ESCLUSIVA | «Aggressioni al personale e danni alle attrezzature che alla fine hanno conseguenze anche sul servizio che diamo ai pazienti. Serve più sicurezza, telecamere interne e personale qualificato che ci protegga» così Mauro Pratesi, Direttore dell’emergenza urgenza dell’ospedale più antico di Firenze
Lavorare in solitudine senza potersi difendere in caso di necessità. Questa è la situazione in cui si trovano molti operatori sanitari che durante i turni nei reparti, nei Pronto soccorso, negli ambulatori – specialmente di notte – sempre più frequentemente incappano in violenze, molestie o reazioni incontrollate da parte di utenti mal disposti, cittadini esasperati per le lunghe attese dei loro familiari. Uno dei più gravi casi di molestie accaduto negli ultimi mesi, è stato lo stupro ai danni di una dottoressa che prestava servizio in guardia medica nel catanese, episodio che ha suscitato ulteriore rabbia e indignazione da parte del personale sanitario e non solo. Ma qui raccontiamo in esclusiva la testimonianza in prima persona di un medico aggredito, addirittura, in corsia da una violenta sassaiola.
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«Tutto questo è molto preoccupante» denuncia Mauro Pratesi, Direttore del Pronto soccorso dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze che ai microfoni di Sanità Informazione ha raccontato la sua esperienza sul campo. «In Pronto soccorso, sia di notte che di giorno, c’è la presenza di persone in grave difficoltà sociale e abitativa che frequentemente si rivolgono alla struttura. Molti di questi purtroppo fanno uso di alcolici o altre sostanze stupefacenti che rendono difficile oltremodo poter interloquire. D’altronde il nostro compito è di cercare sempre al meglio di soddisfare i bisogni assistenziali di tutta la popolazione, di fatto dobbiamo anche salvaguardare il Pronto soccorso e noi stessi, questo non è sempre possibile».
«Il Pronto soccorso non può essere terreno di risposta sociale per i non fissa dimora – spiega il Dottor Pratesi – dunque a volte siamo costretti a prendere anche posizioni ferme per salvaguardarci e lavorare in sicurezza. Nella nostra realtà di Pronto soccorso esiste l’unità operativa aziendale della nostra Asl che si interessa proprio al clima di lavoro. Nell’ultimo anno abbiamo fatto degli incontri con psicologi e psichiatri, sicuramente soluzioni molto utili ma che non risolvono il problema. Serve più sicurezza, occorrono telecamere interne e cartelli che ne segnalino la presenza perché siano deterrenti per coloro che sono intenzionati ad aggredire».
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Le aggressioni infatti non sono solo reazioni incontrollate dovute alla rabbia del momento, racconta il dottore, a volte sono addirittura azioni premeditate come dei veri e propri atti criminosi. «Voglio raccontare una mia esperienza – prosegue –: tempo fa un uomo entrò al Pronto soccorso e cominciò a lanciare violentemente sassi contro il personale sanitario e contro le attrezzature mediche. Oltre a mettere in pericolo medici, infermieri e pazienti, danneggiò gravemente computer e strumenti medici procurando all’ospedale un notevole danno economico».
«Negli ospedali è previsto soltanto un presidio per la guardia giurata che tuttavia, di fatto, non può fare molto, non può ammanettare in caso di necessità e non può fare interventi d’ordine pubblico. Occorre personale qualificato – conclude – che possa intervenire in caso di urgenza. Ci sono state aggressioni armate avvenute in alcuni ospedali della Toscana. Pistole, coltelli, oggetti contundenti, in queste situazioni difendersi solo con le proprie mani diventa veramente difficile…».
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