Gli effetti benefici del massaggio infantile si possono suddividere in quattro aree: interazione, stimolazione, rilassamento e sollievo. Con il metodo Benso, invece, migliorano le funzioni esecutive e la motricità cognitiva di chi ha problemi del neurosviluppo, traumi cranici, ma anche negli anziani MCI (Disturbi Cognitivi Lievi). A Sanità Informazione le interviste di Simona De Angelis e Michela Battisti, terapiste della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva del CRC di Roma
Sostiene, protegge e stimola la crescita e la salute del bambino. È il massaggio infantile, un’antica tradizione orientale, riscoperta negli ultimi anni anche nel mondo occidentale. «Numerosi studi scientifici ed evidenze cliniche confermano l’effetto positivo del massaggio sullo sviluppo e sulla maturazione del bambino a livello fisico, psicologico ed emotivo», dice Simona De Angelis, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva del CRC di Roma, ai microfoni di Sanità Informazione.
Il massaggio infantile Aimic è stato fondato da Vimala McClure: «Negli anni 70, dopo anni di studi, ha perfezionato e messo a punto una sequenza di massaggio infantile che integra i principi del massaggio indiano e svedese con quelli dello yoga e della riflessologia plantare», aggiunge De Angelis. Il massaggio infantile può essere effettuato sia in gruppo che singolarmente. «Creiamo un setting sicuro e accogliente a terra, con tappetoni e cuscini che possano far sentire a proprio agio i genitori e mettere in sicurezza i bambini – spiega la professionista sanitaria -. Sarà l’insegnante di massaggio infantile a mostrare la sequenza di massaggio su una bambola, mentre soltanto i genitori potranno massaggiare direttamente il bambino».
Prima di iniziare a massaggiare il bambino, i genitori effettueranno delle attività di gruppo di rilassamento. «Il massaggio si effettuerà quando il bambino sarà disponibile, quindi nei momenti di veglia attiva, mai durante il sonno. Al termine della seduta si effettueranno delle piccole lezioni teoriche che andranno a sostenere i genitori su varie tematiche riguardanti il loro piccolo», dice De Angelis. I benefici del massaggio infantile si possono suddividere in quattro aree: interazione, stimolazione, rilassamento e sollievo. «L’Interazione promuove e favorisce il processo di attaccamento tra madre e bambino: si crea uno scambio attraverso il linguaggio sia verbale che non verbale, capace di far sentire il bambino amato, sostenuto ed ascoltato. Il genitore, inoltre, – sottolinea l’esperta – impara a riconoscere i segnali del bambino e inizia a sentirsi sempre più competente nell’ accudimento del suo piccolo».
«Attraverso la stimolazione del massaggio – spiega la Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva – si facilita il bambino nella conoscenza del suo schema corporeo, aiutandolo a distendere i muscoli e a coordinare meglio i movimenti. Migliora l’integrazione sensoriale e, attraverso la stimolazione tattile, accelera le connessioni neurali, favorendo la crescita della guaina mielinica». Il rilassamento muscolare è dato dai movimenti ritmici delle mani: «La ritualità dei gesti può favorire l’acquisizione del ritmo sonno-veglia e scaricare le tensioni del menomato. Il massaggio dona sollievo: con sequenze specifiche è possibile alleviare il fastidio delle coliche e della stipsi, della dentizione, della decongestione del naso e dei dotti lacrimali», aggiunge l’esperta
Numerosi altri benefici possono poi derivare, nel corso degli anni, da specifici programmi terapeutici di neuropsicomotricità. In un’intervista a Sanità Informazione, Michela Battisti, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva del CRC, descrive le potenzialità del Metodo Benso per il miglioramento delle funzioni esecutive e della motricità cognitiva. «I bambini e i ragazzi con disturbi dell’apprendimento che hanno una fragilità del sistema attentivo esecutivo, spesso presentano difficoltà nel gestire le proprie emozioni, controllare i loro impulsi, sopprimere i pensieri irrilevanti – racconta Battisti, ricalcando le parole del professor Francesco Benso, fra i più importanti studiosi di neuroscienze cognitive in Italia -. Hanno difficoltà a gestire la frustrazione e possono presentare anche difficoltà relazionali, ma soprattutto hanno difficoltà ad imparare se non coinvolti e motivati in maniera adeguata. Il nostro sistema attentivo esecutivo è allenabile attraverso degli appositi training che creano quelle connessioni che gli permettono di ristrutturarsi».
