«C’è bisogno di un approccio politico di tolleranza zero e di sostenere la causa a livello pubblico. Serve la collaborazione da parte di tutti per prevenire le aggressioni verso gli operatori sanitari: politica, media e forze dell’ordine» il pensiero del Rappresentante OMS-ONU Yongjie Yon a Sanità Informazione
In Italia la violenza su medici, operatori sanitari e infermieri è un argomento oramai di stretta attualità. Tanto che il sindacato degli infermieri Nursing Up ha deciso di proporre un questionario on line ai suoi iscritti per capire l’entità del fenomeno, individuare i fattori che possono scatenare le aggressioni e le strategie per prevenirli.
Il Report, è stato analizzato e commentato di recente a Roma nel Symposium “Workplace violence in the Health Sector” presso il Senato. La ricerca è stata sviluppata sotto l’ombrello dell’OMS e con la collaborazione di Yongjie Yon, Responsabile tecnico del programma per la prevenzione della violenza e degli infortuni contro gli operatori sanitari dell’ufficio regionale dell’OMS per l’Europa, che ha rilasciato un’intervista sull’argomento al nostro giornale.
Quali sono le quattro fasi della sanità pubblica per prevenire il fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari?
«Questa è una questione molto importante: molto spesso è più produttivo intervenire a livello di prevenzione piuttosto che cercare di fare qualcosa nella fase successiva. L’approccio della sanità pubblica, negli ultimi trenta – quaranta anni, è stato molto efficace nel ridurre la violenza».
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Perché le categorie sanitarie sono più a rischio?
«Ci sono diverse ragioni: fattori individuali, ad esempio, come il fatto che ci sono grandi aspettative sugli infermieri e portano sulle spalle un gran carico di lavoro. O anche fattori ambientali, come ad esempio la disponibilità di strumenti che potrebbero essere utilizzati come armi».
In Italia il fenomeno delle aggressioni agli operatori sanitari è ormai diventato purtroppo una realtà: cosa si può far per fronteggiare il fenomeno?
«La prima azione da intraprendere è aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica, perché è un fenomeno che si può prevenire. C’è bisogno di un approccio politico di tolleranza zero e di sostenere la causa a livello pubblico. C’è bisogno della collaborazione da parte di tutti: della politica, dei media, delle forze dell’ordine. Cercare di prevenirlo è un impegno di tutti».
La ricerca è stata effettuata anche in altri paesi: qual è la situazione rispetto all’Italia?
«Purtroppo, ovunque c’è poca attenzione e consapevolezza su questo tema. La situazione è tristemente simile anche in altre parti del mondo; per questo, è importante condividere informazioni tra i vari paesi per fare fronte comune e perorare la causa».