Al centro dell’incontro organizzato da Goal, il ruolo dell’oculista ambulatoriale nella diagnosi delle malattie rare: Mantovani (Consiglio Direttivo Goal): «In caso di sospetta malattia rara, l’oculista ambulatoriale deve indirizzare paziente verso concrete ipotesi di cura». Mazzacane (Segretario Goal): «Necessaria adeguata formazione»
Due giorni interamente dedicati alla salute dell’occhio. L’Hotel Ergife di Roma ospita infatti l’8° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Medici Oculisti AIMO, che si incontrano per discutere di diagnosi, terapie, scoperte e innovazioni del mondo dell’oculistica. Novità dell’edizione di quest’anno, la presenza di quattro percorsi formativi dedicati alla cornea, al glaucoma, alla correzione dei difetti refrattivi e all’ipovisione, che hanno visto centinaia di professionisti, della vista e non solo, confrontarsi sullo stato dell’arte dei nuovi approcci terapeutici alla salute dell’occhio.
Tra i numerosi appuntamenti in programma, giovedì 26 si è svolto il simposio, organizzato da Goal (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi), incentrato sulle malattie rare di interesse oculistico nella pratica ambulatoriale: «Il tema centrale è stato il sospetto diagnostico, perché nelle malattie rare della vista la diagnosi è sempre uno degli scogli più grandi», è il riassunto della mattinata di Ilaria Ciancaleoni Bartoli, Direttrice dell’Osservatorio Malattie Rare O.Ma.R.. «Le malattie rare della vista sono infatti numerose e diverse tra loro, insorgono in età differenti e portano a livelli di cecità completamente diversi. Di conseguenza diverso è l’iter da seguire per la diagnosi e la terapia possibile o, in alcuni casi, ancora solo in studio», prosegue la dottoressa Ciancaleoni. «È stata quindi fatta una carrellata delle principali malattie rare della vista che ha consentito agli oculisti di informarsi anche sulle novità per poter riconoscerle più facilmente, e in questo il simposio è stato utilissimo. Nessuno pretende infatti che siano gli oculisti ambulatoriali ad arrivare alla terapia però è molto importante che si abbia almeno il sospetto diagnostico».
Fondamentale quindi la formazione e il continuo aggiornamento dell’oculista ambulatoriale, che deve essere in grado di sospettare la presenza di una malattia rara. Ed è proprio questo l’obiettivo che incontri come quello di Goal intendono raggiungere, mettendo a confronto le diverse esperienze vissute dai medici e creando anche un vivace dibattito sulle funzioni che l’oculista ambulatoriale oggi deve svolgere.
«Più che nella diagnosi, l’oculista ambulatoriale deve avere un ruolo nella “rare disease awareness”, deve cioè sapere di poter essere di fronte a una malattia rara», è il commento di Enrico Mantovani, componente del consiglio direttivo di Goal e tra i coordinatori e moderatori del simposio. «Quando l’oculista ambulatoriale sospetta che un paziente abbia una malattia rara, deve indirizzarlo presso un centro che possa diagnosticarlo nella sua interezza, dargli un’ipotesi di aiuto e quindi anche una certificazione per farlo entrare in un mondo di protezione e di welfare, e soprattutto potergli offrire delle ipotesi di cura, ove queste siano possibili», conclude il dottor Mantovani.
Si dice soddisfatto del successo del simposio Danilo Mazzacane, Segretario e Tesoriere di Goal e, insieme al dottor Mantovani, coordinatore dell’incontro, che ha «rimarcato la necessità di un’adeguata formazione dell’oculista ambulatoriale per affrontare le malattie rare, motivo di soddisfazione e di stimolo soprattutto per i giovani colleghi oculisti». Ed è proprio a questi ultimi che il dottor Mazzacane lancia un appello, incoraggiandoli ad impegnarsi nel campo delle malattie rare dell’oculistica: «Ricordate che far parte del gruppo che arriva alla diagnosi di una malattia rara non è meno gratificante dell’essere un bravo chirurgo che esegue interventi di chirurgia oculistica».