Le possibilità di accesso, rispetto allo scorso anno, sono aumentate del 7,4%, per un totale di 32.884. In vetta alla classifica, con il maggior numero di posti disponibili, c’è l’infermieristica che potrà accogliere 19.375 aspiranti infermieri. A Sanità Informazione i sogni nel cassetto e il parere degli studenti su difficoltà dei test e numero chiuso
Sessanta quesiti, tra logica, biologia, cultura generale, chimica, matematica e fisica in cento minuti. È questa la prova che hanno dovuto affrontare gli studenti che aspirano ad entrare nel mondo delle professioni sanitarie, per aggiudicarsi uno degli oltre 30 mila posti disponibili dal nord al sud della penisola. Le prove sono cominciate alle 13 in punto del 15 settembre e ad attendere i candidati fuori dalle aule c’erano genitori, nonni ed amici, molti dei quali più trepidanti degli stessi studenti. «Mia figlia adora i bambini e vorrebbe diventare un’infermiera pediatrica. Tanto è grande la sua passione che ha trascorso l’estate a fare del volontario proprio accanto ai più piccoli bisognosi di aiuto», racconta il papà di una candidata alla facoltà di Scienze Infermieristiche dell’Università Sapienza di Roma.
I posti variano a seconda della professione sanitaria: il totale è di 32.884, +7,4% rispetto all’anno scorso. In vetta alla classifica, con il maggior numero di disponibilità di accesso, c’è l’infermieristica che potrà accogliere 19.375 aspiranti infermieri, seguita dalla laurea in fisioterapia e in tecniche di radiologia medica, per immagini e radioterapia. In fondo alla classifica ci sono i corsi triennali in tecniche di neurofisiopatologia, podologia e tecniche audiometriche.
I test proposti non sono uguali per tutti, cambiano da ateneo ad ateneo e sul livello di difficoltà di quelli proposti alla Sapienza di Roma ci sono pareri discordanti. «Le domande non erano semplicissime, tanto che nell’indecisione ho deciso di lasciare qualche risposta in bianco». A parlare è Angelica che, per lavorare accanto a suo padre, un odontoiatra, sogna di diventare un’igienista dentale. Lucia, invece, vorrebbe diventare una fisioterapista: «Per un problema alla gamba ho dovuto fare fisioterapia dalla nascita fino al dodicesimo anno di vita. La figura del fisioterapista ha così accompagnato tutta la mia infanzia ed ora vorrei potermi formare adeguatamente per essere d’aiuto a chi ne avrà bisogno».
C’è chi aspira ad entrare nel mondo delle professioni sanitarie per seguire le orme di un familiare, chi in memoria di esperienze che hanno lasciato un segno indelebile nella propria vita, chi perché vorrebbe avvicinarsi quanto più possibile alla professione medica. «La mia vera ambizione è fare il medico – dice una delle candidate all’università Sapienza di Roma -, diventare infermiera è il mio piano B». Per Alessandra, che pure ha concorso al test di medicina lo scorso 6 settembre, diventare un professionista sanitario, invece, non è affatto un ripiego: «Voglio essere utile al prossimo, da medico o da sanitario non importa. Ciò che conta è che io riesca a lavorare nel mondo della sanità».
Contrari al numero chiuso la quasi totalità dei candidati: «Non possiamo giocarci il nostro futuro in cento minuti», dice un concorrente. «Sarebbe più giusto fare una scrematura nel corso del primo anno, così da offrire la possibilità ad ognuno di noi di dimostrare quello di cui siamo capaci», suggerisce un’aspirante tecnico di radiologia. Quanti giorni dovranno attendere questi giovani candidati alle professioni sanitarie per scoprire quale direzione prenderà il loro futuro è difficile dirlo. Diversamente da medicina e veterinaria, la pubblicazione delle soluzioni del test per l’accesso alle facoltà delle professioni sanitarie dipende esclusivamente dalla volontà di ciascun ateneo, così come sono le singole università a stabilire modalità e data di pubblicazione delle graduatorie.
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