A una quindicina di medici trattenute come recupero coatto di somme corrisposte per pazienti che in realtà erano deceduti o si erano trasferiti. Il caso sbarca in Parlamento con una interrogazione di Rosa Menga. E si muove anche il Direttore della Programmazione del Ministero della Salute Andrea Urbani
Il mestiere del medico, sebbene ricco di soddisfazioni, non è tra i più semplici. Se poi a complicare le cose arriva una burocrazia che si muove con la velocità di una tartaruga allora tutto diventa più difficile. Il caso in oggetto lo ha portato alla luce l’onorevole Rosa Menga, ex M5S ora Gruppo Misto, che in un’interrogazione in Parlamento ha chiesto lumi sull’incredibile vicenda che sta riguardando una quindicina di medici di medicina generale della provincia di Foggia che all’improvviso si sono visti arrivare delle buste paga molto più leggere.
Le trattenute non sono altro che il recupero “coatto” di somme corrisposte per pazienti che in realtà erano deceduti o si erano trasferiti. La questione è arrivata sul tavolo di Andrea Urbani, Direttore Generale della Direzione della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute, che ha assicurato a Menga che si attiverà sulla vicenda.
«L’ASL sta agendo in ritardo di svariati anni, addirittura su casi del 2007 – spiega Menga a Sanità Informazione -. Ma non spetta al medico comunicare l’avvenuto decesso o il trasferimento. Secondo l’accordo collettivo nazionale è l’ASL a dover consultare l’ufficio anagrafe del Comune e aggiornare la banca dati degli assistiti. Si ha tempo fino a 12 mesi per l’aggiornamento dei decessi, fino a tre mesi per l’aggiornamento in caso di trasferimento. Se l’Asl non adempie entro questi termini non è detto che abbia ancora diritto al recupero di queste somme visto che era suo preciso dovere aggiornare le banche dati».
Insomma, sembrerebbe che i medici stiano pagando dopo anni le inadempienze dell’Asl, spesso anche con trattenute di migliaia di euro. E senza neppure che sia attivata la procedura che porta poi al decreto ingiuntivo. Fattori che hanno spinto molti di questi camici bianchi ad adire le vie legali.
«Voglio ricordare – continua Menga – che la situazione pone l’Asl a rischio di danno erariale che è motivo di decadenza automatica del Direttore generale. Non è casuale la data del 2007: nel 2007, in regione Puglia, è il momento di passaggio dal dato cartaceo al dato telematico. L’informatizzazione dell’anagrafe è avvenuta nel 2007, altrimenti il recupero quote sarebbe andato probabilmente ancora indietro. Ci viene da pensare che siano stati erroneamente trasferiti sulla piattaforma Edotto, utilizzata in regione Puglia, dei dati di pazienti che erano morti o trasferiti anche prima del 2007. Ma il recupero è possibile fino a quella data. Nel frattempo, sarebbe abbondantemente prescritto».
La situazione per ora è emersa solo nel distretto dell’Asl di Foggia, ma non è escluso che anche in altre regioni d’Italia siano accadute simili episodi. E la stessa Menga spiega di aver avuto riscontro di episodi simili anche da colleghi che lavorano in altre regioni d’Italia. I MMG, dal canto loro, non hanno gli strumenti per accorgersi dei decessi o dei trasferimenti erroneamente calcolati perché nelle piattaforme gestionali tutto è perfettamente aggiornato, mentre nella busta paga non c’è il dettaglio dei pazienti.
«Ma se l’aggiornamento non è puntuale – spiega Menga – il dubbio che sorge è che anche le quote in eccedenza non siano state corrisposte, perché i trasferimenti possono essere anche in entrata. Come si fa a computare il netto della eventuale trattenuta facendo un bilancio tra i pazienti persi e i pazienti acquisiti che non sono stati correttamente registrati?».
Dopo l’incontro con Urbani, anche al Ministero della Salute hanno deciso di agire: «Urbani – conclude Menga – ha prontamente recepito questa istanza e ha scritto alla regione Puglia di motivare con urgenza quello che sta accadendo nei territori delle singole ASL ricordando loro che sono passibili di danno erariale. Ha anche chiesto che la regione dovrà motivare la condotta assunta dai funzionari dell’Asl e che laddove non dovesse ricevere risposta sarà sua premura incalzare nuovamente. Questa storia non può passare sotto silenzio».
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