Il segretario della FIMMG: «Le aggressioni alla sanità fanno parte di un sistema di aggressione allo Stato, i cui fondamenti stessi sono messi in discussione da una deriva culturale del Paese». E invoca l’intervento del Presidente della Repubblica e del Parlamento per l’adozione di norme di emergenza
La politica anti-sistema causa (anche) le aggressioni ai medici. A pensarla così è il Segretario della FIMMG e Presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli Silvestro Scotti. Già intervenuto più volte a gamba tesa su un fenomeno sempre più preoccupante, soprattutto nella sua Napoli dove, ad esempio, nei giorni scorsi un’ambulanza è stata sequestrata da un gruppo di centauri, il Presidente Scotti è arrivato anche a paragonare Napoli a Raqqa. Ma casi di questo genere riguardano tutta la Penisola e sono purtroppo agli onori della cronaca quasi quotidianamente, con racconti di medici e operatori sanitari sequestrati per ore, aggrediti verbalmente e fisicamente o che subiscono violenze di ogni genere.
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«Le aggressioni ai medici – spiega Scotti a Sanità Informazione – fanno parte di un sistema di aggressione allo Stato, causate da una politica di anti-sistema e da una deriva culturale del Paese che sta mettendo in discussione i fondamenti stessi dello Stato. E la dimostrazione di questo è l’aumento delle aggressioni anche agli insegnanti e alla scuola. Lo Stato – prosegue – si dovrebbe interrogare dei motivi di questa deriva, perché le prime tutele che un Paese civile garantisce sono proprio l’educazione e la salute».
Come già fatto in altre occasioni, Scotti invoca quindi un intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «So che il Presidente è ora impegnato in altre cose – spiega – ma forse un suo messaggio forte potrebbe dare un’indicazione alla popolazione, attenta a questi segnali sul come comportarsi». E l’intervento della più alta carica dello Stato era già stato richiesto dal Presidente della FNOMCeO Filippo Anelli, che aveva inviato una lettera al Quirinale chiedendo al Presidente di ricevere in udienza una delegazione della Federazione.
«D’altro lato, poi – continua Scotti – è ormai evidente che, in sede legislativa, sia necessario adottare delle norme di emergenza che creino deterrenza rispetto all’aggressione di chi opera all’interno di un sistema pubblico. E in particolar modo del sistema sanitario, perché non solo, come amiamo dire, “chi aggredisce un medico aggredisce se stesso”, ma aggredisce anche la collettività: se un paziente avrà bisogno di quel medico non potrà trovarlo perché è stato aggredito».
Infine, sul tavolo degli imputati siede anche «il meccanismo di comunicazione che si è realizzato negli ultimi anni in merito alla sanità – spiega Scotti -. L’attenzione del cittadino è stata spostata sul fatto che le sue cure siano condizionate dai piani economici, facendo ridurre l’atteggiamento di fiducia nei confronti della risposta sanitaria a qualunque livello e, soprattutto, ovviamente, in momenti di massima emotività come quando un cittadino si trova in una situazione di emergenza e urgenza. Ed è chiaro che, a quel punto, l’operatore che si trova di fronte diventa il soggetto su cui scaricare questa tensione. Una tensione inappropriata, perché molte volte il cittadino confonde una procedura organizzativa con una procedura di risparmio. Dobbiamo quindi lavorare – conclude il Presidente dell’OMCeO di Napoli – per una maggiore educazione ed una migliore comunicazione: cominciamo a parlare di sanità come investimento e non come costo o spreco».