Dalle tradizioni familiari alla vocazione post pandemia, i racconti da tutta Italia dei ragazzi che si sono cimentati nei test di accesso a Medicina
Per alcuni è scritto nel destino, per altri è una tradizione di famiglia. Altri ancora hanno scoperto una vocazione, mentre su alcuni il corpo umano e il suo funzionamento esercita un fascino irresistibile sin da quando era bambini. «Da quando sono piccola è una cosa che ho dentro, non mi vedrei a fare nessun altro lavoro» dice una ragazza ai nostri microfoni. «Dalla prima elementare la medicina è stata una costante della mia vita», afferma emozionata un’altra.
È impossibile riassumere e racchiudere in schemi precisi il percorso di vita che ha portato ognuno degli oltre 65mila ragazzi candidati quest’anno ai test, a desiderare di diventare medico, di indossare quel camice bianco che per loro è un po’ come la divisa di un supereroe. «Volevo aiutare le persone da sempre, e crescendo ho capito di poter esaudire questo mio bisogno studiando Medicina» e ancora «La mia famiglia è piena di medici e infermieri. Essere medico era un sogno nel cassetto, ma non credevo in me stessa. La pandemia mi ha spinta a mettermi in gioco per realizzarlo» – ci dicono a Napoli.
Ognuno, nella giornata di martedì scorso, ha portato con sé in aula il suo bagaglio di certezze, speranze, esperienze oltre alla voglia di mettere a frutto un’estate di studio matto e disperato. Che, se tutto va bene, spalancherà le porte ad un sogno e darà più senso al futuro. «Mi rende orgoglioso aiutare le persone, credo sia il lavoro giusto per me» e «il corpo è una macchina perfetta, voglio approfondirne tutti gli aspetti» e ancora «vorrei diventare neurochirurgo perché l’esperienza del tumore al cervello di mio nonno mi ha molto segnata». Sono tante e diverse le motivazioni ma hanno tutte un comune denominatore: la voglia di aiutare il prossimo.
E anche la TV, in alcuni casi ha avuto un ruolo nella scoperta della vocazione. «Ho sempre guardato Grey’s Anatomy con mia madre» ci confessa una ragazza, mentre un’altra racconta che la sua passione per la medicina è nata «vedendo una serie tv in cui c’è una ragazza che si chiama come me alice, ed è medico legale, quello che io vorrei fare». E, a volte, sono le esperienze sentimentali, non per forza felici, a giocare un ruolo determinante, come ci racconta una ragazza di Milano: «Sogno di iscrivermi a psichiatria perché ho una vera e propria passione per la mente umana… e anche perché mi fidanzo sempre con casi umani»
E infine ci sono coloro i quali si sono trovati a invertire la rotta di un destino che sembrava già scritto: «Ho fatto il liceo classico – racconta un ragazzo da Roma – e magari ci si sarebbe aspettato che mi indirizzassi verso una facoltà umanistica. Invece ho sentito la chiamata ad aiutare gli altri, le persone che hanno bisogno. È per questo che spero di aver passato il test».
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