Uno studio del sindacato infermieri Italiani Nursing Up: “Entro il 2030 rischiamo di avere sempre meno infermieri, ad oggi ne mancano ben 175mila. I pochi che resteranno saranno sempre più precari e infelici”
L’aumento del precariato per gli infermieri rappresenta una condizione di disagio che potrebbe condurre al rischio di aumento di malattie depressive. Lo rivela uno studio del sindacato infermieri Italiani Nursing Up, realizzato incrociando i dati di tre indagini nazionali di Ragioneria dello Stato, Ministero della Salute ed Eurostat e del Rapporto Presme, il dossier del Ministero della Salute spagnolo. “Entro il 2030 rischiamo di avere sempre meno infermieri, ad oggi ne mancano ben 175mila. I pochi che resteranno saranno sempre più precari e infelici”, dice il Presidente Nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma.
“L’ultimo rapporto sulla totalità del personale sanitario del Ssn pubblicato dal Ministero della Salute indica che tra il 2013 e il 2021, il numero del personale a tempo determinato è praticamente raddoppiato – continua De Palma – passando dalle 26.521 unità del 2013 alle 52.846 del 2021, ovvero il 99% in più”. Secondo lo studio, se il numero assoluto dei precari è in aumento, per quanto riguarda i medici, invece, gli assunti a tempo determinato tra i camici bianchi sono in calo: nel 2013 erano 7.210 contro i 6.458 del 2021. Negli ultimi anni gli infermieri a tempo determinato sono però cresciuti del 154%, passando da 8.574 unità nel 2013 alle 21.809 del 2021. Nell’Europa della Sanità, circa un lavoratore su otto ha un lavoro a tempo determinato, quindi precario. L’Italia si colloca al quinto posto di questa classifica, ma registra la tendenza peggiore tra i 27 Paesi Ue nell’ultimo decennio.
Dalla rilevazione del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, “tra tutti i comparti della PA quello con più personale a tempo determinato (il 39,23% seguito al secondo posto da Regioni ed Enti locali con il 31,25%) è il Ssn, problema molto evidente tra i giovani professionisti sanitari”. Il rischio del lavoro precario associato al peggioramento della salute mentale è confermato dal Rapporto Presme, del Ministero del Lavoro spagnolo, “utilizzato anche come autorevole riferimento per osservare la condizione degli ultimi 10-15 anni dei nostri professionisti dell’assistenza in Italia – conclude De Palma – e quindi il crescente precariato. Se le politiche nazionali e regionali non argineranno il fenomeno, avremo entro il 2030 un Sistema Sanitario in un vicolo cieco”.
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