Manuel Ruggiero, fondatore della pagina Facebook che segnala gli episodi di aggressione subiti da medici e professionisti sanitari: «Se la scena dell’intervento non è sicura, il personale del 118 è autorizzato ad andarsene e a tornare con le forze dell’ordine. La paura di denunciare? Per eventuali ritorsioni»
L’aggressione, per i medici e i professionisti sanitari che la subiscono, è solo parte del problema. Se infatti il momento della violenza, fisica o verbale, passa, la paura che l’accompagna rimane nel tempo. Paura di ritorsioni da parte degli aggressori o paura delle reazioni di colleghi, responsabili e conoscenti. Ed è proprio questo timore che porta molte vittime a non denunciare gli episodi di violenza subiti. C’è sempre, però, il desiderio di far conoscere la propria storia, le condizioni in cui si lavora, le vicende che si è costretti a vivere quasi quotidianamente. Come conciliare, allora, questi due aspetti? Da un lato la ricerca dell’anonimato e dall’altro la necessità di dar voce alla propria esperienza? Con una pagina Facebook.
Si chiama “Nessuno tocchi Ippocrate” ed è stata fondata, nel giugno dello scorso anno, da Manuel Ruggiero, medico del 118 di Napoli. «Ho creato questa pagina quando ho saputo che un medico aveva ricevuto un pugno in faccia all’Ospedale Cardarelli. Sono episodi sempre più frequenti e che non fanno nemmeno più notizia, allora proprio per denunciare le aggressioni che medici e personale sanitario subiscono sempre più spesso è nata questa pagina Facebook». Il numero degli episodi a Napoli è in aumento: «Se in tutto il 2017 – racconta Ruggiero – abbiamo registrato circa 12 aggressioni, dall’inizio del 2018 siamo già a 15 casi. Sono dati piuttosto allarmanti e a Napoli sta diventando, più che in altre Regioni d’Italia, un problema veramente preoccupante».
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Dal tentativo di rubare un’ambulanza del personale del posto di primo intervento, che non può fare servizio di 118, per andare a soccorrere un amico investito a poche centinaia di metri dall’ospedale, ai pugni a medici ed infermieri che si ritrovano con gli occhiali o il setto nasale rotti, sono numerose le segnalazioni pubblicate sulla pagina in modo anonimo: «Noi pubblichiamo solo il nome della strada in cui avviene l’episodio, a meno che chi ci invia la segnalazione esprima esplicitamente il consenso alla pubblicazione di altre informazioni. Ma l’anonimato è garantito».
Ritorna, quindi, il discorso della paura: «Coloro che ci aggrediscono a Napoli – dichiara il dottore – sono spesso persone poco raccomandabili, quindi chi denuncia ha paura di eventuali ritorsioni. Noi lavoriamo in mezzo alla strada, quindi c’è sempre il rischio di incontrare gli aggressori. Anche perché loro sanno in quale postazione 118 lavori e che zona copri e, soprattutto se è un quartiere degradato, il personale è portato a non denunciare».
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Ma la pagina Facebook “Nessuno tocchi Ippocrate” è anche rivolta all’utenza, non solo per «educarla all’uso corretto dei servizi di emergenza sanitaria territoriale 118», spiega Ruggiero, ma anche per «far capire a tutti che sfogare la propria rabbia o preoccupazione attraverso aggressioni sul personale sanitario non può essere la cosa giusta da fare. È infatti controproducente, perché se noi vediamo che la scena non è sicura siamo autorizzati ad allontanarci dal luogo del soccorso e a tornare solo nel momento in cui sopraggiungono le forze dell’ordine. Chi sta male dovrà quindi aspettare ulteriore tempo prima di essere aiutato. Una cosa deve essere chiara a tutti – conclude -: noi siamo la mano che vi aiuta e di certo non veniamo per aggravare la situazione ma solo per curarvi. Se ci aggredite, siete soprattutto voi a perdere».