Lavoro e Professioni 6 Febbraio 2020 10:39

Aggressioni in sanità, donna il 60% delle vittime. Zocchi (OMCeO Milano): «Necessario cambiamento culturale per aumentare denunce»

Vademecum dell’Ordine dei Medici di Milano: conoscere le situazioni a rischio, rivolgersi al numero verde dedicato e massima collaborazione con le forze dell’Ordine

di Federica Bosco
Aggressioni in sanità, donna il 60% delle vittime. Zocchi (OMCeO Milano): «Necessario cambiamento culturale per aumentare denunce»

Crescono gli episodi di violenza, non solo verbale, nei confronti dei medici e degli operatori sanitari. Il grido d’allarme lanciato dall’Ordine dei Medici di Milano durante il convegno che si è tenuto lo scorso 1° febbraio, presso Palazzo Marino, ha messo in luce un dato ulteriormente preoccupante: oltre il 60% delle aggressioni sono perpetrate nei confronti di donne, professioniste della sanità. Ne abbiamo parlato con Maria Teresa Zocchi, consigliera dell’OMCeO Milano e organizzatrice dell’evento.

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Dottoressa, perché tanta violenza in corsia?

«Questa è una deriva che deve essere fermata, e per farlo è indispensabile un cambiamento culturale nella categoria. Purtroppo, non tutti i casi vengono denunciati. Sappiamo che i medici spesso non sporgono denuncia in quanto ritengono la situazione inevitabile, come se il rischio fosse un’appendice del mestiere. Invece questa mentalità va cambiata. Occorre spiegare alle persone che solo parlando e denunciando si possono trovare soluzioni. L’educazione delle persone è alla base di tutto».

Come intende agire l’Ordine dei Medici di Milano?

«È fondamentale conoscere le situazioni a rischio da un punto di vista strutturale e ambientale, ma anche individuare gli atteggiamenti comportamentali che possono dare problemi. Il tema è enorme. Anche perché la violenza non accade solo negli ospedali, in corsia o nel pronto soccorso, ma anche in altre sedi di continuità assistenziale e negli ambulatori medici. Ciò accade perché oggi la gente non ha pazienza di aspettare. Sicuramente ci sono colpe anche nella sanità perché i tempi di attesa sono troppo lunghi, ma ciò non deve giustificare comportamenti violenti».

Quali possono essere le possibili soluzioni ad una deriva che sembra avere nelle donne il bersaglio preferito, visto che oltre il 60% delle aggressioni viene perpetrato nei confronti di donne medico?

«So che esistono delle iniziative: è in avvio un progetto di sostegno alle vittime con una linea telefonica dedicata, mentre anche dalla questura arrivano segnali incoraggianti. Inoltre, sarebbe opportuno individuare gli autori e, come avviene in altri ambiti analoghi, inasprire le pene nei confronti di chi reitera questi atti. Non credo invece che i posti di polizia in ospedale, che già sono presenti per trasmettere i referti, possano essere una soluzione efficace. Piuttosto sarebbe opportuno avere un intervento immediato delle forze dell’Ordine quando serve».

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