Oltre 9mila neolaureati in medicina non riusciranno ad entrare nelle scuole di specializzazione e nei corsi di formazione di medicina generale. La manifestazione per chiedere l’aumento delle borse di studio e l’introduzione degli scorrimenti della graduatoria
«Dà un fastidio mortale il silenzio che c’è intorno al dramma esistenziale che migliaia di giovani medici oggi stanno vivendo», ha dichiarato Giuseppe Lavra, Presidente dell’Omceo Roma. Silenzio mortale che circa 200 neolaureati in medicina, armati di camici bianchi, megafoni e fischietti, hanno inteso rompere organizzando, insieme ad Anaao e Fimmg, l’ennesima protesta contro l’insufficiente numero delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione. I contratti sono 6100, i candidati più di 15mila. Quasi 9mila medici, già laureati, non potranno quindi concludere il proprio percorso formativo. Si sono dunque ritrovati davanti al Ministero della Pubblica Istruzione a Roma, intonando diversi slogan e cori, chiedendo l’incremento del numero delle borse di studio, che dovrebbero essere almeno 8mila l’anno per corrispondere al fabbisogno del sistema sanitario annuale, e l’introduzione degli scorrimenti della graduatoria.
«Questo è un concorso lottomatica – continuano i ragazzi – che non premia la meritocrazia ma le scelte più astute dei nostri colleghi. Il meccanismo infatti prevede un concorso unico nazionale, senza test specifici per le varie specializzazioni, dopo il quale viene stilata una graduatoria unica. Dopo la pubblicazione, ogni candidato deve scegliere tre specializzazioni, la maggior parte delle volte in base al caso e non in base alle proprie aspirazioni. Infatti se si è in una posizione bassa in graduatoria, per sperare di entrare e di ottenere una borsa si tenderà a scegliere la specializzazione che offre più posti». Inoltre, si richiede a gran voce l’inserimento degli scorrimenti della graduatoria, come avviene in Francia o in Belgio, per evitare che alcuni contratti non vengano assegnati.
E cosa possono fare coloro che non riescono ad entrare? «Potranno fare turni di guardia, sostituire medici di famiglia o lavorare nelle strutture che assistono gli anziani, lavori che comunque non offrono opportunità di crescita e di carriera in futuro. Altrimenti, molti andranno all’estero. Ed è questa l’assurdità: medici che sono stati formati in Italia sono costretti ad andare a specializzarsi all’estero, e di questi 99 su 100 poi rimarranno là», ha commentato Camilla, che vorrebbe specializzarsi in radiologia. «Mi sono laureata a luglio 2016 e ho dovuto già aspettare di per sé un anno per l’abilitazione. Se riuscirò ad entrare con il prossimo concorso inizierò a frequentare le lezioni tra dicembre e gennaio, perdendo altri sei mesi; quindi perderemo in totale due anni della nostra vita, cosa inammissibile dopo un percorso di sei anni e i sacrifici che noi e le nostre famiglie abbiamo fatto».
Eppure, il nostro Paese di giovani medici ne ha bisogno, e anche abbastanza urgentemente: «Nei prossimi 10 anni in Italia andranno in pensione 60 mila medici – ha dichiarato il Presidente Lavra -. I medici attualmente in servizio sono 130mila, quindi stiamo parlando di quasi il 50% del personale». «Dobbiamo ricordare che i ragazzi che ottengono la borsa di studio oggi entreranno nel mondo del lavoro tra 5-6 anni, quindi la programmazione dei posti va fatta in base alla situazione lavorativa dei prossimi 5-6 anni. Per la medicina generale come Fimmg formazione abbiamo calcolato che sarebbe necessario raddoppiare il numero delle borse di studio attualmente offerte», spiega Michele della Fimmg.
L’imbuto formativo, così come viene chiamato questo sistema, andrà quindi a discapito non solo della classe medica e degli ospedali, ma anche dei pazienti, che non avranno a disposizione il numero adeguato di medici. Insomma in futuro «senza medici ci saranno solo miracoli», ecco lo slogan che i camici bianchi in protesta hanno mostrato in piazza davanti alle finestre del Ministero.