Lavoro e Professioni 11 Ottobre 2018 11:18

Aggressioni, Maio (FIMMG): «Lavorare a braccetto con la paura: è come stare in apnea. Ecco perché abbiamo promosso un corso di autodifesa»

Un team di esperti che insegna nozioni di difesa personale, approccio psicologico sull’aggressore e come affrontare il post trauma: tutto questo sulla piattaforma Fimmg-Metis. «Aiuto ai medici per sentirsi meno inermi», così Tommasa Maio, segretario nazionale di continuità assistenziale della FIMMG

«Andare in apnea». È questa la sensazione che i medici di continuità assistenziale (e non solo) provano durante il turno di lavoro, quando «la necessità di mantenere lucidità si scontra con la paura di essere aggredito». A raccontarlo è Tommasa Maio, segretario nazionale di continuità assistenziale della FIMMG, che in occasione del 75° Congresso della Federazione di Medicina generale, denuncia la situazione preoccupante in cui si trovano i camici bianchi italiani che «non riescono a lavorare in serenità».

Solo pochi giorni fa l’ennesimo caso di aggressione in Liguria dove un medico legale è stato accoltellato nel suo studio di Sanremo. «Siamo ad un punto di non ritorno – continua la Maio -. Oramai la violenza è un fatto trasversale che riguarda medici di continuità, colleghi del Pronto Soccorso, il personale sanitario in genere. Per questo abbiamo la necessità di determinare un approccio che sia su più di un livello: il primo è quello istituzionale, in questo momento siamo grati al ministro per sensibilità dimostrata al problema ma riteniamo che non sia sufficiente».

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Come nella maggior parte dei casi di sopruso «c’è paura a denunciare anche dopo aver subito la violenza», precisa la segretaria FIMMG. «Allora pensiamo che sia importante determinare una certezza di pena, indipendentemente dalla durata, per chiunque si permetta di generare una condizione di non sicurezza, sia aggressione verbale e peggio quella fisica».

Per incentivare questo approccio è necessario siano coinvolte istituzioni e attori del sistema «proprio per questo abbiamo invitato ad un confronto sia la Fiaso che Fedesanità Anci. L’obiettivo è dialogare rispetto a quello che è lo stato dell’arte della condizione dei professionisti sanitari con spirito propositivo per ragionare insieme su qualunque modello organizzativo possa essere un deterrente».

IL TRAILER DEL CORSO

A questo scopo è disponibile e fruibile gratuitamente sulla piattaforma Fimmg-Metis un corso di difesa personale per iniziare a dare delle risposte concrete al problema. «Questo progetto è stato costruito proprio cercando un approccio multi-sistemico – prosegue -, per cui accanto alla presentazione di esperienze che siamo riusciti a mettere in campo, abbiamo voluto la presenza di esperti che possono essere di aiuto per affrontare il problema».

Al corso infatti collaborano Nicola Polloni  ricercatore di psichiatria all’università degli Studi dell’Insubria che spiega come gestire la paura dopo un’aggressione. Inoltre un medico della polizia di Stato che «offre suggerimenti pratici su come affrontare e approcciare le potenziali situazioni di pericolo». Poi un esperto di sicurezza del lavoro insieme a «tanti video che insegnano tecniche di autodifesa».

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«Ci tengo a dire – conclude la Maio -, che questo non significa che vogliamo armare o trasformare i medici in potenziali esperti di arti marziali, non è questo il principio, però avere la consapevolezza di non essere completamente inermi e allo sbaraglio rispetto a situazioni potenzialmente rischiose, credo che sia nostro dovere e necessità».

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