Lavoro e Professioni 8 Maggio 2020 11:06

Soli e senza futuro: ecco come si sentono i giovani in quarantena

Lavenia (psicoterapeuta): «Durante il lockdown aumentati gli stati d’ansia e gli attacchi di panico tra gli adolescenti. Troppe cattive abitudini: connessi 24 ore su 24, vanno a letto tardi e mangiano male». I risultati di “Giovani e Quarantena”, un’indagine che ha coinvolto 9.145 ragazzi tra gli 11 e i 21 anni, promossa dall’Associazione Nazionale Di.Te. in collaborazione con il portale Skuola.net

di Isabella Faggiano
Soli e senza futuro: ecco come si sentono i giovani in quarantena

Videochiamate, chat, webinar, conference call: così gli italiani hanno accorciato le distanze con amici, parenti e colleghi di lavoro durante il periodo di lockdown. E con gli stessi strumenti gli adolescenti sono riusciti a continuare l’anno scolastico in corso e a tenersi in contatto con i loro coetanei. Eppure, nonostante siano nativi digitali, molti tra questi giovani avrebbero preferito meno collegamenti virtuali e più legami reali, soprattutto con i propri genitori. È emerso dall’indagine “Giovani e Quarantena”, promossa dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, Gap, Cyberbullismo) in collaborazione con il portale Skuola.net, che ha  coinvolto 9.145 persone in età scolare tra gli 11 e i 21 anni.

«Tra le domande dell’intervista – spiega Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te., psicologo, psicoterapeuta e docente all’università Politecnica delle Marche – soltanto una prevedeva una risposta aperta. Abbiamo chiesto ai ragazzi come sarebbe stata la quarantena senza la tecnologia. E l’80% ha risposto che avrebbe vissuto meglio. La maggior parte dei giovani – sottolinea l’esperto – avrebbe preferito trascorrere più tempo con i propri genitori, magari dedicandosi a delle attività manuali. In altre parole, i nostri figli hanno bisogno di noi più che della tecnologia, ma non riescono a comunicarcelo».

Molti ragazzi, infatti, nonostante vivano in casa con uno o entrambi i genitori, si sentono soli. A percepire questo senso di solitudine è il 74% degli intervistati, per loro la tecnologia è social ma per nulla socializzante. Ma non è tutto: i giovani in quarantena non riescono ad immaginare il proprio futuro e alcuni sono a rischio depressione. «Negli ultimi giorni – continua Lavenia – sono tantissime le richieste che arrivano al nostro numero verde. Molti genitori, notando nei propri figli atteggiamenti o segni riconducibili ad ansia o attacchi di panico, ci contattano preoccupati».

LEGGI ANCHE: BAMBINI E LOCKDOWN, I PEDIATRI: «PREVEDERE PIANO PER RIAPERTURA SCUOLE IN SICUREZZA»

I giovani in quarantena hanno perso, da un giorno all’altro, il gruppo scuola, la possibilità di praticare lo sport abituale o di vedere gli amici il sabato sera. «La loro routine è stata completamente stravolta – continua lo psicoterapeuta – tanto che circa 8 ragazzi su 10 vanno a letto troppo tardi e si svegliano altrettanto tardi». Il 49% di loro dice di avere risvegli notturni e di sentirsi molto stanco la mattina seguente, mentre 4 su 10 indugiano nel letto faticando ad alzarsi e il 46% ha difficoltà ad addormentarsi. «Una instabilità – aggiunge Lavenia – che si ripercuote anche sulle abitudini alimentari: il 58% mangia di più e si concede qualche strappo alla regola, il 40% si attacca al cibo a qualsiasi orario, mentre il 45% non presta attenzione a ciò che porta a tavola. Solo per il 27% il lockdown ha avuto una ricaduta positiva, avendo  iniziato a seguire un regime nutrizionale più salutare».

E se queste sono le conseguenze di due mesi di quarantena, quali potrebbero essere gli effetti di un isolamento ulteriormente prolungato? «Considerando che la fase 2 per i più giovani non è ancora cominciata e che non sappiamo precisamente quando arriverà, quando le scuole riapriranno – dice Lavenia – rischiamo che nei prossimi mesi i ragazzi possano avere un umore sempre più basso e che questo, a sua volta, possa stimolare l’ansia o scatenare dei veri e propri attacchi di panico».

Un quadro che potrebbe essere ulteriormente aggravato dai disturbi da iperconnessione: «Studi scientifici dimostrano quanto un uso massiccio degli strumenti tecnologici possa attivare il circuito della ricompensa – aggiunge lo psicoterapista -. Pc, smartphone, tablet hanno la capacità di diventare magnetici, inducendo o aggravando i disturbi del sonno e dell’alimentazione e dando il via, in alcuni casi, a vere e proprie dipendenze». Ma non è solo l’abuso del mezzo tecnologico ad essere nocivo, possono esserlo anche i messaggi veicolati: «Lanciare sfide in rete è una delle nuove mode contro la noia. Ma spesso si tratta di giochi pericolosi che mettono a rischio la salute, come una delle challenge lanciate di recente che esalta la perfezione della forma fisica. Per partecipare alla sfida – spiega il docente universitario – è necessario filmarsi o fotografarsi nel tentativo di avvolgersi con un cavo per auricolari,  facendo due giri attorno al proprio girovita». E considerando che un cavo del genere è lungo circa 120 centimetri, per riuscirci bisogna essere molto più che magri. E chi non possiede un girovita 60 cosa è disposto a fare per ottenerlo?

 

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