediche’ deve essere immediatamente abbandonato in favore di un sistema più rispettoso dei diritti costituzionali di cui agli articoli 3, 33, 34 e 97 della Costituzione».
Concetti ribaditi anche da Gianna Fracassi: «Sarebbe importante superare il numero chiuso. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ha un tasso di laureati molto basso. Questa disposizione non è più attuale rispetto alle necessità del Paese. Bisogna partire dall’orientamento, anche per evitare la dispersione universitaria. Abbiamo bisogno di orientare e avere dei ragazzi che hanno la possibilità di sviluppare le proprie attitudini e fare una scelta più consapevole».
Da qui l’idea di istituire un grande corso online, unico a livello nazionale, dove gli aspiranti studenti di medicina possono imparare i primi rudimenti e capire se quella è la strada che fa per loro. Avrebbe inoltre il vantaggio di assicurare uniformità ai modelli formativi, tenuto conto dell’unicità del programma proposto.
La proposta del CNEL prevede che la determinazione del numero di posti nei corsi universitari ad accesso programmato a livello nazionale venga effettuata esclusivamente sulla base del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo, il cui monitoraggio va affidato al Ministero dell’università e della ricerca in via esclusiva.
«L’affidamento della determinazione dei posti al Ministero dell’Università – conclude Fracassi – risolve alcuni problemi di disallineamento che abbiamo rispetto agli stessi fabbisogni e rispetto alla normativa vigente che li colloca in parte in capo alle regioni. Nelle tante audizioni, abbiamo notato che c’è disomogeneità. Rivedere questo aspetto e garantire che tra università e università ci sia una maggior omogeneità può essere utile anche perché uno dei problemi è la differenza di posti messi a disposizione dalla università».
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