«Le funzioni esecutive attentive possono risultare alterate in numerose situazioni – aggiunge la terapista -. Bambini con deficit di attenzione, iperattività, comportamenti oppositivi ma anche disturbi di apprendimento, disturbi di coordinazione motoria, disprassie. In sintesi, disturbi vari del neurosviluppo, ma anche lesioni cerebrali, deterioramenti dell’età senile. Il Metodo Benso viene definito un trattamento cognitivo “integrato” perché in caso di disturbo di una determinata funzione cognitiva, non si limita a trattare il singolo modulo deteriorato, ma si occupa anche dei sistemi attentivi esecutivi che lo sostengono oltre che dei servosistemi che lo compongono».
Secondo quanto suggerisce la letteratura neuroscientifica riportata nel Modello Benso tutti i tipi di apprendimento anche di minima complessità hanno bisogno di risorse attentive per realizzarsi. «Per questo motivo un intervento abilitativo non può occuparsi soltanto del modulo specifico deteriorato, ma deve estendersi anche alle componenti attentive a esso dedicate oltre che al sistema attentivo-esecutivo. Tale lavoro, rigorosamente individuale in clinica, va tarato su ogni soggetto in modo che il sistema cognitivo sia stimolato al massimo livello sopportabile di complessità. Nel trattamento si espone gradualmente il soggetto a “stress” attentivi-esecutivi crescenti», spiega Battisti.
La gradualità permette di rinforzare il soggetto che, a sua volta, potenziando i sistemi centrali alimenta la motivazione, che amplifica le risorse utili agli apprendimenti cognitivi e motori. «All’interno del metodo Benso è compresa anche la motricità cognitiva, training cognitivo specifico che prevede l’utilizzo di attività motorie e psicomotorie opportunamente integrate con tecniche che traggono spunto anche dalle arti marziali. In altri termini, i sistemi cognitivi invece di essere stimolati “a tavolino” utilizzano una trasposizione fedele del training in uno spazio di movimento. L’uso del corpo – dice Battisti – consente di lavorare in maniera divertente con il bambino al quale verranno proposte attività motorie che utilizzano materiale come palle, cerchi, bastoni e spade da poter utilizzare in funzione delle diverse necessità in compiti che possono essere anche riadattati in modo creativo (a condizione che l’operatore conosca puntualmente i modelli neuroscientifici a cui si rifà tale attività)».
E così, attraverso delle palline colorate può essere allenata l’attenzione selettiva o quella sostenuta, con dei bastoni possono essere simulate spade che, prendendo spunto dalle arti marziali, ci aiutano a sostenere i sistemi di allerta, con una palla da far rimbalzare al muro riusciamo ad inibire le risposte automatiche, con cerchi che creano spazi e simboli da mantenere in memoria si propongono diversi esercizi di immaginazione visiva e motoria che stimolano i circuiti della memoria di lavoro. «Questi sono solo esempi sparsi delle tante attività previste dal training integrato del metodo Benso che ci permette di coinvolgere i bambini in attività personalizzate e motivanti. Si sono viste applicazioni molto incoraggianti nei problemi del neurosviluppo, nei traumi cranici, negli anziani MCI (Disturbi Cognitivi Lievi) valutati nel loro cambiamento di attivazione cerebrale – conclude la terapista – anche con la pet prima e dopo il trattamento Metodo Benso»
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