L’iniziativa promossa da Consulcesi Club per riconnettersi con familiari e amici e un corso ECM per il personale sanitario sull’Internet Addiction Disorder saranno lanciati in un evento al Ministero della Salute in occasione dell’uscita del film “Sconnessi” di Christian Marazziti
«Cosa si prova a stare sconnessi? Panico!». È immediata la reazione di Giulia Elettra Gorietti, tra i protagonisti del film di Christian Marazziti “Sconnessi”, dal 22 febbraio al cinema. «Mentre giravamo il film ero veramente sconnessa, perché eravamo in montagna e il telefono non prendeva. I primi giorni ero un po’ nervosa ma alla fine non poter accedere a Internet e social network mi ha dato una pace che non trovavo da tanto. Adesso ci presto un po’ più di attenzione, o almeno ci provo…».
La commedia racconta proprio le conseguenze rocambolesche che deve affrontare una famiglia rimasta senza connessione Internet in uno chalet di montagna per porre luce su un fenomeno, quello della dipendenza da Internet, che preoccupa sempre più. «Internet ci ha dato tanto, ma ci ha anche tolto – prosegue la Gorietti -, questa è la malattia del secolo. Il film non solo fa riflettere sulla tematica della dipendenza da Internet e social, ma sottolinea anche i vuoti che la perenne connessione ha creato tra padri e figli, mariti e mogli, fratelli e sorelle. Con ironia, tocca dei tasti molto importanti».
Ecco perché in occasione dell’uscita del film, il 22 febbraio si celebra lo #SconnessiDay, la prima Giornata Mondiale della s-connessione: 24 ore senza social, rete, whatsapp e email; un esperimento sociale da ripetere il 22 febbraio di ogni anno per disconnettersi dai device e riconnettersi tra di noi. È questo l’invito del cast, di cui fanno parte, tra gli altri, Fabrizio Bentivoglio, Carolina Crescentini, Stefano Fresi e Maurizio Mattioli, indirizzato a famiglie, presidi ed insegnanti delle scuole italiane.
L’iniziativa, promossa in collaborazione con Consulcesi Club, sarà presentata il 22 presso il Ministero della Salute insieme al corso ECM del provider Sanità in-Formazione dal titolo “Internet e adolescenti: I.A.D. (Internet Addiction Disorder) e cyberbullismo”, curato dal dottor David Martinelli del Centro Pediatrico Interdipartimentale Psicopatologia da Web presso la Fondazione “Policlinico Gemelli” di Roma.
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«La giornata sarà senz’altro una cosa interessante che potrà aiutare a sensibilizzare qualcuno sull’argomento», commenta Ricky Memphis, anche lui nel cast del film di Marazziti. «Però io non credo alle cose che si fanno una volta l’anno, bisogna lavorare sul tessuto sociale sennò diventa come l’8 marzo, quelle giornate che purtroppo poi lasciano il tempo che trovano».
Perché non sconnettersi un’ora al giorno, allora, in cui si posano smartphone e tablet e si pensa solo a raccontare la propria giornata a familiari e amici? «Basterebbe non usare il telefono durante i pasti – risponde Giulia Elettra Gorietti – e sfruttare il pranzo e la cena per parlare. Secondo me un’ora al giorno è anche poco, non usare il telefono per un po’ di tempo in più farebbe veramente molto bene».
«Io non penso che utilizzare il telefono ci impedisca di comunicare realmente – afferma Ricky Memphis -. Io lo uso molto eppure quando sto con la mia famiglia lo poso e parlo con loro faccia a faccia. Poi, certo, se stai tutto il giorno con gli occhi sul telefono è normale che sia difficile comunicare, ma in quel caso si entra nel mondo della dipendenza e della malattia, ma quello è un altro discorso. Anche gli antidolorifici possono essere una cosa meravigliosa o una droga».