L’allarme del coordinatore dell’Osservatorio giovani medici di Napoli: «La laurea abilitante ha questa grande criticità, e a questo si somma il pasticcio burocratico del blocco dei contratti di specializzazione»
Scaraventati dietro le linee nemiche, praticamente dall’oggi al domani. Senza armi adeguate per combattere le quotidiane battaglie, quelle necessarie per vincere, definitivamente, la guerra al SARS-CoV-2. È questa la realtà in cui versano oggi molti neolaureati in Medicina, il rovescio della medaglia sull’espediente della laurea abilitante, pur benemerita per rimpolpare le corsie Covid sguarnite di personale. Il grido d’allarme è lanciato dal dottor Agostino Buonauro, coordinatore dell’Osservatorio giovani medici dell’Ordine dei medici di Napoli. Ecco cosa ha spiegato ai nostri microfoni.
«Molti giovanissimi medici si sono trovati, con l’iscrizione immediata all’Albo subito dopo la laurea, a passare dalle aule di università ai reparti Covid senza la dovuta preparazione. Un rischio enorme, perché questo virus è spietato. I giovani medici – aggiunge Buonauro – negli ultimi mesi sono stati assunti nelle U.S.C.A. (unità speciali di continuità assistenziale), dove vengono gestiti a domicilio pazienti lievemente sintomatici, ma che spesso hanno molte comorbilità. Il tutto, spesso senza avere una preparazione ad hoc o una sufficiente manualità per effettuare tamponi oro-faringei. Sono anche stati reclutati per i reparti che accolgono e curano persone sintomatiche al virus SARS-CoV-2, spesso senza un’adeguata formazione, mettendo a rischio la loro salute e quella dei pazienti. Penso ad esempio alle pratiche di vestizione e svestizione, che necessitano di competenze specifiche per essere condotte in sicurezza. Si tratta di reparti ad alta specializzazione, dove è rischioso impiegare personale neolaureato».
Ma non sono solo questi i problemi che attanagliano oggi i giovani medici. Come sottolinea Buonauro «c’è anche la questione del blocco dei contratti di formazione specialistica. Sappiamo che, fortunatamente, quest’anno le borse di specializzazione sono sensibilmente aumentate, pur non arrivando ancora a coprire completamente la domanda. Dopo il concorso, che si è svolto a settembre, ci sono stati dei ricorsi, alcuni legittimi altri no, da parte dei concorrenti sia su alcune specifiche tecniche del bando, sia sulla formulazione di due domande del concorso. Tutto ciò – continua Buonauro – ha rallentato la pubblicazione delle graduatorie nazionali e quindi l’assegnazione dei contratti, nonostante i colleghi abbiano già potuto esprimere le loro preferenze. Ad oggi, il Tribunale amministrativo ha posto come data il 15 dicembre, tuttavia – conclude – 22mila ragazzi si trovano ad avere già scelto una specializzazione ma, di fatto, non vi è ancora stata l’assegnazione ufficiale».
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